Acido polilattico

Introdotto in Italia da circa due anni l’acido polilattico appare ora sempre più affermato e utilizzato. Per conoscerlo meglio ne abbiamo parlato con una nota dermatologa italiana, la dottoressa Riccarda Serri.

Fra gli interventi medici che combattono l’invecchiamento, i trattamenti con i filler contribuiscono in larga parte al risultato finale, che deve essere il più possibile in linea con le aspettative del paziente. Fra gli ultimi prodotti disponibili in Italia, c’è l’acido polilattico. Se n’è parlato a lungo durante il recente Congresso a St. Vincent, nel corso della sessione dedicata agli iniettabili. Ne parliamo con una delle organizzatrici.

Dottoressa Serri, che cos’è l’acido polilattico e in che differisce dai filler?

L’acido polilattico è diverso dagli altri prodotti disponibili, dai filler per intendersi. Detta in parole molto semplici, la sua azione si basa non sul riempimento del difetto cutaneo, ma sull’aumento di volume del derma dovuto alla proliferazione di neocollagene, indotta dallo stimolo sui fibroblasti provocato dal polilattico stesso.
La correzione richiede quindi un approccio concettuale diverso dal solito, anche se la manualità è abbastanza simile a quella dei filler. E questo è un motivo per cui si è affermato gradualmente.

Infatti, la molecola, pur presentando ottime referenze di sicurezza per i precedenti usi in medicina, ha richiesto un certo adattamento da parte del medico sia per l’approccio dimensionale al difetto, sia relativamente alle correzioni sia alla loro durata nel tempo. Ma ormai si incomincia a disporre di una casistica numerosa e di lungo periodo su tutte le applicazioni possibili e si conoscono bene i punti di forza e i limiti del trattamento.

Punti di forza e limiti: quali sono nello specifico?

Chiariamo innanzitutto che, per motivi di sicurezza e di reversibilità della correzione, la tendenza ormai generalizzata è di utilizzare solo filler biodegradabili e riassorbibili e che il polilattico rientra in questa categoria. Fra i punti di forza includerei innanzitutto la morbidezza e la naturalezza della correzione ottenuta e, grazie al trattamento che viene eseguito su tutta una zona e non concentrato sul difetto cutaneo, la possibilità di ottenere anche un effetto di ringiovanimento generalizzato che non è possibile attendersi da alcuni filler. Siamo in presenza di una rivitalizzazione di livello ed efficacia diversa rispetto a quella offerta da prodotti genericamente definiti rivitalizzanti, tanto che con il polilattico possiamo effettivamente correggere rughe, solchi e volumi. Combinando il trattamento sui volumi a livello delle guance o degli zigomi, su rughe e solchi e sulle lassità e sui reticoli di rughe, possiamo inoltre ottenere una sorta di effetto “lifting” non chirurgico di notevole efficacia. Quindi un ulteriore punto di forza è la varietà di tipologie di correzione eseguibili. Importante anche la durata della correzione. Una volta ottenuto il risultato desiderato, passano molti mesi, almeno 12 ma anche 18 e oltre, prima che si debba intervenire con un ritocco, che peraltro richiede meno materiale e meno sedute del primo ciclo di trattamenti. Ho specificato “una volta ottenuto il risultato desiderato” e “ciclo di trattamenti” perché la correzione finale si ottiene al termine di una serie di sedute successive, il cui numero varia secondo i difetti, l’età e il tipo di derma della paziente. Questo è stato forse il vero ostacolo iniziale all’applicazione del prodotto su larga scala, perché applicare il polilattico equivaleva a un atto di fede, non essendo chiari il meccanismo d’azione e la possibile efficacia finale. Ora sappiamo che il risultato affiorerà progressivamente e utilizziamo proficuamente la serie di applicazioni successive proprio per graduare e affinare al meglio la correzione.

Ci sono effetti indesiderati?

Molto limitati, sia come incidenza che in termini di conseguenze: può insorgere qualche nodulo per eccessiva quantità o concentrazione, comunque riassorbibile sia pure a lungo termine. Il vero limite di questo prodotto sta quindi nel non potere offrire una correzione immediata, limite peraltro risolvibile eventualmente, se proprio necessario, con l’applicazione aggiuntiva di una limitata correzione con uno ialuronico leggero durante la prima fase del ciclo di sedute. Indipendentemente da ciò, deve essere sempre prospettata alla paziente stessa la scelta tra frequenti applicazioni del solito filler per correzioni di breve durata e limitate al riempimento di rughe e solchi, o la correzione e la ristrutturazione a lunga durata del derma e dei volumi del viso ottenibile con il polilattico. Ormai l’esperienza ci insegna che, nel caso del polilattico, si entra nell’ottica di una “terapia” da concordare, che presenta lati positivi per il paziente e di gestione per il medico anche in termini di rapporto costi e benefici.

Lei parla di terapia. Lo fa durante il colloquio preliminare? Come la prendono le pazienti?

Il concetto di terapia per il riempimento dei difetti cutanei e per la ristrutturazione del derma e del viso per un risultato di lunga durata è relativamente nuovo e intrigante. Peraltro, le pazienti sono ormai abbastanza informate dalla stampa e dal passaparola. A volte però non è loro chiaro il meccanismo di azione del polilattico, che deve essere discusso perché si instauri una corretta aspettativa dei risultati ottenibili e della correzione che emergerà progressivamente. Il differimento dell’effetto finale alla fine del ciclo di trattamenti viene così più facilmente accettato. Una volta concordata la “terapia” nelle sue modalità, tempi e scopi, la gradualità della correzione renderà il ringiovanimento molto modulabile e naturale, quasi non dovuto a sostanze iniettabili. Spesso è la paziente stessa, dopo un trattamento limitato, a richiederlo ulteriormente per altre zone o difetti ed è dall’esperienza diretta e dal confronto che si è innescato il passaparola che rende il trattamento sempre più richiesto.

Ritornando alla manualità e alle tecniche, quale è la sua esperienza a riguardo?

Le difficoltà iniziali che ho avuto nell’utilizzo del polilattico, comuni del resto a tutti coloro che hanno iniziato un paio di anni or sono, erano dovute soprattutto alla differenza di presentazione rispetto ai filler. Secondo il produttore, il formato liofilizzato è stato scelto per la stabilità del prodotto, e richiede la ricostituzione nel flacone con acqua sterile per iniezioni, il che implica un minimo di manualità. Le microparticelle, del calibro di pochi m, possono tuttavia otturare l’ago: con un pò di pratica questo si può evitare facilmente, tuttavia all’inizio non era del tutto chiaro come fare. Il vantaggio della ricostituzione estemporanea, però, è la flessibilità in termini di diluizioni: da 4 ml aggiunti per ricostruire i volumi, a 5 ml per certe rughe fino a 6 ml per applicazioni su derma sottile o, per esempio, sul collo. Fino a oltre i 6 ml per una vera e propria rivitalizzazione generalizzata: è come se si avessero a disposizione diversi prodotti. Inoltre è necessario infiltrare diffondendo bene il materiale nel derma, ma nel complesso nelle tecniche indicate non c’è nulla di fondalmentamente nuovo o trascendentale.

Insomma, un’esperienza positiva. Che consigli vuol dare ai colleghi che iniziano?

Sì, l’esperienza si può definire positiva. Per affermarlo, come per tutti i prodotti nuovi, abbiamo atteso di avere una ragionevole casistica e riscontro nel tempo, anche da parte di altri colleghi, sia per quanto riguarda la sicurezza che per i risultati e la persistenza della correzione nel lungo periodo. Quanto ai consigli, direi semplicemente di assistere per una volta a qualche infiltrazione eseguita da un collega esperto, di considerare la differenza di approccio da tenere rispetto ai filler allenando l’occhio a osservare il viso nel suo complesso. Non si tratta il difetto specifico ma la zona, seguendo accuratamente i tre principali accorgimenti di manualità necessari: diluizioni differenziate, infiltrazioni traccianti e diffuse, massaggio intenso e ripetuto delle zone infiltrate. Con un minimo di applicazione si possono ottenere risultati veramente eccezionali. (G.M.)