Nell’ultimo congresso SIES di Bologna, diversi ricercatori hanno presentato i risultati ottenuti con una nuova generazione di filler a base di un acido ialuronico frutto di un’avanzata tecnologia CPM®
di Michael Gould
La chiave del successo dei filler intradermici riassorbibili – quali il collagene, presente dagli anni ’80 e l’acido ialuronico che, dalla sua comparsa a metà degli anni ’90 a oggi, ha conquistato il mercato mondiale – risiede nella facilita’ dell’impianto, nell’immediatezza del risultato estetico e, ovviamente, nella sempre maggiore sicurezza. Questi fattori hanno portato negli ultimi anni non solo a un aumento della domanda, ma anche a un incremento dell’offerta da parte dei gruppi di ricerca che in varie parti del mondo stanno cercando di sviluppare formulazioni sempre più innovative e che rispondano maggiormente alle richieste dei medici e dei pazienti.
Nel recente congresso internazionale di Medicina Estetica tenutosi a Bologna, ha suscitato molto interesse la relazione del dott. Johannes Reinmueller, chirurgo plastico tedesco ed esperto di filler che ogni anno organizza con altri colleghi illustri una ”Konsensuskonferenz” sui materiali d’impianto fornendo così agli addetti ai lavori, aggiornamenti approfonditi e linee guida per l’utilizzo dei filler. Durante la relazione il dott. Reinmueller ha elencato e spiegato le generazioni dei dermal filler a base di acido ialuronico, partendo dai bifasici che si presentano in particelle con diverse grandezze, per arrivare ai monofasici ovvero ai gel coesivi. In particolare ha evidenziato come, all’interno di questa generazione, a suo parere, il più avanzato sia un acido ialuronico che si avvale dell’esclusiva tecnologia CPM®. A detta del ricercatore tedesco, con questa tecnologia infatti si ottiene, attraverso due stabilizzazioni dell’acido ialuronico, un gel coesivo ma che presenta zone differenziate di densita’: il vantaggio pratico si traduce nell’integrazione ottimale del materiale d’impianto a livello dermico e in una correzione che lui chiama lifting effect. Spiega il dott. Reinmueller: ”durante l’infiltrazione il filler incontra una certa resistenza per i legami interfibrillari del tessuto dermico, la pressione esercitata dal materiale d’impianto permette di allargare o rompere queste fibre per creare uno spazio. Nel caso di un gel con tecnologia CPM® si osservera’ che pur rimanendo coesivo, il gel con minore densita’ riesce a compenetrare i piccoli spazi interfibrillari mentre il gel con maggiore densita’ andra’ a occupare lo spazio che oppone meno resistenza e dove gli spazi intradermici sono più grandi. Questa compenetrazione esclusiva consente di correggere i difetti della superficie cutanea ”accompagnando” il tessuto e offrendo una correzione molto più naturale rispetto ai filler bifasici che, per la dimensione e la forma delle particelle, si posizionano prevalentemente nel canale creato dall’ago senza distribuirsi negli spazi intradermici adiacenti e la superficie cutanea così sollevata può lasciare piccoli bozzetti o cordoncini”. A conferma dell’ottima distribuzione dermica di questa nuova generazione di acido ialuronico CPM®, la dr.ssa Alessandra Camporese, ha esposto – sempre nell’ambito del congresso di Bologna – la sua esperienza clinica soprattutto nei casi di correzioni superficiali e in cuti sottili: ”ho voluto portare la mia esperienza al congresso, perché da quando ho iniziato a utilizzare questo filler ho verificato come, anche in cuti particolarmente difficili, il risultato estetico sia molto soddisfacente. Questo gel si distribuisce molto bene anche nelle fini rugosita’, come nel cosiddetto ”codice a barrè’ o le rughe perioculari, ricordando molto il collagene sia per l’ottima iniettabilita’ che compenetrazione dermica. Un’altra caratteristica importante, a riprova dell’ottima integrazione del materiale, è senz’altro l’assenza di palpabilita’ dell’impianto. Il paziente, infatti, pur potendo apprezzare la correzione, dopo pochi giorni, non avverte più il filler e l’aspetto della cute risulta assolutamente naturalè’. ”Per quanto riguarda la persistenza della correzione – prosegue la dottoressa Camporese – al di la’ degli studi e del mio riscontro personale, abbiamo voluto verificare con una tecnologia avanzata il reale grado di correzione nel tempo. Per questo, insieme al Dipartimento Informatico dell’Università di Padova sono stati effettuati dei rilievi tridimensionali delle zone del viso trattate mediante metodi di visione attiva a luce strutturata; le immagini riprese in tempi differenti da una videocamera (con precisione di 50 micron) hanno consentito di valutare quantitativamente la correzione eseguita. Al prossimo congresso della SIME di Roma verranno mostrati i risultati attraverso delle mappe in cui i valori di rilievo saranno associati a colori differenti e rappresentati con modelli tridimensionali”. Anche il dr. Patrick Micheels di Ginevra, Vice Presidente della Società Svizzera di Mesoterapia, ha raccolto una vasta esperienza su questo filler. Dall’aprile 2004 ha trattato circa 190 pazienti e in occasione del XXVII Congresso Internazionale di Medicina Estetica, portera’ la sua esperienza clinica circa la sicurezza, la durata del materiale e le tecniche d’impianto specifiche per una correzione estetica ottimale e di maggiore durata.
Più informazioni: http://acidoialuronico.net/