Il finocchio selvatico e volgare

della dott.ssa Gabriella La Rovere, medico estetico – Pescara

Con le foglie fresche, i frutti, e le radici di questa erba perenne e spontanea si ottengono ricette molto usate nella medicina tradizionale, in cosmesi e in cucina

Perchè si usa il modo di dire: farsi infinocchiare? La leggenda racconta che l’apostolo Pietro fu mandato da Gesù a comprare del vino. Giunto all’osteria, gliene fu fatto assaggiare insieme a una fetta di pane con del finocchio. Ritornato a casa gli altri apostoli si accorsero che il vino aveva una punta di aceto. Ciò meravigliò molto Pietro; allora Gesù gli chiese se l’oste gli avesse dato qualcosa da mangiare. “Sì, pane e finocchio” rispose prontamente Pietro. “Non sai che il finocchio falsa il gusto del vino? – disse Gesù – Quando andate a comprare del vino, state attenti a non farvi infinocchiare”. Le prime informazioni su questa pianta appartenente alla famiglia delle Ombrellifere, risalgono a ben 3000 anni fa. Presso gli Assiri-Babilonesi veniva utilizzata in caso di mal di stomaco e solamente pià tardi vennero scoperte le sue proprietà diuretiche. In greco finocchio si dice marathon e forse non tutti sanno che Maratona, località storicamente famosa per la battaglia tra Ateniesi e Persiani, significa “campo di finocchi” proprio perché questa pianta vi cresceva spontanea. Ippocrate lo prescriveva nel trattamento delle coliche infantili e a tutt’oggi in diverse regioni è rimasta tale indicazione. Dioscoride lo considerava un anoressizzante e gli atleti greci ne mangiavano i semi per mantenere il peso e la forma fisica. Il nome in latino era foeniculum vulgare e la pianta era parte integrante nella dieta dei soldati romani e dei gladiatori perché si credeva che ne aumentasse la forza ed il valore. Il naturalista romano Plinio lo incluse in 22 rimedi tratti dall’esperienza e dalla tradizione. Egli aveva notato, per esempio che, al momento della muta, il serpente si avvicina a una pianta di finocchio per spogliarsi della membrana che si è formata durante l’inverno. Sfregandosi a essa, ne applica il succo sugli occhi ottenendo il loro progressivo schiarimento. Tale fatto era quindi stato interpretato come un segno dell’efficacia del finocchio nel trattare i problemi dell’occhio, inclusa la cecità.

Molto pià tardi, lo stesso Torquato Tasso scriveva: “La serpe d’inferma e senza vista di finocchio si nutre, e così scaccia quell’infelice umor che gli occhi appanna”. Essendo, però, il serpente simbolo del Demonio, questa pianta è stata spesso usata nei riti satanici e nel Medioevo si cospargevano intorno al letto finocchio ed erba di San Giovanni, allo scopo di favorire sogni divinatori. Secondo la Dottrina della Segnatura, poi, i fiori gialli della pianta erano in relazione con la bile e perciò veniva usato in caso di ittero. Carlo Magno, signore del Sacro Romano Impero, vissuto tra il 742 e 814, ordinò che il finocchio fosse coltivato in tutti i giardini erboristici dell’Impero. Culpeper, noto erborista del Seicento, così scriveva: ” il finocchio elimina l’umore flemmatico con cui il pesce arreca disturbo al corpo”. I medici eclettici americani del XIX secolo lo prescrivevano come rimedio digestivo, galattagogo ed emmenagogo e per nascondere il sapore sgradevole di altre medicine.

Il finocchio selvatico è una pianta che ama il sole, originaria della regione mediterranea e dell’Europa temperata. Cresce spontanea in luoghi assolati, aridi, sassosi, in pià varietà: esiste una specie biennale in cui le foglie nascono nel primo anno, i fiori e i frutti nel secondo, ed una specie perenne la cui altezza varia da pochi centimetri ad un metro. I gambi sono lisci, di colore verde-chiaro in basso e verde-blu in alto, le foglie sono quattro volte divise, i fiori gialli riuniti in ombrelle. La fioritura avviene da maggio ad agosto. I frutti maturi si raccolgono in agosto-settembre e sono detti impropriamente semi. Da secchi contengono dal 2,5 al 6% di un olio essenziale costituito soprattutto da anetolo capace di combattere gli effetti tossici dell’alcool nell’organismo. Inoltre 1-2 gocce massaggiate sulle tempie danno sollievo al mal di testa da abuso di bevande alcooliche. In caso di singhiozzo, invece basta lasciar sciogliere lentamente in bocca una goccia di olio essenziale di finocchio e un cucchiaino di miele. In America Latina c’è ancora l’abitudine di bollire il latte con dei semi di finocchio sia per favorire la lattazione che per evitare le coliche intestinali. In Giamaica la pianta serve per curare i raffreddori, mentre in Africa viene usata nei disturbi gastrici ed in caso di diarrea.

Le attività principali sono quelle stimolanti, digestive, carminative, antispasmodiche, diuretiche (radici), galattagoghe, vulnerarie (foglie) e l’impiego terapeutico tradizionale è nei disturbi dispeptici, nel meteorismo e negli spasmi gastrointestinali. In caso di alitosi: sciacqui utilizzando un infuso con 2 gr di semi di finocchio per litro d’acqua. In caso di afonia: 5 gr di frutti pestati in una tazza di latte bollente per 10 minuti. Filtrare e dolcificare con miele.

L’olio essenziale può provocare in soggetti predisposti manifestazioni allergiche a carico della cute e delle vie respiratorie. Presenta inoltre effetti proinfiammatori per cui non deve essere somministrato in caso di documentate flogosi dell’apparato gastrointestinale.

L’infuso di finocchio (far macerare 10g di finocchio essiccato in 100 cc di acqua bollente, lasciando in infusione per 20 minuti) è consigliato come lozione per il viso con pelle a tendenza grassa ed è anche molto efficace per lavare capelli untuosi che rende brillanti e leggermente profumati. Da evitare sulle pelli sensibili su cui potrebbe provocare reazioni allergiche.

Tisana delle cinque radici

Sia diuretica che aperitiva. Miscelare in parti uguali 20gr di radici secche di finocchio, pungitopo, appio, asparago e prezzemolo per litro di acqua bollente.
Utile nelle ritenzioni idriche di qualsiasi origine e localizzazione, a esempio nel caso di gambe, ventre e palpebre gonfie, tipico della sindrome premestruale.