Mafie, diseguaglianze e politica irresponsabile

Continua il nostro viaggio per comprendere i motivi della persistenza delle diseguaglianze fra nord e sud del nostro Paese

 del dott.Saverio Corasaniti, Presidente TAR in pensione

In un precedente articolo abbiamo affrontato il tema delle situazioni differenziali, sotto più profili, tra nord e sud Italia. Oggi parleremo di una delle cause: la persistenza nel meridione di una pluralità di mafie. Un flagello grave, per la sua infiltrazione nel sistema economico, finanziario e nella politica soprattutto regionale e degli enti locali del Sud, con conseguente condizionamento delle decisioni riguardanti concessioni, autorizzazioni ed attribuzione di appalti di opere pubbliche. Molti politici, pur seduti sul vulcano delle mafie, fanno finta di non vedere ma la loro cecità determina uno stato di impotenza assoluta dei cittadini, costretti a subire le predette realtà criminali. Altri, e ciò è ancor più grave, agiscono in politica per arricchirsi indebitamente, o per essere eletti in Parlamento, intendendo la politica come un lavoro molto redditizio. Quella sopra descritta è la realtà in cui si trova il Mezzogiorno in mancanza di una volontà politica comune e compatta a rimuovere definitivamente le organizzazioni criminali con la riconquista dell’effettività di potere statuale nei territori meridionali. Sotto gli occhi di tutti, la gente per sopravvivere è quindi costretta a soffocare le paure più profonde non essendo facile ribellarsi perché, mentre dai palazzi romani si chiede di lottare contro le mafie, in assenza di una forte presenza dello Stato e la riconquista del territorio meridionale da parte delle forze dell’ordine, non resta che la paura. La gente impaurita tende ad adeguarsi a chi comanda, la disoccupazione non scema e le prospettive per il futuro dei giovani si allontanano sempre di più. è pertanto innegabile che oggi il fenomeno mafioso è il tema centrale della c. d. “questione meridionale”, un’antica emergenza che da sempre attanaglia il Sud soffocando il suo potenziale sviluppo e limitando le prospettive lavorative dei giovani costretti a fuggire. La sua presenza scoraggia ogni iniziativa, ogni miglioramento, ogni progresso, ogni civile e serena convivenza. Una situazione che rappresenta una disuguaglianza non da poco tra le popolazioni meridionali e quelle del centro nord. A fronte di tale perniciosa situazione, non si intravedono però le necessarie reazioni e la ferma e unitaria volontà politica di affrontare e sconfiggere il mostro (com’è avvenuto col terrorismo interno). La guerra contro le mafie, peraltro, non si può vincere solo aumentando il numero dei giovani carabinieri nei comuni meridionali, i quali, pur motivati, soffreono la scarsezza dei mezzi a loro disposizione, e spesso possono limitarsi ad una superficiale vigilanza sul territorio che rimane sotto la padronanza e il controllo della criminalità organizzata, purtroppo lasciata crescere a dismisura. Sono decenni che una scarsa attenzione alla criminalità ha ridotto i diritti delle persone e danneggiato la stessa loro vita quotidiana. Sembra quasi che agli stessi partiti, in permanente reciproca conflittualità, si annebbi la vista quando si tratta di affrontare questo problema epocale che intacca, unitamente alla corruzione, i fondamentali dell’interesse nazionale. In altri termini l’alta dirigenza pubblica non ha ben percepito la funzione e l’importanza della Politica che, secondo Pericle, paladino della democrazia, vuol dire avere cura e rispetto della collettività e del suo benessere, anche psico/fisico, ponendo al centro della rotta la bussola dei diritti e della lotta alle disuguaglianze, alla corruzione e alla criminalità. Al contrario i rappresentanti dei partiti italiani hanno ignorato e/o accantonato tale antico insegnamento ed hanno operato più per se stessi che per la sfiduciata gente onesta. Agli stessi è mancato in altri termini il senso della comunità, della condivisione, essendo il loro pensiero occupato dalle reciproche e quotidiane lotte di potere. Alla prova dei fatti non c’è stato e non si intravede un progetto serio per l’emergenza della criminalità organizzata, pur a fronte di un sentire e di in desiderio ampiamente diffuso della gente stessa di lavorare e vivere serenamente nei propri paesi e nella propria Nazione. Di fronte al non ascolto e all’inerzia dei partiti e della politica in generale non sorprende la crescita dell’astensione dai seggi elettorali: segno della rarefazione del rapporto tra politica e società. I cittadini mostrano così indifferenza verso la politica per come è gestita e la scarsa fiducia nelle istituzioni, anche perché si ritiene che non venga seriamente e unitariamente affrontato il predetto cancro, cosi come le altre criticità sociali, quali l’evasione fiscale, la protezione dell’ambiente e la trasformazione energetica. Assistiamo invece, a una continua lotta tra le forze politiche che impedisce al Parlamento di affrontare con la dovuta compattezza dei suoi membri le dette negatività che storicamente hanno messo in crisi il sistema Paese. Tematiche che, in quanto determinanti gravi disuguaglianze ed ingiustizie sociali, ricadono particolarmente sui giovani a causa dei loro difficili problemi occupazionali e di vita. Ma a ben vedere abbiamo forse i rappresentanti che ci meritiamo perchè spesso consideriamo furbi invece che delinquenti quelli che fregano il prossimo. In conclusione necessita un cambio di cultura e di mentalità e lo stimolo a trovare la forza per reagire alle mafie può venire, giova ribadirlo, dalla costante presenza attiva e rassicurante dello Stato nei territori dominati dalle medesime.