Ogni anno, in Italia, con l’arrivo dell’estate si ripropone la questione idrica. In realtà, non è solo il nostro paese a soffrire di scarsità di acqua perché molte altre zone del mondo vivono lo stesso problema e le questioni ambientali limitano drammaticamente l’uso delle risorse idriche. Tutto ciò viene spiegato con l’aumento demografico, gli standard di vita più elevati, i processi di urbanizzazione, l’industrializzazione nei paesi emergenti, la mancanza di infrastrutture e il cambiamento climatico. Non tutti sanno, altresì, che la mancanza di acqua è uno dei principali problemi soprattutto della Cina che, pur avendo a disposizione il 7% dell’acqua dolce mondiale, in alcune sue regioni del nord presenta una scarsità d’acqua, poiché circa l’80% si trova nel sud del Paese, e attualmente esistono ancora seri problemi di redistribuzione. Come è comprensibile ciò ha gravi per lo sviluppo economico, agricolo e ambientale, per i quali è essenziale una sufficiente disponibilità idrica. Se questa tematica, osservata nel macrocosmo del continente asiatico pone problemi di natura geopolitica, trova paradossalmente tante analogie nel microcosmo del tessuto cutaneo, dove i motivi per una riduzione del contenuto idrico sono altrettanto vari e non mancano neanche i problemi relativi a una carente distribuzione dell’acqua presente nei diversi strati della pelle. Appare perciò evidente che, così come i governi riconoscendo la gravita della situazione devono necessariamente impegnarsi in politiche tese a migliorare la gestione idrica, anche ognuno di noi dovrebbe curare al meglio l’idratazione della propria pelle, sapendo che essa è alla base di caratteristiche quali la plasticità, la flessibilità e la morbidezza che rendono la pelle sana e bella, e che il contenuto idrico del tessuto contribuisce a evitare rughe, smagliature e invecchiamento precoce. I metodi a disposizione per misurare l’idratazione cutanea possono basarsi sulle proprietà elettriche dell’acqua nello strato corneo e sono misurabili come potenziale elettrico o come resistenza al flusso di corrente elettrica, che si esprimono come resistenza (Ohm), conduttanza (1/Resistenza) o impedenza (Ohm a bassafrequenza). Gli strumenti sono molto semplici, di tipo ambulatoriale, quali il corneometro, che può fornire dati orientativi sulla quantità di acqua nei vari strati della pelle misurando la capacitanza epidermica, garantendo una buona sensibilità per gli stati di secchezza estrema o di natura patologica, in cui si registrano bassi valori idrici a livello delle strutture intercellulari dello strato corneo; l’igrometro che valuta la conduttanza elettrica a livello dell’epidermide con una maggiore sensibilità per il contenuto idrico degli strati più superficiali. Ci sono poi metodi di misurazione meccanici che si basano sulle modificazioni elastiche in seguito a torsione o suzione, il sebometro che misura il contenuto lipidico. Più complessi e di difficile riproducibilità i risultati ottenibili con la spettroscopia ad infrarosso che misura l’assorbimento delle radiazioni da parte dell’acqua rispetto a quello delle particelle cheratiniche e dei lipidi. Per finire l’Epavorimetria misura in vivo la Trans Epidermal Water Loss (TEWL) che, come è noto, rappresenta la quota totale di acqua che viene ceduta dai tessuti dermici ed epidermici all’ambiente esterno attraverso lo strato corneo, ed è un indicatore dell’integrità della barriera cutanea. Va detto che, in generale, la instabilità dei risultati è legata a variabili correlate all’ambiente (respiro, temperatura, ventilazione), all’individuo (fisiche, termiche, emozionali) e alle aree del corpo in cui si svolge la misurazione. Ma perché è così importante esplorare le funzioni dell’acqua nella cute, i siti e i i legami che essa stabilisce con le proteine di membrana dei corneociti (cheratina, involucrina, filaggrina, locrina) e la complessità dei meccanismi fisiologici che si determinano a seguito delle variazioni dell’idratazione dello strato corneo? In analogia con l’incipit di questo articolo, si può rispondere che così come i Governi debbono decidere degli investimenti da fare in infrastrutture idriche, noi abbiamo bisogno di questi dati per capire a quale livello si verifica maggiormente la carenza idrica, per decidere quali siano i trattamenti migliori da effettuare, i prodotti cosmetici da prescrivere, l’alimentazione da consigliare, con la possibilità oggettiva di verificare gli effetti che questi interventi indurranno nel tempo sia dal punto di vista cosmetico che organico. Senza dimenticare che il contenuto idrico è molto importante anche da un punto di vista diagnostico, come elemento causale di eventuali desquamazioni e diverse malattie cutanee. è quasi d’obbligo, allora, ricordare che l’acqua nella cute si trova, in misura differente: a) a livello del derma, in relazione diretta con la sintesi proteica dei fibroblasti, con la presenza delle proteine strutturali come il collagene, e della componente amorfa, principalmente i glicosaminiglicani. Questa riserva di acqua nel derma risente poco delle influenze ambientali, tende però a diminuire con l’invecchiamento o nei casi di grave disidratazione sistemica. Un calo sensibile si ha anche a seguito di fotodanneggiamento cronico, perché le alterazioni coinvolgono molte strutture che mantengono l’acqua in sito. B) a livello dell’epidermide, esiste un’acqua intracornecitaria, che si riduce solo in gravi condizioni patologiche, e l’acqua intercellulare che invece risente della nutrizione e della microcircolazione locale. c) molto più indagato è il contenuto idrico del corneo che, in condizioni normali si assesta fra il 20 e il 38%, conferendo a uno strato, apparentemente arido, la flessibilità e plasticità per adattarsi ai movimenti e alle sollecitazioni imposti dai muscoli e dalle articolazioni. Un calo dell’idratazione del corneo, per alterazioni o difetti di sintesi delle proteine deputate a legare l’acqua o dei lipidi interlamellari, è quello che si riscontra nella psoriasi e nelle varie forme di ittiosi. Se il contenuto idrico cala sotto il 20% si assiste a una sofferenza dello strato corneo e ciò è clinicamente apprezzabile come xerosi nella dermatite atopica o nella pelle degli anziani, ma anche in condizioni ambientali caratterizzate da freddo e bassa umidità ambientale, oppure a seguito di uso continuo di sostanze disidratanti. Nello strato corneo l’acqua è presente in forma libera, come vapore acqueo che dall’epidermide si diffonde verso l’ambiente esterno (TEWL) contribuendo al mantenimento dell’omeostasi termica, e che risulta aumentata negli stati di xerosi cutanea. Tale quota è sensibile ai cambiamenti dell’umidità ambientale e all’esposizione ai raggi solari e ciò provoca le continue variazioni dell’idratazione dello strato corneo. L’ acqua legata, invece, è bloccata tramite legami chimici covalenti e legami idrogeno alle proteine di membrana dei corneociti o ai lipidi interlamellari (colesterolo, acidi grassi liberi e ceramidi) che occupano gli spazi intercorneocitari e si legano all’involucro proteico dei corneociti, e non risente delle influenze ambientali. Quanto detto permette, finalmente, di chiarire la possibilità che si ha d’influire in maniera cosmetologica al mantenimento e al miglioramento del livello d’idratazione dei vari strati della cute. La riduzione della TEWL provoca una immediata imbibizione dello strato corneo, mentre l’applicazione di una emulsione O/A apporta allo strato corneo una quantità di acqua che si legherà alle locali proteine igroscopiche e in parte rimarrà unita ai grassi contenuti nell’emulsione, con la restante parte dispersa con l’evaporazione. Le sostanze topiche che più presentano una capacità idratante hanno un’azione igroscopica che si esercita trattenendo l’acqua e riducendo così la dispersione ambientale dallo strato corneo (glicerina, sorbitolo, polietilenglicoli, ma anche collagene, ac. ialuronico, glicosaminglicani, elastina) , o favorendo il legame d’acqua alle proteine di membrana attraverso interazioni chimiche (urea, a-idrossi acidi). Tutte queste sostanze svolgono un’azione ben valutabile a livello del corneo, mentre i risultati a livello del compartimento dermico sono sicuramente minori e andrebbero misurati in termini individuali a seconda delle cause e del livello di disidratazione.