Macchie della pelle

Discromie: il modo per affrontarle

 

Per decidere come intervenire in caso di macchie cutanee bisogna partire dall’anamnesi e poi aiutare il paziente a seguire il protocollo più adatto

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della Dott.ssa Maria Patrizia Vancheri, Specialista in Medicina Estetica, Roma

Le discromie cutanee rappresentano un problema e un disagio per molte donne. Recentemente ho letto su un blog di un sito al femminile la domanda che molte pazienti mi hanno posto negli anni: ”come fanno le attrici del cinema ad avere una pelle così splendida! Non hanno mai problemi di acne e di macchie sul viso, quindi la soluzione c’è?”. Un quesito più che legittimo ma cui non è facile rispondere se prima non si danno alcune spiegazioni, a partire dal perché usiamo il termine discromie, che è molto generico e indica in maniera aspecifica le tante possibili alterazioni del colore della pelle rispetto all’incarnato di fondo. Si è cercato di classificarle in macchie diffuse, che danno al viso un tono irregolare facendolo apparire meno uniforme e luminoso, e macchie definite, dai contorni ben delineati, concentrati soprattutto su fronte, arcate sopraccigliari, zigomi e labbra.  Vista la complessità della fenomenologia, sarebbe infatti impossibile denominare questi eccessi di colore con un nome specifico individuale, e perciò si è accettato di indicarle comunemente come discromie, anche se le cause possono esser diverse: predisposizione genetica, malattie metaboliche del fegato e della tiroide, patologie dermatologiche, utilizzo di alcuni farmaci, ustioni e traumi della pelle. Oltre, naturalmente ai processi di invecchiamento cutaneo intrinseco, da fotoesposizione ai raggi UV e a condizioni quali la gravidanza, la menopausa, le terapie ormonali. Prima di dire quindi, qual è la maniera per trattarle, dobbiamo soffermarci sull’importanza della diagnosi e su quale sia il modo migliore per un medico estetico per definirne l’origine. Sarebbe infatti un errore procedere direttamente a un intervento di qualsiasi tipo senza prima aver effettuato una buona anamnesi e un check up cutaneo completo. E questo anche a rischio che la paziente, che è venuta a studio richiedendo un trattamento specifico, decida di abbandonarvi per un collega meno scrupoloso. Raccolta la storia personale, che già può orientare verso una eziologia possibile, deve seguire l’osservazione a occhio nudo e con lente d’ingrandimento, e poi l’analisi con lampada fredda e di Wood. Grande importanza assume il fototipo cutaneo perché più è alto più è difficile ottenere risultati ottimali. A questo punto avremo una buona idea sulla estensione, la profondità (le macchie più superficiali reagiscono prima) e la causa della discromia, che consiglio di fotografare sempre al fine di poterla confrontare con i risultati ottenuti durante e dopo la cura.

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Il ricorso a un trattamento uniformante può ridurre le iperpigmentazioni cutanee e prevenire la loro insorgenza.

Qualsiasi sia la ragione ipotizzata, l’approccio terapeutico è sempre complesso e richiede molteplici passaggi. Il primo consiste nella scelta relativa all’utilizzo o meno di un depigmentante topico. Tantissimi studi scientifici hanno chiarito che il ricorso a questa tipologia di prodotto serve ad accelerare il turnover cellulare e/o a bloccare la produzione di melanina. Molti depigmentanti in commercio non andrebbero però prescritti e usati d’estate perché fotosensibilizzanti, mentre secondo alcuni esperti, usandoli prima di un’applicazione laser se ne ridurrebbero gli effetti. Una cosa che a me non è mai capitata di vedere. Se la macchia è più profonda, vale la pena di prendere in considerazione un peeling chimico (ac. azelaico, cojico, glicolico) preliminare che garantisce una esfoliazione non aggressiva, cui far seguire due giorni con creme lenitive e ristrutturanti, e poi un trattamento topico domiciliare di almeno 3 settimane. Al paziente va spiegato che non ci sono risultati magici e che per raggiungere lo scopo c’è bisogno di assiduità e pazienza. La scelta dei prodotti depigmentati da me consigliati si è orientata verso la linea Even Brighter messa a punto dalla ricerca Eucerin, che prevede l’associazione di due principi funzionali: il B-Resorcinolo e l’Acido Glicirretinico, cui è stato aggiunto un fattore di protezione 30. Il trattamento globale dura dai tre ai quattro mesi, anche se ho potuto riscontrare i primi effetti al controllo dopo un mese. La scelta del prodotto specifico per il trattamento viene effettuata in base all’estensione e allo spessore della discromia.Il siero concentrato ha un’azione intensa e profonda sulle discromie a bordo non definito e potenzia l’efficacia del trattamento quotidiano con Even Brighter Uniformante giorno, una crema che va bene per tutti i tipi di cute, e del trattamento con Even Brighter Uniformante Notte, alla cui formula è stato aggiunto Dexpantenolo per migliorare il processo di rigenerazione cellulare durante la notte senza ricorrere a principi attivi esfolianti, migliorando la tollerabilità. Dopo un ciclo di cura quotidiana costante l’incarnato appare più uniforme – che è poi lo scopo della linea – e più luminoso. In caso di discromie localizzate e circoscritte, come per esempio quelle post infiammatorie e post traumatiche, il ricorso al Correttore Depigmentante è motivato dalla volontà di applicare in maniera precisa il prodotto attraverso l’apposito applicatore (penna correttore) per ottenere un risultato più rapido ed evidente. Alcune considerazioni e un paio di raccomandazioni. Il prodotto è consigliabile a qualsiasi età, e l’unica controindicazione è un’allergia specifica all’attivo. In tema di recidive, se si è stati bravi durante l’inverno ma ci si riespone subito al sole, il melasma e le discromie ricompaiono presto. C’è bisogno quindi di una migliore cultura della protezione solare, specie sul dorso delle mani e sul viso, con una ridotta esposizione ai raggi UV e prodotti con fattori di protezione molto alti, adeguati al fototipo della propria pelle.