
della dr.ssa Gabriella La Rovere
La storia non è stata magnanima con William Cullen, il più illustre clinico della seconda metà del XVIII secolo. Dal 1760 in poi, fu il membro più importante della scuola di medicina di Edimburgo, all’epoca la principale istituzione accademica dell’Occidente. Poco dopo la sua morte, avvenuta nel 1790, Cullen venne rapidamente dimenticato. Il suo sistema medico divenne obsoleto e i suoi insegnamenti furono presto messi in ombra. Come molti importanti medici prima e dopo di lui, Cullen era un consulente molto ricercato. I pazienti, i loro parenti e conoscenti, così come un crescente numero di suoi studenti, che erano diventati praticanti attivi, ingrossarono le fila di coloro che gli chiedevano un parere medico. Questo capitò soprattutto dopo il 1773, l’anno in cui Cullen assunse la cattedra di pratica medica alla morte del predecessore John Gregory. Le sue capacità cliniche, il giudizio obiettivo e la mancanza di aggressività lo rendevano caro alla maggioranza dei pazienti che cercavano il suo parere. In un’era nella quale gli spostamenti erano difficoltosi, la diagnosi clinica estremamente rudimentale e la medicina di laboratorio inesistente, una corretta descrizione dei disturbi era ritenuta sufficiente e appropriata per arrivare a una diagnosi provvisoria e all’istituzione del trattamento. La consultazione di Cullen per corrispondenza venne portata avanti negli ultimi 25 anni della sua vita. Le lettere, indirizzate a “Dott. William Cullen, medico, Edimburgo” e le copie delle sue risposte ammontano a quasi 3000. Un compito apparentemente gravoso che fu gestito da Cullen con una organizzazione ed efficienza ineguagliabili. Non appena una lettera con richiesta di consulto arrivava nella sua casa, il suo aiutante portava a termine un’accurata procedura di registrazione. Il nome del paziente, il medico di riferimento, la città di origine, il mese e l’anno, l’indirizzo. Il tutto in volumi rilegati con fogli disposti cronologicamente. Cullen, malgrado la sua età avanzata, di solito si svegliava a un quarto alle sette. La maggiore parte delle lettere di Cullen riguardavano pazienti lontani da Edimburgo che non lo avevano mai incontrato, ma che erano sicuri delle sue capacità cliniche. Molte iniziavano con la frase “in conseguenza della sua ben meritata reputazione medica, mi permetto di esporvi il mio stato di salute”. Con l’aiuto di uno scrivano, leggeva le lettere che gli erano giunte il giorno prima, controllava i suoi precedenti consigli e poi rapidamente dettava le risposte fino alle 9 circa, quando iniziava a visitare il suoi pazienti di Edimburgo. Molti dei consulti venivano evasi entro un giorno. Dopo aver dettato le risposte, Cullen firmava le lettere e consentiva allo scrivano di scrivere su un foglio a parte le prescrizioni che aveva dato, da comunicare al medico curante. L’ultima lettera che il segretario di Cullen copiò a mano era datata 21 marzo 1781. Dal 1° aprile dello stesso, Cullen iniziò a impiegare una “fotocopiatrice” per fare un duplicato delle sue lettere. Si trattava di un dispositivo inventato da poco dall’ ingegnere scozzese, James Watt. Il principio fondamentale era quello di trasferire la scrittura originale su un foglio inumidito di carta sottile e trasparente servendosi dell’aiuto di una pressa. . Spesso Cullen corrispondeva con i medici che gli sottoponevano i casi più difficili. Il costo per un consulto scritto era di una ghinea, mai pagato in anticipo, oppure “lasciava il tutto alla generosità del paziente”. In relazione al pagamento, Cullen affermò: “Nessuno soffrirà per la mancanza dei miei consigli e quindi farò del mio meglio ora, anche se mi aspetto che tutti quelli che possono permetterselo mi pagheranno per questo”. Dalle lettere emergeva un uomo compassionevole e pieno di tatto. Non criticava mai i suoi colleghi per gli errori, ma suggeriva i necessari cambiamenti e, quando possibile, rinforzava le loro opinioni. La sua ultima lettera di consulto, datata 26 dicembre 1789, era indirizzata a William Charters che soffriva di asma. Il mese precedente Cullen, non sentendosi bene aveva dato le dimissioni dall’Università. Uno dei suoi figli, anche lui medico, Henry, rispose alle lettere giunte nel gennaio 1790 annunciando che era estremamente difficile ipotizzare quando il dottore, suo padre, avrebbe potuto rispondere. William Cullen morì a Kirknewton il 5 febbraio 1790, all’età di 79 anni.