
Intervista al Prof. Pasquale Motolese sulle nuove ipotesi etiogenetiche della cellulite e su ciò che ci possiamo aspettare dalla ricerca nel campo dei trattamenti
La lipodistrofia ginoide meglio nota come Cellulite, rappresenta l’inestetismo più controverso, i cui meccanismi fisiopatologici e clinici appaiono estremamente complessi e non trovano ancora una definizione univoca e consensuale. Prof. Motolese, vi sono aggiornamenti nella letteratura scientifica?
Recentemente, non mi pare che la letteratura scientifica abbia aggiunto niente in relazione alla genesi della cellulite. Se escludiamo la nostra recente ricerca pubblicata su EJAMeD sulla presenza di emosiderina e ioni ferrosi nell’interstizio del tessuto adiposo, tutto il resto è orientato a sostenere discutibili effetti clinici di alcune tecnologie strumentali su questo inestetismo.
Quali sono oggi i migliori trattamenti per contrastare la cellulite?
La carbossiterapia, con azione sul microcircolo arterioso, la vecchia mesoterapia vasotrofica, le tecniche di drenaggio linfatico e alcuni presidi preventivi trovano una loro collocazione indiscutibile e razionale anche se talvolta non sufficiente a sortire effetti clinicamente apprezzabili e comunque incapaci di chiudere il circolo vizioso causato dal danno cellulare perossidativo finale, vero responsabile a mio avviso, insieme alle alterate condizioni biochimiche interstiziali della sclerosi tissutale. E poi sta per arrivare un nuovo device iniettabile chiamato Alidya…
Di cosa si tratta?
è un device iniettabile tramite mesoterapia in fase di registrazione ministeriale (riceverà l’approvazione per la commercializzazione nei prossimi mesi) la cui formulazione è frutto di anni di studio ed è particolarmente complessa.
Quali sarebbero i suoi effetti?
Essi si esplicano attraverso una attività multidirezionale delle varie componenti del device iniettabile riassumibili in: rimozione e solubilizzazione degli elementi metallici interstiziali; alcalinizzazione della matrice (contrasto dell’acidosi ipossica); miglioramento dell’ossigenazione cellulare attraverso la liberazione di CO2; effetto scavenger e anti-perossidasico; induzione alla ristrutturazione della matrice grazie alla presenza di micro catene amminoacidiche strutturate secondo specifiche sequenze; riequilibrio osmolare dei comparti intra ed extracellulare.
Particolarmente gli studi spagnoli hanno fortemente sottolineato la perdita di centimetri nelle aree trattate con Alidya. Si tratta di un effetto lipolitico?
Assolutamente no. Alcune condizioni cliniche sono caratterizzate da una forte componente lipedemica, per cui la riduzione di circonferenza è ascrivibile a un riassetto strutturale della matrice extracellulare. è possibile ipotizzare inoltre, anche un rimaneggiamento della struttura cito-architettonica del tessuto adiposo conseguente a un miglioramento della funzione fisiologica sia cellulare che interstiziale grazie anche al miglioramento della comunicazione biochimica e ormonale tra questi due comparti. L’effetto lipolitico, così frequentemente decantato non mai è ottenibile con nessuna sostanza poiché tale processo metabolico può essere iniziato solo da segnali ormonali endogeni (lipolisi intradipocitaria ormono dipendente) quindi solo a seguito di necessità metaboliche. Inoltre, notoriamente nel tessuto adiposo delle regioni declivi del corpo femminile i recettori beta sono scarsamente presenti o assenti del tutto a favore degli alfa1 e alfa2 per cui qualsiasi segnale esogeno non troverebbe il suo substrato effettivo. È comunque da tener presente che una evoluzione fibro-sclerotica tissutale depone per un’atrofia tissutale quindi è errato considerare la cellulite un eccesso di tessuto adiposo anche se è certamente la maggior presenza di tessuto adiposo che deve essere considerato come fattore favorente l’insorgenza dato l’ingombro sterico del tessuto stesso e il conseguente aumento delle pressioni intra-tissutali.

Non esattamente. A mio parere si completa un quadro fisopatologico che mancava della sua parte finale. Mi spiego meglio: gli insegnamenti di Curri rimangono fondamentali e senza di essi non saremmo certamente arrivati a questa nuova fase conoscitiva. Il problema, a mio avviso, è di tipo concettuale, ovvero, il deficit microcircolatorio è sempre stato visto come evento iniziale e finale nella genesi della cellulite. In realtà, questa rappresenta certamente una condizione necessaria ma deve essere considerato un evento centrale. Pertanto, per una migliore comprensione dell’evoluzione patogenetica andrebbero identificati in maniera univoca i fattori determinanti il deficit del microcircolo e ben definite le conseguenze di questo. E proprio su quest’ultimo aspetto che io oggi ho polarizzato l’attenzione.
Si può dire allora che il futuro ci riserverà la possibilità di effettuare trattamenti di totale e definitiva efficacia contro la cellulite?
Detta in questi termini mi porterebbe a rispondere di no. Probabilmente ulteriori ricerche future potranno aprire nuovi orizzonti e affinare di consequenza le strategie terapeutiche, ma bisogna tenere in considerazione che la lipodistrofia ginoide è una condizione evolutiva e che tale evoluzione porta ad un quadro istochimico irreversibile. Proprio come diceva Curri con una espressione tanto elegante quanto efficace indicando l’evoluzione dei fenomeni come “abiotrofici regressivi”. Certamente la grande scommessa è quella di cercare di non arrivare alla sclerosi adiposa; e questo lo potremo già fare con Alidya. Altro obiettivo, molto ambizioso e quasi utopistico è quello di recuperare il danno che si è già determinato. Chiaramente se quest’ultimo risultato un giorno venisse raggiunto le procedure terapeutiche avrebbero un ben più ampio risalto in molte patologie gravi di non pertinenza estetica come tutti possiamo evidentemente immaginare.