Le aziende che oggi producono nuovi cosmetici conoscono l’importanza del ruolo che i sensi svolgono nella scelta di un prodotto
di Gloriana Assalti, Farmacista e Cosmetologa, Roma
La texture di un prodotto cosmetico rappresenta una condizione base per l’acquisto. Più specificatamente, questo termine indica la cremosità e la viscosità che vengono conferite a un cosmetico dagli ingredienti di cui esso è composto. Infatti quando ci presentano una nuova crema, viene istintivo stenderla sul dorso della mano per testarne la stendibilità, l’appiccicosità e la velocità di assorbimento e poi portarla al naso per odorarla e da qui la piacevolezza. La texture, insieme al profumo, sono diventati elementi discriminanti nel processo decisionale all’acquisto. La scelta del cosmetico passa quindi non solo attraverso una valutazione della qualità dei suoi ingredienti e della sua compatibilità con la nostra pelle (perché la formulazione è in grado di influire enormemente sulla modalità di assorbimento dei principi attivi) ma deve poter appagare i nostri sensi. Tanto più la texture del cosmetico è piacevole tanto più sarà facile essere costanti nell’uso e vederne i benefici. Motivo per cui in molte formulazioni vengono utilizzati ingredienti tecnici, ovvero sostanze che non apportano elementi nutritivi o idratanti ma servono solo a dare una texture morbida e setosa. Tra questi emergono i siliconi che, paradossalmente, vengono utilizzati non tanto perciò che fanno ma quanto per quello che non fanno.

Sono infatti sostanze inerti, idrofobe che creano una barriera protettiva idro-repellente sulla pelle in grado di proteggerla da agenti esterni come inquinamento o fattori irritanti e d’impedire l’evaporazione dell’acqua proveniente dal derma. Questo effetto di idratazione passiva fa sì che la cute s’imbibisca della propria acqua. Molti sostengono, però, e da qui la lotta contro i siliconi, che a lungo andare questo film idro-repellente diventi non solo occlusivo ma sia la causa della comparsa di una pelle asfittica, secca con presenza di impurità. Altri, come me, ritengono invece che la barriera sia necessaria e che non comprometta la naturale traspirazione dell’epidermide. Ricordiamo sempre che il veicolo di una crema deve essere considerato esso stesso parte funzionale di efficacia del prodotto, e non soltanto una base inerte come, a esempio, avviene nel farmaco. La gradevolezza sensoriale del cosmetico dovrebbe diventare importante solo in funzione del proprio tipo di pelle e per la parte del corpo alla quale viene destinata (contorno occhi, viso, collo, ecc.), a seconda del sesso dell’acquirente, della sua età, e infine del tipo di facilità di utilizzo della crema stessa (per esempio: crema corpo di rapido assorbimento). Nella realtà commerciale questo non capita sempre. Nel marketing, infatti, la qualità di un prodotto prende in considerazione due elementi che, sommati, danno il senso di gradevolezza cosmetica: la Texture e lo Skinfeel.In essi ci sono caratteristiche riguardanti il colore, l’impatto odoroso, la consistenza , la scorrevolezza, la permeabilità, la leggerezza, la luminosità, le sensazioni che suscita sulla pelle ecc ecc, che determinano quella complessa sensazione legata al momento della fase applicativa. Il termine Texture, che significa letteralmente consistenza, indica più propriamente il comportamento di una forma cosmetica quando la preleviamo dal contenitore e la utilizziamo sul nostro corpo. Dal punto di vista formulativo, diversi sono gli elementi che possono influenzare la texture e lo skinfeel. Quando si tocca una crema, il contatto genera uno stimolo che dopo aver colpito i recettori tattili, viene trasportato come segnale nervoso al cervello dove tutte le sensazioni ( incoscienti) vengono elaborate e trasformate in percezioni (coscienti). Tutte le informazioni vengono poi riunite in un messaggio globale , la risposta sensoriale, in cui è possibile differenziare due componenti : 1) edonistica ( soggettiva) 2) sensoriale (oggettiva) e permette di ottenere informazioni relative alle caratteristiche organolettiche ( forma, aspetto, colore); all’intensità della percezione; all’impatto pelle / prodotto; alle proprietà meccaniche di frizione come spalmabilità, forze di coesione/adesione; alle proprietà legate a specifici ingredienti. Da qui l’esigenza di una nuova disciplina che consenta di misurare in modo oggettivo ciò che i sensi umani percepiscono a contatto con i cosmetici: l’analisi sensoriale, ovvero un metodo scientifico che misuri, analizzi e infine interpreti le sensazioni che vengono percepite dai sensi umani. Come detto, a livello cerebrale tutte le sensazioni incoscienti vengono elaborate e trasformate in percezioni coscienti. Ciò che i sensi umani percepiscono a contatto con i cosmetici da origine alla Feelosophy, che rivela come le reazioni sensoriali traccino una strada tra pelle, occhi, naso e cervello, influenzando una quantità indescrivibile di reazioni psicosomatiche (pensate all’aromaterapia). Quindi non è solo per motivi di marketing se le aziende investono nei test di gradevolezza.
I sensi hanno infatti un ruolo più che attivo nel determinare i risultati dello skincare: più un cosmetico offre emozioni positive, più si producono endorfine e una cascata di sostanze biochimiche benefiche in tutto il corpo. Ricordiamo che, in generale esistono tre tipologie principali di test sensoriali: di tipo descrittivo; discriminativo ed edonistico. Il primo, effettua una descrizione sensoriale completa tenendo conto di tutte le sensazioni percepite durante la valutazione di un prodotto; il test discriminativo confronta le differenze tra stesse tipologie di campione di una stessa forma cosmetica e le mette in competizione tra loro per rispondere alla domanda: in che cosa il prodotto A differisce dal prodotto B? Infine il test edonistico misura la preferenza e l’accettabilità e quindi la scelta di un prodotto rispetto ad un altro. Le caratteristiche che si valutano sono visive: aspetto, colore, lucentezza; tattili: scorrimento sulla pelle; olfattive: profumo iniziale, nel tempo e percezione degli effetti. è evidente quanto sia difficile riuscire a quantificare le percezioni sensoriali in condizioni standard che siano oggettive. Per questo esistono appositi centri di valutazione che coinvolgono gruppi di persone volontarie che, sotto la guida di esperti valutatori, forniscono diversi dati secondo un protocollo standardizzato con una fase preparatoria dove viene spiegato il modo di operare, e una successiva più pratica dove i soggetti valutatori si troveranno soli senza influenze esterne per dare il loro giudizio.