L’importanza del Fototipo nelle dermatoeliosi

della dott.ssa Gloriana Assalti, Farmacista e Cosmetologa Roma

Ci sono parole che stanno quasi scomparendo dal lessico della pelle. è il caso di dermatoeliosi, cui viene preferito il più efficace fotoinvecchiamento, causato dallo stare al sole per troppe ore. Dermatoeliosi è più tecnico, ma evidenzia sia che la lesione è a livello della pelle (dermatosi), sia la causa che la scatena. Non c’è alternativa, invece, alla parola Fototipo, per indicare la grandezza, il numero e la distribuzione dei melanosomi nella cute. Sapere il proprio fototipo è importante perché ogni carnagione reagisce diversamente alle radiazioni UV e permette quindi comportamenti e scelta del solare più consapevoli. I raggi UVB (300nm), penetrano fino a 6 mm e vengono assorbiti al 95% dall’epidermide, gli UVA (350nm) giungono ad alte dosi in profondità nel derma, fino a 60mm. Ogni individuo possiede una reattività cutanea individuale, ma a seconda del fototipo i danni variano quantitativamente o anche qualitativamente? è suggerimento consolidato che i soggetti con fototipo I – II – III debbano proteggersi di più dai raggi solari perché nella loro epidermide, c’è una ridotta quantità di melanina. Dal fotipo IV al VI, la sensabilità è più bassa, la pigmentazione più facile e intensa. Alcuni esperti, però, non sono d’accordo sul meccanismo con cui la melanina garantisce la protezione. Distribuita nell’epidermide e nei cheratinociti del corneo, non andrebbe considerata come un filtro più o meno esteso in grado di proteggere passivamente i tessuti sottostanti. Ad annullare gli effetti nocivi degli UV, sarebbe un suo ruolo attivo antiossidante, capace di bloccare i radicali liberi, preservando la vitalità e le capacità funzionali dei cheratinociti, dei melanociti stessi e delle cellule staminali dello strato basale. Altro elemento di difesa verso i raggi UVB va considerato l’ispessimento discheratosico dello strato malpighiano e del corneo, un meccanismo fotoprotettivo di notevole efficacia, attivato in maniera molto ridotta dagli UVA. L’abbronzatura immediata, che regredisce nel giro di poche ore, si osserva principalmente in soggetti di carnagione scura, ed è indotta dagli UVA, mentre per quella ritardata, che compare 3-5 giorni dopo la fotoesposizione, ad agire sono principalmente gli UVB, ed è dovuta principalmente alla formazione di nuova melanina. Per esperienza si sa che nei fototipi bassi a ogni esposizione segue un eritema, mentre crescendo il fototipo aumenta la capacità fotoprotettiva e diminuisce la fotosensibilità. Il fotoinvecchiamento dipende da due fattori: la dose totale di radiazioni accumulate nel corso della vita e dalla fotoprotezione naturale dell’individuo. Le alterazioni strutturali sono dovute all’incremento e all’interazione delle concentrazioni di radicali liberi dell’ossigeno con le membrane cellulari, le fibre elastiche e del collagene, l’RNA, il DNA, e sostanze cromofore come la tirosina, il triptofano, gli acidi grassi essenziali. A livello dell’epidermide si riscontrano irregolarità di forma, volume, orientamwento delle cellule, del numero dei melanociti e alterazioni delle cellule di Langherans. Nel derma il danno ai fibroblasti origina una abbondante elastosi, con elastina degradata, disorganizzazione delle fibre elastiche, degradazione del collagene. Sul piano clinico le manifestazioni cutanee indotte dal photoaging colpiscono le zone più foto-esposte come viso, collo, decolté, dorso e mani sotto forma di rughe frofonde e solchi, perdita di elasticità, discromie. Il Prof. Mark Rubin, direttore del dipartimento di Chirurgia Plastica dell’Università di Pittsburgh, ha messo in relazione le alterazioni cutanee visibili, variabili a seconda del fototipo, il danno da fotoaging e il quadro istologico corrispondente. Ne è derivata una classificazione valutabile tramite un check-up cutaneo in 1°- 2°-3° grado secondo Rubin. I Grado: sull’epidermide si manifestano lievi discromie, rughe mimiche e la pelle è ruvida al tatto; II Grado a livello di epidermide e derma papillare si evidenziano: discromie, cheratosi, telengectasie, rughe a riposo e presenza di rughe sottili; III Grado, a livello di epidermide, derma papillare e reticolare: rughe marcate, molta cheratosi, numerose rughe sottili, cute giallastra e sgualcita. I trattamenti cosmetici e di medicina estetica mirano a intervenire principalmente su quei processi ossidativi che hanno condotto alla degradazione del connettivo. Le terapie prescritte dovranno pertanto essere diverse tra loro per il differente tipo di danno epidermico e/o dermico secondo la classificazione di Rubin. La prima terapia post check-up consiste in una cosmesi personalizzata e mirata che ha la funzione di continuare, a livello domiciliare, le terapie ambulatoriali. Seguono consigli alimentari con eventuale prescrizione di qualche nutraceutico. Viene anche indicata un’attività fisica idonea per il paziente. Infine vengono prescritte: 1) biostimolazioni dermiche, il cui principio attivo è scelto in base al grado di invecchiamento cutaneo secondo Rubin. 1° grado: polidesossibonucleotide o acido ialuronico; 2° grado acido ialuronico e, per chi non amasse le “punturine”, molto valida per il rassodamento cutaneo è la Radiofrequenza o la Luce Pulsata anche per le ipercromie. Non possono mancare i Peeling di ultima generazione (solo se la paziente non risulta positiva al test di sensibilità di Ramette-Bartoletti); 3° grado: oltre all’acido ialuronico possono essere utili anche i Filler o la tossina botulinica per il terzo superiore e biostimolazioni con acido ialuronico non animale stabilizzato come booster della qualità della pelle. Si deduce che leggere in diagnosi il grado di invecchiamento che è stato valutato con il check-up completo, facilita la scelta terapeutica. Anche i cosmetici (o meglio i cosmeceutici) verranno scelti in base al grado di invecchiamento secondo Rubin. Grado 1°: parametri di sebometria e cronometria quasi nella norma, in soggetto giovane, detersione mirata valida per tutte e 3 i gradi di invecchiamento fotoindotto, idratazione con Acido Ialuronico, Esapeptide per le microrugosità, Aloe, Ceramidi; Grado 2° oltre l’idratazione si prescrivono antiossidanti come Polifenoli, Vitamina E che riduce i danni acuti e cronici provocati dall’esposizione ai raggi UV, Coenzima Q10 per rifornire energia alle cellule, Resveratrolo che previene i danni cellulari indotti dai radicali liberi prodotti dal sole, Acido alfa-lipoico, efficace contro i danni solari grazie alle sue proprietà antiossidanti e protettive, Vit B5 che agisce come idratante mantenendo morbida ed elastica la cute, Ceramidi, olio di Avocado, di Soia, di Karitè, di Riso, isoflavoni di soia; Grado 3°: quando si è di fronte a una cute da ristrutturare, sarà necessario scegliere cosmetici che abbiano oltre che i Peptidi (possibilmente i Tretra o gli Esapeptidi), Sostanze ad attività idratante come Glicerina, Sorbitolo, Mannosio, o altro tipo di zucchero; Complesso Illuminante costituito da Polvere di Diamante o di Perla se la cute si presenta opaca, Flavonoidi, Vit. A, Vit C, Vit E. Le Vitamine A, C , E all’interno di un cosmetico sono da sempre considerate le “Vitamine della Bellezza”, capaci di migliorare l’aspetto della pelle perché, accelerando il ricambio cellulare, migliorano la qualità e lo spessore dell’epidermide e inoltre stimolano la sintesi di collagene ed elastina. Insieme ai Polifenoli posseggono una importante Azione Antiossidante proteggendo collagene, elastina e membrane cellulari dai danni ossidativi. Espletano, infine, un’azione anti-macchia, schiarente. Concludo con una considerazione: è vero che la cura del corpo “come appare” può essere un settore in cui operano molti professionisti della bellezza, ma è alla scienza che spetta il compito di valutare approfonditamente e poi mettere in atto i trattamenti domiciliari o ambulatoriali più idonei a ottenere una prevenzione e un miglioramento dei segni delle dermatoeliosi, o fotoinvecchiamento che dir si voglia.