Una delle campagne di informazione messe in atto dal Ministero della Salute per contrastare la diffusione del coronavirus consiglia di lavarsi le mani a fondo e più volte al giorno. Un comportamento corretto che non dovrebbe essere definito – come a volte si sente dire – virtuoso, ma solamente normale. Eppure recenti indagini dimostrano che un lavoratore su quattro non si lava le mani dopo aver usato il bagno in ufficio quando è di fretta. Eppure è noto che le mani sporche possono trasferire i batteri e, in caso di malattia, contagiare altre persone. Dieci anni fa le Nazioni Unite a dichiarare il 19 novembre di ogni anno, il World Toilet Day, una giornata nata con l’obiettivo di sensibilizzare l’opinione pubblica e le istituzioni verso le molte persone che ancora vivono senza servizi igienici adeguati, soprattutto in molti i paesi in via di sviluppo dove anche solo l’uso dell’acqua corrente è una conquista. C’è la consapevolezza, però, che anche in Occidente sono ancora sottovalutate alcune buone pratiche comportamentali, soprattutto nei luoghi di lavoro, e c’è quindi ancora molto da fare per educare la popolazione a una adeguata igiene, sia per la mancata pulizia e manutenzione periodica dei servizi igienici a disposizione del pubblico. Ma torniamo ai dati emersi dalla ricerca internazionale commissionata da Initial, azienda leader mondiale in servizi per l’igiene, secondo cui il 33% delle persone sul posto di lavoro utilizza lo smartphone in bagno e il 12% porta addirittura il cibo alla toilette. L’84% degli intervistati sostiene di lavarsi le mani dopo aver utilizzato i servizi, ma il 37% dello stesso campione ammette anche di non lavarle quando è di fretta. Tutto ciò testimonia come l’utilizzo dei servizi igienici venga spesso associato ad altre attività che nulla hanno a che fare con l’igiene personale. Non è strano quindi che il 42% degli intervistati dichiari di non avere alcun piacere a stringere la mano a persone che sono appena uscite dal bagno. Inoltre, dallo studio emerge un altro dato importante: il 49% degli intervistati dichiara di pranzare alla propria scrivania, e ciò contribuisce a un comportamento che inevitabilmente favorisce una maggiore diffusione di germi. Secondo lo studio, chi lavora in ufficio viene a contatto con oltre 10 milioni di batteri ogni giorno. Le mani contaminate possono trasferire questi batteri attraverso il solo tocco anche negli altri ambienti comuni e tramite gli oggetti a disposizione di tutti, dalla macchina del caffè alle maniglie delle porte, passando per i computer e i telefoni. Come si può diminuire i rischi? Una delle motivazioni date da chi non si lava le mani è la mancanza di sapone o salviette/asciugamani (20%), mentre il 16% ammette di uscire subito dal bagno a causa dei cattivi odori. In conclusione, sebbene le buone abitudini igieniche dipendano sempre dall’individuo, è innegabile che le condizioni soddisfacenti in cui si trovano i servizi e la sensibilizzazione rispetto all’importanza della pulizia delle mani possono giocare un ruolo importante nella prevenzione di rischi per la salute. Indipendentemente dal coronavirus.