di Agnese Ferrara e Fabio Fantoni
Come cambia la professione del tatuatore alla luce del recente decreto del Ministero della Sanità? Grande importanza alle garanzie igienico-sanitarie da dare al cliente.
Tatuati e tatuatori, giovani e vecchi appassionati di stile tribale, cubisti e metallari, attenti! A partire dalla prossima Convention internazionale di novembre a Bologna, e in futuro, in materia di tatuaggi e piercing, sarà bene seguire le regole dettate, a settembre scorso, da una circolare del Ministero della Sanità. Se prima erano il simbolo dei galeotti e dei marinai, che si facevano tatuare per esprimere a tutti la propria ribellione o le donne conosciute in ogni porto, oggi la body art è diventata un fenomeno di massa. Negli ultimi anni, non solo il tatuaggio ma anche il piercing – l’inserimento di anelli o metalli di forme diverse in varie zone del corpo -, si sono sempre più diffusi fra i giovani. Disegni o figure indelebili ed anelli sotto pelle non sono però esenti da rischi. “Solo in Italia”, sostiene un esperto di tattoo, Miki Vialetto, “si contano oltre mille studi di tatuaggio, e non è detto che tutti siano in mano ad artisti del settore”.
Il Ministero della Sanità sollecitato dal moltiplicarsi di luoghi dove è possibile praticare gli interventi e preoccupato della sicurezza di chi si sottopone a queste pratiche, ha dunque emanato una nuova circolare con la quale ribadisce l’obbligo di rispettare requisiti minimi di igiene e sicurezza a tutela dei clienti. Si tratta di alcune linee guida, elaborate dal Consiglio Superiore di Sanità e trasmesse agli Assessorati Regionali che stanno provvedendo ad applicarle. In particolare, il ricorso a materiale “usa e getta”, l’uso di mascherina e camice durante l’intervento, l’utilizzo di colori atossici negli aghi monouso. “La sterilizzazione di tutta l’attrezzatura per tatuare deve essere ripetuta rigorosamente dopo ogni tatuaggio”, riconosce Miki Vialetto. “Per la pulitura è indispensabile l’utilizzo di ultrasuoni a caldo, mentre, sempre per la sterilizzazione, occorrono stufe a secco o sterilizzatori a palline di quarzo o un autoclave”. Secondo il Ministero i tatuaggi si possono praticare anche durante incontri o conventions, a patto che anche questi spazi siano attrezzati in modo da garantire la sicurezza dei clienti. Nel documento viene confermato anche che chi già oggi effettua tatuaggi avrà l’obbligo di frequentare un apposito corso per ottenere una sorta di patentino d’idoneità.
Attenzione dunque al tattoo studio che si sceglie, per soddisfare le più recondite motivazioni personali o la semplice voglia di esibirsi. Non solo perché il costo non indifferente: “il compenso di un tatuatore varia da città a città e soprattutto in base alle sue capacità”, precisa ancora Vialetto. “In linea di massima, vengono richieste circa 150 mila lire per un piccolo disegno e 500 mila per un tatuaggio di medie dimensioni. Le creazioni su superfici vaste come la schiena o il corpo intero, richiedono un lavoro lunghissimo e possono valere anche milioni”. Diversi studi epidemiologici hanno dimostrato la possibilità di trasmissione di infezioni quando tali operazioni vengono eseguite da personale non specializzato che non segue alcune regole igieniche fondamentali. Sembra infatti che i luoghi più comuni dove i giovani si sottopongono al rito del tatuaggio o del piercing siano ancora luoghi non idonei, come le discoteche, i pubs, le cucine di casa o nei retrobottega dei negozi, nei mercati e, quest’estate, si sono visti tatuatori “clandestini” persino sulle spiagge.
Gli aghi utilizzati per riempire di colore in modo permanente la pelle possono venire a contatto con il sangue della persona che si sottopone al tatuaggio e dunque, possono essere un veicolo d’infezione causate da agenti patogeni a trasmissione ematica.
A partire dall’epatite B, che si contrae principalmente tramite contatto con sangue infetto, e il cui virus sopravvive “all’aria” da uno a due giorni permanendo sugli strumenti di lavoro del tatuatore il tempo necessario per trasmettere l’infezione. Anche l’epatite C e il virus dell’AIDS, come è noto, possono inoltre costituire un grave rischio. Se poi si tratta di piercing, allora bisogna considerare anche il punto del corpo che viene “bucato” per introdurre i simboli. Per quanto si faccia attenzione, l’uso di questa tecnica “violenta” ha, tra le sue conseguenze, che la zona prescelta risulta più facilmente esposta alle infezioni batteriche. La pelle può arrossarsi, presentare prurito e pus e spesso è necessaria una cura antibiotica per guarire. Inoltre, il contatto con le mucose può essere un’ulteriore via di trasmissione di infezioni. Infine, ci sono le allergie. Si può essere allergici ai pigmenti introdotti per i tatuaggi o ai monili di metallo del piercing, che spesso contengono nichel.
Quanto più normale si possa raccomandare in campo di igiene sanitaria, ma che in qualche modo appare quasi incompatibile con l’atteggiamento che guida i giovani a tatuarsi. “I tatuati” afferma Irma De Lanzo esperta in cosmesi permanente “sanno a quale dolore vanno incontro volontariamente, a seconda della zona del corpo che vogliono farsi tatuare: l’anca, i polsi, lo sterno e i piedi sono tra le più sensibili poichè in queste aree la pelle è molto sottile e ricca di terminazioni nervose, e copre direttamente l’osso sottostante. Sulle braccia o sulle gambe, invece, dove la presenza della massa muscolare è maggiore, il dolore sarà molto più sopportabile”. “L’importante”, aggiunge Vialetto, “è essere il più rilassati possibile, senza trattenere il respiro perché la carenza di ossigeno può portare allo svenimento”.
Per ora, comunque, nessuna prescrizione o divieto esplicito è contenuto nella circolare emessa dal nostro Mnistero della Sanità – al contrario di quanto avvenuto in Francia dove il Ministero ha vietato tatuaggi o piercings ai minori di 18 anni – ma si richiede l’obbligo per I tatuatori italiani, di ottenere l’autorizzazione alla A.S.L. di zona per l’esercizio della propria attività, la quale ha il compito di controllare che le norme igieniche di sicurezza siano rispettate.
Il Tatuatore del 2000
Se si desidera seguire la moda del tatuaggio in tutta sicurezza è bene rivolgersi ai centri specializzati che lavorano “alla luce del sole” e sposano con convinzione le linee guida di prevenzione igienico sanitaria seguendolealla lettera. In Italia i tatuatori, maggiorenni e con alle spalle almeno 10 anni di studi scolastici, dovranno presto seguire obbligatoriamente un corso di formazione professionale, organizzato presso le Regioni, che prevede studi sulla struttura della pelle, sulle infezioni e le malattie, le allergie ed i sistemi di prevenzione e di igiene per la salute. Il tatuatore diventerà così riconosciuto e autorizzato. Dovrà però attenersi alle regole: lavorare solo in ambienti con pavimenti e superfici rivestite da materiali lavabili, con la sala d’attesa separata, indossare sempre durante gli interventi guanti in lattice monouso e camice e controllare che la pelle sulla quale effettua il tatuaggio, o applica anelli e orecchini, sia integra.
I materiali utilizzati, come gli aghi, saranno sempre più del tipo “usa e getta” ed i pigmenti atossici ed innocui, certificati dalle aziende – in attesa di una certificazione ministeriale. Al termine di ogni lavoro, l’ambiente e le attrezzature dovranno essere disinfettate con calore o con germicidi chimici. (A.F.)
Le mode cambiano velocemente e si evolvono: ecco affermarsi il “branding”. L’ultimo grido in fatto di tatuaggi, un marchio a fuoco sulla pelle, arriva dal Nord Europa, e ustioni e dolore sono assicurati. In questo caso, come la mettiamo con gli effetti collaterali e le regole igieniche?
Come togliere un tatuaggio
Il vecchio tatuaggio,opera d’arte realizzata sulla tela più preziosa che si possa trovare al mondo, non è più irrimediabilmente indelebile.
All’esercito di tatuatori, amatoriali e professionisti, si contrappongono una schiera di moderni dermatologi armati di laser.
Secondo una statistica sono più di 20 milioni nel mondo le persone tatuate e il numero sarebbe in costante crescita a causa di una nuova popolarità del tatuaggio fra i più giovani. Ogni anno però, circa il 28% di quelli che si sono fatti tatuare nell’anno precedente, ci ripensano e decidono di farseli togliere. Tradizionalmente la rimozione di un tatuaggio è stato un processo doloroso e non sempre soddisfacente. A seguito di una dermoabrasione con fresa, di una abrasione con cristalli salini o una rimozione chimica con acido tannico o tricloroacetico, la cicatrice risultante può risultare esteticamente spiacevole e parzialmente pigmentata.
Il laser può servire allo scopo, tuttavia, a causa delle comuni e rigide lunghezze d’onda, in base al principio della fotodermolisi selettiva, generalmente essi possono dare ottimi risultati solo per alcuni colori specifici lasciando il resto inalterato. Secondo l’esperienza di numerosi dermatologi, la migliore soluzione sarebbe quella di utilizzare il laser Multilight della ESC, che per la flessibilità dello spettro d’emissione che varia da 515 a 1200 nm la durata dell’impulso e l’intervallo tra gli impulsi, permette di trattare un ampio gruppo di colori normalmente usati dai tatuatori, a diverse profondità, frantumando le particelle degli inchiostri che verranno poi rimosse dal sistema linfatico, senza danneggiare i tessuti circostanti.Durante uno studio condotto negli Stati Uniti su 76 diversi tatuaggi, di colore e dimensione differenti, il 58% dei disegni apparivano completamente rimossi dopo 5 sedute e il 12% dopo un solo trattamento. Nel 53% dei casi si è verificato un lieve eritema e nel 44% un edema della parte, tuttavia entrambi questi effetti indesiderati sono scomparsi nel corso di pochi giorni. La tecnologia di base di questo sistema ad intensa energia luminosa pulsata permette di trattare anche altre lesioni più problematiche come le varici profonde, un’ampia gamma di lesioni vascolari (telangiectasia, port wine stains, emangiomi, rosacea) e pigmentate come le lentiggini, le macchie caffè e latte, la cheratosi seborroica, e tramite una nuova modalità, anche i peli superflui di qualsiasi colore, in qualunque parte del corpo, persino nelle parti più sensibili, come il viso e l’inguine.