Un laser per rimuovere lentigo e tatuaggi

di Matteo Tretti Clementoni, Istituto Dermatologico Europeo, Milano

Riportiamo uno studio sull’utilizzo di un laser a multipla lunghezza d’onda nel trattamento dei tatuaggi e delle lesioni pigmentate benigne del volto

La richiesta di eliminazione di tatuaggi o di lentigo è sempre più in crescita. L’incidenza di persone con almeno un tatuaggio è aumentata negli ultimi anni del 6% raggiungendo un valore tale per il quale oggi si può dire che una persona su 4 ha almeno un tatuaggio (1,2). Anche il numero di persone non soddisfatte del proprio tatuaggio è in crescita (3). Per costoro viene in aiuto il laser Q (Quality)-switched. La prima pubblicazione sull’utilizzo di tale  tecnologia è del 1968 (4) e offre il primo studio istopatologico nell’uso di questi laser nella rimozione dei tatuaggi. Del 1983 (5) è invece il primo studio clinico nel quale si sottolinea l’efficacia, nel trattamento di rimozione di tatuaggi, di una tecnologia in grado di emettere energia per un tempo stimabile in qualche nano secondo. Si era, infatti, giunti alla capacità tecnologica di accumulare energia all’interno del mezzo laser e quindi di emetterla in impulsi della durata di solo qualche nano secondo. Da allora il numero di pubblicazioni sull’utilizzo di queste tecnologie è superiore a 1700. Una emissione così breve dell’energia oltre a comportare una reale emissione nell’ordine dei Gigawatt ha permesso di aggiungere ai ben noti effetti foto-termici dei laser a lunga durata di impulso anche quelli foto-meccanici/foto-acustici. Quando il target melanina o pigmento esogeno viene colpito da questo tipo di impulso si assiste a una sua frammentazione.

I frammenti più piccoli del pigmento melaninico o di quello esogeno vengono quindi principalmente eliminati mediante fagocitosi a opera dei macrofagi e conseguente eliminazione per via linfatica. L’utilizzo di diverse lunghezze d’onda permette di raggiungere profondità differenti nella cute e quindi di aggredire semplici accumuli di melanina alla giunzione dermo-epidermica o di raggiungere il pigmento quando questi è situato più in profondità nel derma. Lo studio presentato su queste pagine è stato condotto per valutare l’efficacia e la sicurezza di una tecnologia Q-switched  (Q-Plus C dell’azienda Quanta System SpA) che racchiude al proprio interno più sorgenti permettendo l’utilizzo delle lunghezze d’onda 532 nm, 694 nm e 1064 nm. Dall’aprile 2012 al marzo 2013, 78 pazienti (Gruppo A), 64 di sesso femminile e 14 di sesso maschile, sono stati sottoposti a trattamento per l’eliminazione di lentigo del volto. Nello stesso periodo, 38 pazienti (Gruppo B), 23 di sesso femminile e 15 di sesso maschile sono, invece, stati sottoposti a trattamento per eliminare tatuaggi di colore nero sia di tipo cosmetico che traumatico. Nel primo gruppo (Gruppo A) le lunghezze d’onda utilizzate sono state 532 nm e 694 nm mentre nel secondo gruppo si è utilizzato solo la lunghezza d’onda di 1064 nm. La distanza tra le sedute era standardizzata in 30-40 giorni. In soli 6 casi del Gruppo B è stato necessario applicare sulla cute una crema anestetica 45 minuti prima del trattamento.

Tutti i pazienti del Gruppo B sono stati valutati in sede di prima visita secondo la Scala di Kirby-Desai (6) e solo quelli con uno score inferiore a 7 sono stati inclusi nello studio. Sono stati inoltre esclusi dallo studio tutti quei pazienti che, in caso di tatuaggi non traumatici, non sono stati in grado di riferire l’esatta provenienza dei pigmenti utilizzati dal tatuatore. In entrambi i gruppi di trattamento nella prima seduta si sono utilizzati spot di grandi dimensioni ed energie ridotte per poi ridurre le dimensioni degli spot e incrementare le energie applicate nelle sedute successive. Tutti i pazienti del gruppo A sono stati clinicamente e fotograficamente valutati 3 mesi dopo il termine del trattamento mentre i pazienti del gruppo B sono stati valutati con le stesse modalità 3 mesi dopo 6 sedute di trattamento. I risultati di questi follow-up sono stati espressi in una scala da 0 a 4 (VAS scale) dove 0 esprime nessun miglioramento, 1 esprime un miglioramento sino al 25%, 2 esprime un miglioramento dal 25% al 50%, 3 esprime un miglioramento dal 50% al 75% e 4 esprime un miglioramento del 75% al 100%. Tali valutazioni percentuali sono state sempre eseguite in modo che il medico valutante non fosse mai quello che aveva eseguito il ciclo di trattamento. Del Gruppo A, 75 pazienti hanno concluso lo studio. Il numero medio di sedute è stato di 2,26 (176 sedute totali). Il 98,7% dei pazienti ha ottenuto un miglioramento superiore al 75% (Fig. 1) e un solo paziente (1,3%) ha ottenuto un miglioramento superiore al 50%. In 4 casi (5,1%) i pazienti hanno presentato una porpora post-trattamento. Tale effetto collaterale si è sempre spontaneamente risolto e la durata media del periodo di risoluzione è stato di 6,75 gg. In tutti questi 4 casi ed in ulteriori 2 casi (7,6%) si è inoltre osservato un periodo di infiammazione post-trattamento superiore ai 14 giorni che non ha comportato alcuna sequela a lungo termine. In un solo caso (paziente di fototipo elevato) l’infiammazione post-trattamento è stata trattata per 10 giorni con steroidi fluorati topici onde evitare iperpigmentazioni post-infiammatorie. Del Gruppo B: tutti i pazienti hanno completato lo studio. Tutti i pazienti si sono sottoposti a 6 sedute di trattamento. In un caso di tatuaggio traumatico, una sola seduta di trattamento è stata sufficiente per eliminare completamente i granuli di asfalto (Fig. 2) inglobati in una cicatrice orizzontale in sede zigomatica sinistra. In 24 pazienti (63,16%) si è ottenuto un miglioramento compreso tra il 50% e il 75% mentre in 13 pazienti (34,21%) tale miglioramento era compreso tra il 25% e il 50. In tutti i casi trattati l’area sottoposta a trattamento presentava i seguenti effetti: edema (durata media 2,27 giorni), eritema (durata media 13,94 giorni), piccole croste superficiali (6,22 giorni).

Non sono stati osservati effetti collaterali a lungo termine mentre nel 15,79% dei casi (6 pazienti)  si è osservata una porpora post-trattamento della durata media di 6 giorni che si è comunque, in ogni modo, cercato di evitare modificando i settaggi dell’apparecchiatura durante il trattamento stesso. I risultati emersi dallo studio hanno evidenziato come la tecnologia utilizzata porti a risultati estremamente soddisfacenti con una minima incidenza di effetti collaterali. Gli Autori non considerano effetti collaterali l’edema, l’eritema e la presenza di piccole crosticine nel trattamento laser dei tatuaggi. La minor incidenza di brillanti risultati nel Gruppo B è chiaramente da imputare alla necessità di eseguire un maggior numero di sedute di trattamento nel tentativo di eliminare il pigmento di un tatuaggio. Tutti i pazienti del Gruppo B hanno comunque espresso la loro estrema soddisfazione nel trattamento e i risultati ottenuti (anche se spesso valutati non alla fine del trattamento) sono sovrapponibili a quelli pubblicati in letteratura (6,7). Appare alla fine importante all’Autore sottolineare 2 elementi che caratterizzano la tecnologia in esame e la differenziano da altre: una grande uniformità di emissione energetica sulla superficie trattata e la presenza di uno spot di trattamento quadrato. Questi due elementi combinati riducono al minimo il rischio di overlapping e permettono una uniformità di trattamento che riduce di molto il rischio di effetti collaterali.

Bibliografia a richiesta

Fig 1) Lentigo della fronte prima e dopo 2 sedute di trattamento (Utilizzata una lunghezza d’onda di 532 nm, spot 3 mm, 1,2 J/cm2)

Fig 2) Tatuaggio traumatico “da asfalto” prima e dopo 1 sola seduta di trattamento (Utilizzata una lunghezza d’onda di 1064 nm, spot 3 mm, 9 J/cm2)

Fig. 3) Nel Gruppo A il 98,7% dei pazienti ha presentato un miglioramento superiore al 75% (colore azzurro) mentre nel Gruppo B, dopo 6 sedute di trattamento, il 63,16% dei pazienti ha presentato un miglioramento compreso tra il 50% e il 75%