Di recente pubblicazione, il libro “Biobotulino – L’evoluzione della biostimolazione e della biomodulazione: dal microbotulino al Biobotulino” (Minerva Edizioni), traccia, attraverso una narrazione accattivante, la storia della tossina più famosa del mondo. Chiediamo ai due autori, i dottori Matteo Basso ed Emanuela Di Lella, di spiegarci perché negli anni verso questa molecola si siano verificate esaltazione e paura di utilizzo. La causa risiede nella confusione mediatica che ha creato un’aura talvolta negativa a questo prezioso farmaco. Sul web ci sono errori e riferimenti a effetti collaterali provocati dai filler ma attribuiti alla tossina botulinica, tanto che qualcuno si è fatta l’opinione che si tratti di un edemizzante.
Qual è l’obiettivo del vostro volume?
Spiegare la biostimolazione e le potenzialità di un nuovo uso della tossina botulinica ribadendone il ruolo farmacologico sicuro quando viene applicata da mani esperte. Il trattamento biobotulino, che non esitiamo a definire una rivoluzione, cambia il concetto di biostimolazione cutanea, e trova valida applicazione in malattie dermatologiche come l’acne lieve, la dermatite seborroica, la couperose-rosacea.
In cosa consiste la tecnica?
è una rivisitazione del microbotulino che, come dimostrano 20 anni di lavori scientifici, ha effetto sui fibroblasti, ghiandole sebacee, microcircolo, oltre all’azione superficiale sul muscolo. La differenza è che per il biobotulino è stata creata una diluizione standard delle 5 tossine disponibili in Italia cui è stata aggiunto un prodotto biostimolante a base di acido ialuronico e aminoacidi. La standardizzazione ha richiesto un lavoro lungo e complesso ma il protocollo risulta efficace sin dalla prima seduta. La diluizione è in due step e l’inoculazione avviene tramite micropomfi intradermici di circa 0,05 ml ciascuno, a tappeto su fronte, contorno occhi, guance, profilo mandibolare, collo, decolleté, interno braccia, addome, interno coscia. L’effetto tensore è differente perché le iniezioni, effettuate solo con la punta dell’ago, il becco di flauto, sono distanziate di circa 1 cm e la loro superficialità non induce il blocco e le limitazioni dei muscoli funzionali mimici del volto come avviene con botulino in diluizione standard. Il risultato è altresì migliore di quello ottenibile con tecniche di ringiovanimento classico, proprie di una biostimolazione normale.
Di quante sessioni si ha bisogno?
Per ottenere gli effetti migliori sulla cute, va eseguita una seduta di biostimolazione a 15, 30 e 60 giorni dalla prima. Un altro vantaggio è che il Biobotulino è eseguibile da solo o associato a trattamenti come filler, fili di trazione, botulino standard del 3° superiore del volto, peeling, laser ecc. Una tecnica che merita un approfondimento che il nostro libro permette di fare in modo esaustivo.