Quando si tratta di detergere una pelle sensibile o secca non basta parlare di misure di prevenzione ma bisogna adottare un principio di precauzione
A partire dagli anni ‘70, nell’ambito della gestione di questioni scientificamente controverse si è venuto a consolidare il cosiddetto Principio di Precauzione. Ovvero la necessità di una condotta cautelativa a riguardo delle scelte da adottare in difesa dell’ambiente, dell’ecologia e della salute umana. A ben guardare, l’essenza di questo concetto non è del tutto innovativa e può essere fatta risalire all’originale principio ippocratico Primum non nocere, trasformatosi con il tempo nell’aforisma Prevenire è meglio che curare. Anche in campo dermatologico è possibile aprire un dibattito, estremamente moderno, sulla differenza tra prevenzione (limitazione dei rischi oggettivi già noti) e precauzione (limitazione di rischi ipotetici e basati su pericoli potenziali, non ancora scientificamente provati). E per farlo la nostra rivista ha deciso di intraprendere un viaggio ideale all’interno del mondo dell’igiene cosmetologica: quell’insieme di fondamentali atti quotidiani che si compiono con naturalezza per lavare, evitare la formazione di cattivi odori, mantenere il benessere di cute e mucose e migliorarne l’aspetto esterno. Quello che ci interessa mettere in evidenza è come l’interazione fra tre elementi: l’individuo e la sua pelle, l’ambiente in cui egli vive e si muove, e i prodotti usati per un’igiene efficace e completa, possa determinare benefici ma anche, paradossalmente, danneggiare la cute disidratandola o impoverendola nelle sue difese sia verso aggressioni chimiche che microbiologiche. Per raggiungere il nostro scopo, articolo dopo articolo, prenderemo in considerazione diverse condizioni dermatologiche specifiche, con i meccanismi fisiologici che le caratterizzano, per poi capire quale siano i suggerimenti più adatti per ottenere una detersione e un’igiene quotidiana efficaci e ottimali, rispettando sia i principi della prevenzione che quello di precauzione. In questa prima puntata parleremo di pelle sensibile e di pelle secca. Come è noto, la prima è una cute che si irrita con estrema facilità, anche apparentemente senza motivi scatenanti, ma principalmente a causa di una predisposizione genetica e di fattori interni come stress, variazioni ormonali, farmaci, alimentazione e stili di vita sbagliati. Inoltre questa pelle reagisce in modo abnorme all’aggressione di agenti atmosferici (i casi aumentano con il freddo invernale), smog, polveri inquinanti. Per alcuni Autori si tratterebbe dell’espressione di uno stato atopico latente, svelato dall’uso di prodotti topici o da sostanze esterne sensibilizzanti. Molti dei sintomi sono soggettivi (prurito, bruciore, senso di tiraggio) anche se in maniera obiettiva si possono notare arrossamenti, una grana più fine e delicata con tendenza alla secchezza e alle screpolature. A livello microscopico è ormai accertato un deficit della protezione fornita dalla barriera di membrana perché il film idrolipidico cutaneo è solo parzialmente sviluppato e ciò dà luogo a una serie di fenomeni: maggiore permeabilità alle sostanze esterne, variazioni del microcircolo, produzione di radicali liberi e minore turn over cellulare. Alterazioni che hanno come consequenza comune l’assottigliamento della pelle e la comparsa di rughe precoci. Molto sensibile e reattiva è anche la pelle secca, che di norma appare però più disidratata, fragile, desquamata e screpolata, di colorito spento e poco elastica. Non mancano gli arrossamenti – talvolta la coupe- cause della carenza di lipidi nello strato corneo, che provoca l’alterazione della barriera idrolipidica, con consistente perdita di acqua, sono varie: genetiche, patologie cutanee (dermatite atopica, dermatosi, xerosi), patologie sistemiche (ipotiroidismo, diabete), ormonali (menopausa, calo degli estrogeni). I sintomi obiettivi sono una pelle fredda, ruvida, assottigliata, che tira. Proviamo ora a indagare su come si possano prevenire entrambe le sintomatologie descritte: per lavarsi bisogna evitare di usare l’acqua del rubinetto soprattutto se molto clorata e calcarea; stare lontani da bruschi cambi di temperatura e rinunciare a tutte le attività che favoriscono il prurito (piatti speziati, alimenti ricchi di istamina, alcol, ecc.) e l’innalzamento della temperatura (bagni caldi, saune, bagni turchi, eccessiva esposizione al sole, ecc.). Per asciugarsi è consigliabile poi non strofinare con asciugamani ma salviette delicate. Finora abbiamo elencato misure preventive che agiscono direttamente su cause ben note. Esaminiamo ora in che modo il principio di precauzione possa aiutare a limitare rischi e pericoli potenziali legati all’uso di saponi e detergenti che minano l’equilibrio idrolipidico e il livello ottimale di idratazione cutanea. Tutti gli specialisti suggeriscono il ricorso a detergenti delicati che, oltre alla pulizia, assicurino anche un apporto di elementi idratanti e lipidici, senza trascurare fattori lenitivi e rinforzanti, privi di conservanti e profumi. Perché, secondo il nostro parere, per questo consiglio si deve parlare di precauzione e non semplicemente di prevenzione? Perché gli aspetti negativi che possono derivare dal danneggiamento della struttura lipidica dello strato corneo, e che possono portare a un’aumentata secchezza e desquamazione cutanea, sono genericamente legati all’ampia famiglia dei tensioattivi (anionici, cationici, antoteri, non ionici) che agiscono come solventi (azione biofisica) e hanno differente capacità di penetrazione nella cute (azione biochimica). Se l’igiene della pelle di viso e corpo è fondamentale per rimuovere lo sporco, il sudore, il sebo, i detriti tissutali e gli oli che si depositano in superficie, ma anche per promuovere una normale esfoliazione propedeutica al processo di ringiovanimento cutaneo, una detersione aggressiva come quella che si ottiene ricorrendo ai comuni saponi può compromettere la capacità di interdire la penetrazione di sostanze esogene, aggravando o ponendo le basi per lo sviluppo dell’ipereattività caratteristica della cute sensibile e di specifiche dermopatie, o di una dermatite irritativa da contatto, come quella che colpisce, per esempio, chi usa i comuni detergenti domestici o industriali. In questi soggetti la cute delle mani appare secca e presenta fissurazioni ragadiformi e dolorose. Buona norma