La longoza non è amichevole

della dott.ssa Gabriella La RovereLa Rovere Gabriella

A  ben guardare, nella linea di incontro tra la terra e il cielo si può scorgere una piccola punta d’oro, dritta e piatta come una lama, che si allunga verticalmente è così che il celebre poeta mauriziano Léoville L’Homme descriveva nei primi anni del Novecento la longoza, una straordinaria e appariscente pianta originaria del Madagascar orientale. La pianta è tipica di tutte le aree ad alto tasso d’umidità e il Madagascar è una zona incredibilmente piovosa vista la sua esposizione ai flussi monsonici e ai frequenti cicloni. Il suo nome botanico è Hedychium flavescens o Hedychium coronarium e deriva da due antiche parole greche: hedys e chios, rispettivamente “dolce” e “neve”, probabilmente in riferimento alla specie più diffusa della pianta, caratterizzata da inconfondibili fiori bianchi. Appartiene al genere delle Zingiberaceae, gruppo di piante erbacee, perenni, con fusti robusti, molto simili alle canne, che possono raggiungere anche i due metri di altezza. Dotata di foglie disposte parallelamente su due file, presenta, non di rado, grandi fiori profumati simili a quelli della più comune orchidea, di colore rosso, giallo o bianco a seconda del genere e della varietà. Si tratta di una specie che, seppur necessitando di spazi aperti e luminosi, si adatta facilmente alle zone di vasta penombra delle foreste tropicali ed equatoriali. Tuttavia, per quanto il suo aspetto sia bello e delicato, la sua naturale crescita ha elementi di aggressività stupefacenti. Nella sua crescita infatti ha comportamenti piuttosto invasivi finendo col costituire un serio problema per l’ecosistema.

madagascar_africaLa longoza per svilupparsi ruba letteralmente lo spazio vitale alle altre piante autoctone, minacciando la vitalità tipica delle foreste e di conseguenza il tipo di flora e di fauna presente in esse. Una questione che negli ultimi tempi sta realmente preoccupando gli abitanti delle Isole Hawaii e in generale quelli di tutte le isole del Pacifico: l’alta quantità di liquidi richiesta da questa pianta per il suo sviluppo ha infatti portato e sta tuttora causando la scomparsa di alcune specie vegetali, che non riescono a rifornirsi dell’acqua necessaria per sopravvivere. Oltre a questa, poi, la longoza è in grado di assorbire, in condizioni ambientali ottimali, anche l’85-95% della luce incidente sull’area di crescita, lasciando ben poco alle altre specie e portando dunque a un’alterazione sia funzionale che strutturale dei luoghi in cui essa è presente. La sua diffusione è stata per molti anni legata alla sua natura ornamentale, ma come spesso è accaduto negli ultimi anni a seguito del maggiore interessamento da parte degli istituti di ricerca di dermocosmetica verso tutto ciò che è naturale, anche la longoza è attualmente protagonista del mercato della dermocosmesi e del benessere, grazie alle sue ormai riconosciute proprietà benefiche e curative in ambito cosmetico è infatti scientificamente provato che l’estratto di longoza ha specifici effetti anti-age. Da molti studi è emerso che il principio attivo estratto dai suoi semi avrebbe una straordinaria efficacia nel contrastare gli effetti dell’invecchiamento cronologico della pelle.

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Aumentando la frequenza degli impulsi bio-elettrici del corpo umano, esso aumenterebbe la funzionalità di riproduzione delle cellule cutanee, agendo direttamente sugli strati più profondi della cute fino ad arrivare a quello più superficiale. “Stimolate da questo nuovo principio attivo, i fibroblasti nel derma ricostruiscono e rigenerano la struttura profonda della pelle” spiega il Professor Carlo Pincelli, docente di dermatologia, direttore di Ricerca del Laboratorio di Biologia cutanea dell’Università di Modena e Reggio Emilia e presidente della European Society for Dermatological Research. L’estratto di longoza, risultato di una lunga lavorazione in laboratorio, agisce inoltre nel rafforzare le difese immunitarie del nostro corpo e nel contrastare di conseguenza lo stress ossidativo, aiutando il nostro organismo a mantenersi giovane, sano e più bello. Grazie agli straordinari semi di longoza, dunque, sembrerebbe che la medicina sia oggi in grado di ampliare quella forbice esistente tra età biologica ed età cronologica, vero obiettivo della moderna ricerca dermocosmetica. Nel dubbio, comunque, potete sempre limitarvi a sfruttare la sua estetica e il suo profumo per valorizzare il vostro ambiente domestico.