della Dott.ssa Deborah Subissati, PhD, Roma
La ricerca ha messo a punto una nuova generazione di retinoidi che si confermano più attivi del semplice retinolo e non irritano la pelle
Chi si occupa di invecchiamento cutaneo sa bene che nel tempo sono stati proposti diversi modelli per spiegare le sue basi molecolari: la teoria della senescenza cellulare, la diminuzione della capacità di riparazione del DNA cellulare, l’accorciamento dei telomeri, le mutazioni puntiformi del DNA mitocondriale extra nucleare, lo stress ossidativo, l’aumento della frequenza di anomalie cromosomiche, le mutazioni di singoli geni, i fenomeni di glicazione, l’infiammazione cronica e così via. Al di là di perché succeda, sappiamo che accade e che è fondamentale prendersi cura della pelle fin da giovani anche, ma non solo, attraverso un skin-care di alta qualità, selezionando accuratamente formulazioni essenziali e non aggressive, in grado di offrire quotidianamente il corretto apporto di principi attivi e riducendo al massimo i potenziali allergizzanti. I Retinoidi sono tra gli attivi più usati nei cosmetici e nei farmaci che meglio funzionano per contrastare la comparsa di rughe e segni del tempo, tenere sotto controllo le imperfezioni e attenuare le macchie scure. I trattamenti a base di questi derivati della vitamina A, portano infatti all’ispessimento epidermico, all’aumento della produzione di collagene, a una diminuzione della degradazione del collagene (per inibizione de metallo proteinasi), a un aumento dell’elastina e della fibrillina, a una diminuzione a livello epidermico del contenuto di melanina nonché ad un aumento dell’angiogenesi. Quando usati a livello topico, i retinoidi devono la loro efficacia anche al fatto che sono bene assorbiti dalla pelle, in quanto liposolubili, penetrano nello strato basale dell’epidermide e in piccola parte, raggiungono il derma e marginalmente anche il tessuto sottocutaneo. A livello epidermico, il legame dell’acido retinoico ai relativi recettori determina un accelerato turn-over cutaneo; inibisce l’espressione del fattore ap-1, sopprimendo così l’espressione delle metalloproteinasi e prevenendo la degradazione del collagene. Inoltre, i retinoidi hanno effetti anticomedogenici: regolano il processo di produzione di sebo all’interno dei dotti delle ghiandole sebacee, riducono l’attività degli enzimi che partecipano alla lipogenesi e bloccano la differenziazione e la divisione cellulare dei sebociti. Infine, agiscono a livello dei melanociti, fornendo una corretta distribuzione di melanina a livello dell’epidermide, riducono il trasporto di melanina alle cellule epidermiche e diminuiscono l’attività dei melanociti stessi. Questo si traduce clinicamente in una pelle più liscia, con meno rughe, con una pigmentazione più omogenea e una migliore elasticità. Affinché tutti questi processi avvengano il retinoide deve essere trasformato in acido retinoico, unica forma attiva di questa preziosa vitamina. Tuttavia i trattamenti a base di acido retinoico puro sono disponibili solo su prescrizione medica perché sono sì attivi e rapidi nel determinare cambiamenti a livello cutaneo, ma gli effetti collaterali possono essere significativi. Per questo, in cosmesi, al posto dell’acido retinoico, si usano retinoidi dall’azione più delicata, come il retinolo e gli esteri del retinolo, che devono essere convertiti in acido retinoico dagli enzimi della pelle, prima che possano effettivamente produrre i loro benefici. è evidente che, quanti più passaggi enzimatici servono per ottenere acido retinoico, tanto più l’azione del retinoide sarà debole. Quando ci si affida quindi a un prodotto domiciliare che contiene retinolo (o suoi derivati), la prima cosa da verificare è proprio la tipologia di retinoide in esso contenuto e la sua percentuale. Gli esteri del retinolo, come per esempio il retinil palmitato, sono i derivati più delicati dei retinoidi, perché devono subire 3 processi chimici a livello cutaneo prima di diventare attivi. Questo li rende una buona scelta per la pelle sensibile, reattiva e per chiunque sia nuovo ai retinoidi poiché è improbabile che causino irritazioni, ma meno efficaci rispetto ad altri derivati perché la concentrazione finale del vero principio attivo (acido retinoico) risulta inferiore. Ma come mantenere l’efficacia dell’attivo arginandone l’aggressività? Un’innovativa proposta è l’Idrossipinacolone Retinoato, precursore diretto dell’acido retinoico, una nuova generazione di retinoidi che rappresenta una promessa interessante per la loro azione, in quanto sono più attivi del retinolo e non inducono irritazione della cute. Nel caso dell’idrossipinacolone retinoato, la sua grande efficacia è data dal fatto che parte di esso viene convertita in un unico passaggio in acido retinoico, legandosi esso stesso ai recettori dei retinoidi. La sua attività dunque è simile all’acido retinoico puro e, per quanto riguarda l’effetto irritante sulla pelle, è per sua stessa natura meno irritante dell’acido retinoico ma anche del retinolo. I risultati ottenuti con una formulazione contenente l’1% di principio attivo (idrossipinacolone retinoato) applicata due volte al giorno hanno mostrato, dopo 14 giorni di trattamento, un miglioramento della texture (microrugosità) del 50%, un miglioramento della squamosità (inversamente proporzionale all’idratazione cutanea) del 50%, e un miglioramento del 50% delle iper-pigmentazioni in 28 giorni di trattamento.