Ritengo che in questo periodo il principio guida della medicina estetica debba essere quello di affidarsi alla medicina rigenerativa attraverso l’impiego di procedure in grado di fornire un effetto di ringiovanimento naturale. Tali procedure sono sempre più richieste dagli stessi pazienti e l’obietto finale è la ricerca della naturale bellezza e giovinezza della persona, senza alterare i lineamenti. Inizia in questo modo la conversazione fatta con il dott. Gino Luca Pagni sul presente e il futuro della medicina estetica alla luce della pandemia. Il dott. Pagni, vanta una carriera di oltre 20 anni nel settore e ha ricoperto in passato il ruolo di Segretario Generale della Federazione Italiana di Medicina Estetica (FIME), di cui ora è membro del Consiglio Direttivo. Oggi alterna la pratica professionale a quella divulgativa, vantando numerose pubblicazioni su riviste scientifiche internazionali e insegnando ai giovani medici l’utilizzo delle apparecchiature Laser e a Ultrasuoni .
Domanda d’obbligo: cosa si chiede oggi al medico estetico?
Con le mascherine obbligatorie, l’enfasi si è spostata sugli occhi perché ora più che mai il nostro sguardo è al centro delle nostre interazioni. Uno sguardo giovane e fresco regala un volto complessivamente più giovane e per questo i pazienti richiedono spesso trattamenti specifici atti a far apparire il loro sguardo meno stanco e invecchiato.
Quali sono le principali difficoltà che il medico affronta quando interviene su questa parte del corpo?
Le palpebre e la zona perioculare sono spesso aree difficili da trattare dato che la pelle è tipicamente più sottile, più delicata e suscettibile ai cambiamenti strutturali. Per questo in tali aree la pelle perde più frequentemente la sua compattezza ed elasticità, con conseguente ptosi del tessuto. Fortunatamente, oggi la tecnologia supporta in maniera importante la medicina estetica anti-aging perché fornisce un’opzione mini o non-invasiva in tutte quelle situazioni in cui vi è una ptosi palpebrale moderata o si vogliono contrastare i primi segni dell’invecchiamento. Ma è un approccio valido anche quando è presente una ptosi importante (in cui sarebbe più indicata una blefaroplastica) ma il paziente non vuole ricorrere alla chirurgia, preferendo ridurre l’eccesso cutaneo nelle palpebre con procedure non invasive.
Secondo la sua esperienza, quali sono gli strumenti più efficaci a disposizione del professionista per un risultato estetico ottimale?
Sono tante le soluzioni tecnologiche oggi disponibili. Personalmente ho avuto risposte ottimali per il ringiovanimento cutaneo non chirurgico di diverse aree del viso, nonché per il trattamento delle palpebre superiori e inferiori utilizzando una radiofrequenza monopolare capacitiva (Thermage FLX®) . La metodica aiuta a ridurre le linee sottili e le rughe, aumentando il turgore del derma e riducendo la tendenza alla ptosi palpebrale che si manifesta col passare del tempo.
Come funziona questa tecnologia?
La radiofrequenza monopolare permette di creare un gradiente termico inverso, tale per cui l’epidermide risulta essere sempre fredda grazie agli impulsi di raffreddamento che sono alternati all’energia a radiofrequenza, che invece permette un riscaldamento profondo nel derma, strato ricco di collagene. Il riscaldamento profondo genera due risposte, la prima delle quali è una immediata contrazione del collagene, con conseguente effetto tightening. La risposta secondaria, invece, è di indurre una neocollagenogenesi, con conseguente ri-densificazione dermica. Per quanto riguarda specificatamente il trattamento delle lassità cutanee nelle palpebre, si utilizza una punta di piccole dimensioni (area di 0.25 cm2) che consente di lavorare con assoluta precisione e che garantisce una profondità di penetrazione del calore di 1.1 mm per l’occhio, aspetto importante data la sottigliezza della cute nella regione palpebrale. La procedura prevede il trattamento di tutta l’area che va dalla linea cigliare al sopracciglio, partendo dal solco lacrimale.
Si tratta di una tecnica molto complessa?
Sicuramente bisogna avere alle spalle una certa formazione ma va detto che vi sono delle linee guida operative piuttosto chiare che se seguite scrupolosamente, consentono di massimizzare l’effetto tightening delle aree che presentano maggior lassità, come ad esempio le palpebre superiori che generalmente presentano maggior eccesso cutaneo delle inferiori.
Quali sono i risultati ottenibili e in quanto tempo?
Il trattamento prevede una sola seduta, può essere eseguito in qualunque momento dell’anno su qualsiasi fototipo e rappresenta un’ottima alternativa alla chirurgia per coloro che desiderano un ringiovanimento progressivo e naturale. L’effetto comunque aumenta progressivamente e si apprezza appieno nei 4-6 mesi successivi alla seduta ambulatoriale. I risultati sono molto soddisfacenti per i pazienti e persistono per circa due anni e mezzo, sebbene sia possibile rieseguire un secondo trattamento di mantenimento dopo il primo anno, ovvero quando sono ancora visibili i benefici della prima seduta ambulatoriale. Il modo migliore di utilizzare questa tecnologia è secondo me quello stand-alone, perché consente di riaprire lo sguardo del paziente, che apparirà così più ampio, fresco e luminoso. Tuttavia, si può anche impiegare in sinergia con altri trattamenti per massimizzare i risultati (e.g. fillers, biostimolazioni e laser).
Vi sono effetti secondari di cui tener conto, dopo quanto tempo si può tornare alla propria routine?
No, dopo il trattamento non sono necessarie cure particolari, sebbene l’utilizzo di una soluzione fisiologica o acido ialuronico aiuti a lubrificare l’occhio, eliminando anche eventuali tracce residue di anestetico corneale. Inoltre, non vi è downtime: il paziente può tornare da subito alla sua routine quotidiana, sebbene si sconsigli l’utilizzo delle lenti a contatto nelle 24 ore successive alla seduta effettuata.