Invecchiamento della cute

Il dermatologo e l’età della pelle

La percezione che abbiamo dell’età degli altri risente di numerosi fattori che rendono difficile gli studi clinici per i prodotti anti-aging. La necessita’ di strumenti oggettivi di valutazione e la proposta di una innovativa metodologia

di Giorgio Maggiore

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La dott.ssa Adele Sparavigna dermatologa e cofondatrice dell’istituto di Ricerca Derming di Monza

Capire l’età di una persona guardandola in volto può non essere facile. Quali sono i parametri cui si riferisce il cervello per valutare gli anni della persona che gli si presenta davanti? Coincidono con quelli utilizzati quando si guarda se stessi? Dietro queste semplici operazioni quotidiane, ci sono circuiti lsensoriali, mentali, cinestesici, ai quali si aggiungono credenze, pensieri ed emozioni. Secondo la dott.ssa Vignoli, psicologa dell’Istituto Riza di Milano, “la percezione dell’età di un soggetto o delle sue caratteristiche avviene in maniera apparentemente automatica, ma è in effetti una conseguenza dei fenomeni di apprendimento. In risposta alle sollecitazioni esterne di tipo sensoriale, il cervello umano attiva innumerevoli circuiti neuronali, che si basano a loro volta su reazioni biochimiche, per eseguire attività analitiche, di confronto con le esperienze precedenti, di memorizzazione e di valutazione. Il tutto viene filtrato da aspetti emozionali e culturali facenti parte del vissuto di ciascuno di noi. In parallelo con la fisica quantistica possiamo dire che nel rapporto “osservatore-osservato” l’osservatore entra attivamente nel campo di osservazione e lo modifica. Eppure, nonostante la soggettività insita in ogni valutazione, il risultato, almeno nel caso della valutazione dell’età, è straordinariamente oggettivo. E’ possibile ingannare questo complesso sistema di valutazione, in modo da modificare la percezione degli altri riguardo la nostra età? “I modelli sociali attuali spingono fortemente in questa direzione – continua la dottoressa Vignoli – l’importante è agire su piani diversi, legati ai sensi, alla postura, alle emozioni.” A porsi lo stesso quesito della valutazione dell’età, con un approccio più clinico strumentale, sono stati anche la dottoressa Adele Spavigna e l’ingegnere Michele Separo, dell’ Istituto di Ricerche Cliniche e Bioingegneria Derming di Monza, i quali si sono concentrati, in particolare, sulla valutazione visiva e sull’analisi dei parametri di superficie cutanea.

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Grafico Spinderming ™, per la valutazione dell’età biologica  della pelle messa a confronto con l’età anagrafica

“Attualmente disponiamo di sofisticate metodiche strumentali di diagnostica non invasiva che ci consentono, attraverso l’uso di specifici modelli matematici di riferimento, di determinare l’età biologica cutanea e di rapportarla all’età anagrafica del soggetto. Non sempre queste metodiche di valutazione possono pero’ essere correntemente utilizzate nella pratica quotidiana di un ambulatorio dermatologico. Pertanto abbiamo cercato di definire dei parametri clinici i quali, confrontati con il riscontro strumentale, consentissero di avvicinarsi al problema in modo semplice ma rigoroso.” Nel corso dell’ultimo Congresso Nazionale dell’AIDA i due ricercatori hanno presentato i risultati di un loro studio eseguito su 133 soggetti, di sesso femminile, sani, di età compresa tra 30 e 60 anni, informati e consenzienti. “Le volontarie sono state suddivise nei seguenti gruppi di età: 30-40, 41-50 e 51-60 anni. Per ogni soggetto sono state eseguite le seguenti valutazioni a livello del volto: calcolo dell’età biologica basato su torsiometria, spettrofotometria e analisi d’immagine del microrilievo cutanei; è stato inoltre attribuito uno score clinico per le rughe perioculari e i solchi nasogenieni, e provveduto alla valutazione dermatoscopica (10X) della rete vascolare e pigmentaria, ptosi e desquamazione. Una volta determinata l’età biologica cutanea di ciascun soggetto, i tre gruppi di età considerati sono stati ulteriormente suddivisi in sottogruppi corrispondenti ai soggetti che presentavano un’età biologica maggiore, minore o uguale a quella anagrafica. Per ognuno di questi sottogruppi è stato possibile costruire un grafico a “ragnatela” (Spiderming®) basato sui relativi score medi di valutazione clinica.” L’argomento è di tale importanza per il dermatologo, che il seminario tenuto da Vignoli, Sparavigna e Setaro, ha avuto bisogno di un momento pratico, in cui, dopo l’esposizione teorica sull’argomento, sono stati chiamati a partecipare in qualità di “modelli”, divisi per età, alcuni dei medici presenti. Sempre dal pubblico del seminario sono stati scelti gli esaminatori che hanno proceduto alla valutazione pratica, in presenza di videocamera, per consentire la visione a tutta la sala, e mediante l’uso di specifici strumenti ottici e atlanti fotografici di riferimento. I dati rilevati sono riportati su un’apposita scheda di valutazione, insieme con i dati standard delle valutazioni, il che ha permesso a tutti un immediato confronto con i dati ottenuti al momento. Una esperienza di lavoro che ha chiarito come spesso la nostra percezione sia fallace e come ai fini della ricerca in cosmetologia siano necessari strumenti scientifici e obiettivi.