Integratori Nutraceutici: un’evoluzione affascinante

Il racconto dell’evoluzione degli integratori alimentari secondo una visione nutraceutica non è ancora del tutto stato scritto. Senza prescindere dalla definizione di legge degli integratori alimentari (Decreto Legislativo n. 169 – 21 maggio 2004 “Attuazione della direttiva 2002/46/CE relativa agli integratori alimentari”), e pertanto dalla loro area di competenza, la ricerca scientifica e l’esperienza clinica portano dimostrazioni sempre più evidenti e supportate del ruolo “nutraceutico” che un integratore può assumere: contribuire a mantenere e promuovere uno stato di salute e benessere dell’intero organismo. Alcune tappe, sono state determinanti per far emergere questa visione degli integratori alimentari in ottica nutraceutica. Siamo intorno agli anni ’70, quando comincia a prendere forma il concetto di medicina nutrizionale, cioè la possibilità di prevenire l’insorgere, ma anche trattare, alcune patologie tramite la somministrazione di sostanze della categoria dei nutrienti. Ci vorranno però, almeno due decenni per spostare l’obiettivo primario degli alimenti funzionali verso il mantenimento di una condizione di salute e benessere, contestualmente alla riduzione del rischio di malattia. Arriviamo, così al 1989, anno in cui Stephen De Felice, medico ricercatore americano, unendo i termini nutrizione e farmaceutico, conia il neologismo “nutraceutico”, dando origine e nome a una nuova disciplina che indaga i componenti attivi propri degli alimenti con effetti positivi sulla salute. Eccoci quindi all’inizio del nuovo millennio, con il grande l’interesse rivolto alle abitudini nutrizionali di individui non solo centenari, ma che godono ancora di buona salute. Possiamo quindi fissare una terza tappa importante della storia della nutraceutica: poiché la popolazione invecchia e aumentano le patologie croniche, l’opzione nutraceutica può affiancarsi alla medicina tradizionale, magari venire anche “prima” secondo un naturale schema preventivo e comunque con l’obiettivo di favorire un buon invecchiamento, come più spesso si legge di aiutare a “invecchiare bene”. Si diffonde il concetto di well aging come approccio positivo al trascorrere del tempo, e le strategie per migliorare la qualità dell’aging cutaneo creano un nuovo trend nel settore cosmetico. In particolare per le donne di 50 anni, s’iniziano a proporre trattamenti studiati per far vivere bene la propria età, meno focalizzati sul ringiovanimento, più orientati a valorizzare l’aspetto della pelle in età matura. Creme e sieri sono quindi formulati per proteggere la pelle, agendo sia sulla prevenzione dai danni causati da agenti esterni e radicali liberi, sia potenziandone i processi di riparazione. In questo approccio moderno e globale, che punta ad assicurare l’invecchiamento fisiologico della pelle, può essere importante affiancare alla routine cosmetica un integratore-nutraceutico? Alcune semplici evidenze portano ad una risposta del tutto positiva. La prima: la pelle è un organo, tra l’altro il più grande per peso ed estensione e nel suo mantenimento in salute giocano un ruolo molto importante diversi micronutrienti. A esempio, l’acido ascorbico o Vitamina C, è uno dei principi attivi presenti negli integratori alimentari, per il quale è consentito un “health claim” con riferimento esplicito alla pelle (rif Regolamento UE N. 432/ 2012): “La vitamina C contribuisce alla fisiologica formazione del collagene per la normale funzione della pelle”. In più, la vitamina C non è coinvolta solo nella sintesi del collagene, ma anche nell’attività e mantenimento della barriera cutanea, nei meccanismi protettivi antiossidanti come pure nella regolazione della crescita e differenziazione dei cheratinociti. La pelle ha una costante necessità di vitamina C e in particolare ne ha bisogno l’epidermide, nella quale il suo contenuto è del 425% superiore quello del derma. Un gradiente di concentrazione impressionante, finemente regolato da due sistemi di trasporto, quello intradermico nei fibroblasti, dal sangue alle cellule (SVCT2; sistema 2 di trasporto della Vitamina C), e l’altro che garantisce il successivo rifornimento ai cheratinociti dell’epidermide (SVCT1). Il riconosciuto ruolo svolto dalla vitamina C nella cute, ci porta alla seconda evidenza a supporto degli integratori-nutraceutici utili per il benessere della pelle: è l’organo di “confine”, quello che protegge dalle aggressioni esterne e che a causa di microcarenze nutrizionali può venire meno al suo compito, a esempio in termini di protezione contro lo stress ossidativo, risultando di fatto più propensa a manifestarne gli effetti dannosi. Nel merito di una sinergia tra cosmetico e nutraceutico per promuovere il buon invecchiamento della pelle, trova inoltre spazio un concetto riconducibile a un altro neologismo del nostro tempo: esposoma cutaneo, cioè l’insieme di fattori esogeni ed endogeni a cui la pelle è quotidianamente sottoposta e sollecitata e che incidono sul processo di invecchiamento. Fanno parte dell’esposoma i fattori ambientali quali la luce solare, quindi UV, visibile e raggi Infrarossi, insieme all’inquinamento e all’eventuale fumo di tabacco, nonché altri fattori importanti come lo stress e l’alimentazione. L’esistenza di un legame tra carenze nutrizionali e affezioni dermatologiche come l’acne e la dermatite atopica, è già da tempo oggetto di studio, ma che le microcarenze di alcuni fattori dietetici, possano influenzare il processo di invecchiamento è frutto di indagini più recenti. Ed è anche recente la ricerca e l’identificazione di ingredienti a uso nutraceutico, approvati dall’uso consolidato e dal profilo di sicurezza alimentare, che possano, insieme alle indicazioni sulla salute consentite per vitamine, minerali e derivati vegetali, sostenere indicazioni di bellezza, cioè beauty claim, attribuzioni fino ad oggi monopolizzate dal mondo cosmetico. In questo modo, nell’osservanza delle linee guida e nell’utilizzo di metodiche validate per misurare gli effetti cutanei di un integratore-nutraceutico, sarà sempre più possibile, e razionale, sostenere una sinergia di obiettivi con il trattamento cosmetico. Certo, resterà ben netta la distinzione in quanto prodotti molto diversi per inquadramento normativo e per modalità di utilizzo, l’uno topico, l’altro per assunzione orale. Inoltre, mentre la creatività formulativa rimarrà sconfinata per il cosmetico, resterà all’interno di confini ben definiti per il nutraceutico ma, sicuramente, insieme possono già, e potranno sempre più, rappresentare un approccio innovativo per “mantenere la pelle in buono stato” nonostante il tempo che passa.

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