L’insulino-resistenza può essere uno dei fattori scatenanti o aggravanti di diverse patologie cutanee. Fondamentale, quindi, indentificare l’eventuale legame
Dott. Michele Pezza, specialista in Dermatologia e Venereologia, BN
Dott.ssa Valentina Carlomagno, Specialista in Dermatologia e Venereologia, BN
La cute è definita un organo-spia in quanto rappresenta uno strumento attraverso il quale è possibile vedere e capire ciò che accade all’interno dell’organismo e talora porre diagnosi di patologie che altrimenti rimarrebbero misconosciute. Infatti, a numerose patologie internistiche, quali diabete, malattie infiammatorie croniche intestinali, malattie autoimmuni e neoplasie, corrispondono manifestazioni cutanee di vario tipo. A oggi sappiamo che esiste una correlazione tra malattie cutanee e l’insulino-resistenza (IR). Come è noto l’insulina è un ormone secreto dalle cellule b delle isole di Langerhans del pancreas che controlla i livelli di glucosio ematico e svolge un ruolo omeostatico importante a livello cutaneo, agendo direttamente sulla produzione di sebo e amplificando gli effetti cutanei dell’Insulin Growth Factor 1 (IGF-1), anche inibendo la sintesi della sua proteina legante (IGF Binding Protein-1). Uno dei protagonisti principali dell’attività insulinica è GLUT4 (insulin-responsive glucose transporter 4) e, negli stati di insulino-resistenza, quantità superiori di insulina sono necessarie per ottenere un pool di membrana di GLUT4 adeguato a determinare un corretto assorbimento del glucosio. L’insulinoresistenza si definisce quindi come l’incapacità, da parte dell’insulina, di aumentare l’assorbimento e l’utilizzo del glucosio. Ciò provoca un insufficiente trasporto di glucosio-insulino mediato nel sistema muscolo-scheletrico e nel tessuto adiposo, inoltre il pancreas produce più insulina del normale per cui si verifica una condizione nota come iperinsulinemia. A oggi esiste una crescente evidenza che attribuisce un ruolo centrale di IGF-1 e dell’insulinoresistenza nella patogenesi dell’acne. Recenti studi confermano una correlazione tra i livelli sierici di IGF-1 e gravità dell’acne in quanto questo fattore promuoverebbe a sua volta la lipogenesi nei sebociti attraverso l’induzione della Sterol Response Element-Binding Protein-1(SREBP-1) in grado di modulare l’espressione di geni coinvolti nella sintesi di acidi grassi, innescando in tal modo il meccanismo etiopatogenetico dell’acne. I livelli sierici di IGF-1 risultano anche direttamente correlati con la quantità di sebo del viso in uomini e donne. Il ruolo di IGF-1 a livello cutaneo è del resto assai rilevante anche come fattore di crescita perché induce e regola l’equilibrio tra la proliferazione e la differenziazione dei cheratinociti, già alterata in situazioni di infiammazione cronica. La correlazione tra insulino-resistenza e malattie cutanee, ne vede alcune potenzialmente associate all’Insulinoresistenza quali acrochordon, alopecia androgenetica, iperandrogenismo, irsutismo e idrosadenite suppurativa, e condizioni cutanee strettamente correlate come psoriasi e acne. Vale la pena soffermarsi su quest’ultima patologia infiammatoria che coinvolge l’unità pilo-sebacea, caratterizzata da ipercheratinizzazione, ipersecrezione sebacea e colonizzazione da parte del Cutibacterium acnes. Interessa soprattutto i giovani adolescenti, per lo più di sesso femminile, è la patologia cronica cutanea prevalente negli Stati Uniti, dove colpisce quasi 50 milioni di persone all’anno, e più del 90% degli adolescenti australiani tra 16 e 18 anni. Le manifestazioni cutanee, localizzate prevalentemente al volto e al dorso, sono alcune di natura non infiammatoria, come i comedoni, e altre di natura infiammatoria, come le papule, le pustole e i noduli. Molti studi suggeriscono che a causa delle potenziali conseguenze, esiti cicatriziali, discromie cutanee e bassa autostima, l’acne abbia un impatto negativo sulla vita di relazione dei pazienti paragonabile a quello di altre patologie quali il diabete, l’epilessia e diverse malattie sistemiche. è ormai dimostrato che l’acne non è una semplice patologia legata all’età, bensì spesso è parte di un più ampio disordine endocrino. Uno dei più comuni tra questi è la PCOS, sindrome dell’ovaio policistico, che si manifesta con anovulazione cronica, ovaie policistiche, acne, iperseborrea, irsutismo, alopecia. In particolare, quando l’acne coinvolge donne in età adulta, bisogna sempre sospettare una PCOS. Tali donne hanno anomalie nel metabolismo degli androgeni e degli estrogeni e presentano Insulino Resistenza e Iperinsulinemia, fattori centrali anche nella patogenesi dell’acne maschile. Possiamo quindi concludere che sovente le patologie cutanee rientrano in quadri clinici particolarmente complessi. Ecco perché è fondamentale che il clinico sappia interpretare la manifestazione cutanea avvalendosi di adeguati esami ematici e strumentali, al fine di individuare patologie fino a quel momento non diagnosticate.