Inquinanti e pelle: una sfida quotidiana

Una cosmetologa ci parla delle principali molecole presenti nell’aria che possono influire sulla salute e sul benessere della cute

Dott.ssa Cinzia Ventrice, Scienze e Tecnologie Cosmetologiche; cosmetologa

Nel 2019 l’OMS ha rilevato che il 99% della popolazione mondiale vive in luoghi in cui i livelli di inquinamento atmosferico superano la soglia di guardia per la salute umana. E, è d’obbligo aggiungere, per il benessere della pelle. L’inquinamento è infatti correlato ai processi degenerativi dell’aging, ai problemi di dermopigmentazione, nonché all’insorgenza di svariati disturbi cutanei. Gli inquinanti atmosferici sono diversi e ciascuno di essi, sia singolarmente che in associazione, può contribuire al determinarsi dei danni. Le più note sono le polveri sottili o PM (Particolate Matter): una miscela di gas come il benzene e gli idrocarburi policiclici aromatici (IPA), vari metalli, minerali, tossine organiche, fumo di tabacco, polline, che oggi sappiamo possono accelerare l’invecchiamento cutaneo, dar origine a malattie infiammatorie come dermatite atopica e acne, e a reazioni allergiche. Le polveri nano penetrano per via transdermica attraverso i follicoli piliferi e portano all’attivazione di recettori specifici tra cui quello degli idrocarburi arilici (AhR): fattore di trascrizione altamente espresso in tutti i tipi di cellule cutanee che svolge un ruolo chiave nel mantenimento della barriera, nella regolazione della pigmentazione e nell’immunità cutanee. Diversi ligandi come gli IPA possono legare e attivare l’AhR portando alla sua traslocazione nel nucleo dove regola l’espressione di geni come il citocromo P450 1A (CYP1A) che può, a sua volta, indurre danno ossidativo generando ROS. Le alterazioni nella segnalazione AhR portano a una funzione barriera cutanea disregolata che provoca secchezza, prurito e desquamazione (peggiorando i sintomi di malattie come la psoriasi) mentre la sua deplezione porta alla perdita di acqua transepidermica, alla diminuzione dell’espressione di proteine come la filaggrina, l’involucrina, l’ E-caderina e le citocheratine, e a cambiamenti del microbioma cutaneo. Inoltre, l’attivazione di AhR è cruciale per la sopravvivenza dei melanociti e la melanogenesi, eventi collegabili alla comparsa di lentiggini senili. Non solo. L’interruzione della barriera promuove il rilascio di citochine pro-infiammatorie che oltre a velocizzare i processi di aging causano maggiore suscettibilità all’invasione di agenti patogeni. Inoltre, la ridotta espressione del fattore di crescita trasformante (TGF) β e la ridotta sintesi della catena α del collagene di tipo I e dell’elastina da parte dei fibroblasti contribuiscono alla formazione di rughe. Diversi studi condotti per valutare l’effetto di particolato diesel (DPE), che contiene principalmente PM e PAH, sule cellule della pelle mostrano un’alterazione delle proteine e dei lipidi importanti per il mantenimento della sua integrità, per la regolazione dell’idratazione e dello stress ossidativo, come: la NADPH ossidasi, ceramide, plakin, transglutaminasi, cistatine e filaggrina. Inoltre, il DPE compromette la fosforilazione ossidativa mitocondriale e la migrazione cellulare in queste cellule. Gas nocivi e l’ozono, poi, agiscono in sinergia con l’esposizione solare, aumentando l’insorgenza delle lesioni cutanee. L’ozono stratosferico, in particolare, che ha un ruolo protettivo per gli organismi viventi filtrando le radiazioni UV, quando raggiunge la pelle, reagisce con molecole come lipidi e proteine dello strato corneo provocando stress ossidativo, perossidazione lipidica, induzione di AhR e deplezione delle vit. C ed E. Un’altro studio evidenzia come nei cheratinociti umani, l’esposizione all’ozono porta al rilascio di lattato deidrogenasi, riduce la proliferazione cellulare, la perossidazione lipidica e attiva l’NF-κB. Infine in combinazione con gli UVA, provoca un aumento dell’espressione di Nrf2 nei cheratinociti generando infiammazione, rughe e iperpigmentazione. Il fumo di sigaretta, dal canto suo, è composto da diverse sostanze chimiche tra cui specie reattive dell’ossigeno, monossido di carbonio e specie reattive dell’azoto. Oltre ad essere associato al carcinoma cutaneo e alle cellule squamose, la sua inalazione cronica, al pari di quella di altri inquinanti, ha effetti sistemici: uno studio in vivo ha dimostrato che può portare a cambiamenti nella composizione e nella deposizione di microfibrille ricche di elastina e fibrillina nel derma a cui si accompagna una maggiore rigidità della pelle. Senza dimenticare che le foglie di tabacco sono ricche di cadmio che non può essere espulso dal corpo umano e porta a effetti a lungo termine, danni a polmoni, reni e ossa. Passiamo adesso agli altri metalli pesanti oltre al cadmio, come cromo, piombo, argento, nichel, mercurio, manganese e vanadio. Presi in modica quantità sono oligoelementi importanti per il mantenimento delle reazioni metaboliche ma in concentrazioni elevate diventano tossici ed è difficile stabilire in che modo limitarne l’assunzione visto che tramite i fumi industriali raggiungono tanto le piante che le falde acquifere. Una recente ricerca dimostra che cheratinociti ed espianti cutanei esposti a particelle di polvere contenenti metalli pesanti hanno una maggiore espressione di citochine pro-infiammatorie IL-6, IL-8, caspasi-14 e del fattore stimolante le colonie di granulociti e macrofagi noti per alterare la differenziazione epidermica, l’ECM, l’apoptosi, il DNA, la perossidazione lipidica e l’immunità cutanea, con conseguenti disturbi infiammatori. Non si tratta che della punta dell’iceberg di un fenomeno in continua evoluzione e i cui effetti sono aumentati in modo logaritmico negli anni. E tanto altro si potrebbe aggiungere anche citando i fattori di invecchiamento “tecnologici” come le onde elettromagnetiche degli schermi del computer, tablet e smartphone, la luce blu emessa dagli schermi e dalle lampade LED, che causano disidratazione, stress e soppressione dell’immunità cutanea. Tutto questo ha portato a un’aumentata richiesta di nuovi approcci e ingredienti per cosmetici anti-inquinamento (Tabella 1) o urban cosmetics. Un programma preventivo mirato a proteggere la pelle da tutti questi fattori di rischio prevede, in primo luogo, di limitare l’esposizione alle PM anche grazie all’utilizzo di ventilatori o di filtri dell’aria. Efficace anche l’uso di creme solari, per diminuire la possibilità di insorgenza di foto-reazione e limitare un altro effetto dell’esposizione agli UV spesso sottovalutato: l’innescamento di processi che portano a cambiamenti nella rete elastica e del collagene nel derma, inclusa la composizione e la deposizione di fibulina-5 che contribuisce alla formazione strutturale di fibre come l’elastina. Questa routine di protezione andrebbe implementata con l’uso di preparazioni cosmetiche contenenti probiotici e prebiotici. Recentemente, poi, è stato dimostrato che alcuni componenti estratti da piante o altre risorse naturali come i composti fenolici, i fitosteroli e le saponine aiutano contro lo stress ossidativo cellulare indotto dal PM. L’utilizzo di simili ingredienti, tra l’altro, ha il vantaggio di aumentare l’efficacia cosmetica e ridurre il rischio di allergie e irritazioni oltre a rispondere alle esigenze di una società che richiede formulazioni più etiche e naturali. Per quanto riguarda la deposizione di molecole causa di stress ambientale sulla pelle, questa può essere prevenuta tramite cosmetici filmogeni. Molto utile risulta anche l’applicazione di formulazioni con antiossidanti come la vit. E che favorisce la diminuzione dell’espressione di Nrf2 e il ripristino del complesso mitocondriale I e del complesso IV, il recupero dell’integrità proteica desmosomiale e la promozione della migrazione cellulare. Altro antiossidante prezioso è l’acido l-ascorbico, o vit. C, che può neutralizzare i radicali liberi e prevenire la degradazione del collagene e l’iperpigmentazione. Tale antiossidante, per lo più combinato con altri come la vit. E, l’ac. ferulico, la l-selenometionina e la florectina, mostra effetti anti-foto invecchiamento in vivo e in vitro diminuendo la traslocazione nucleare di NF-κB e promuovendo l’inibizione dell’infiammazione e la sintesi di citochine pro-infiammatorie. Si raccomanda inoltre l’uso di prodotti a risciacquo con emollienti che riducono la perdita di acqua trans-epidermica (TEWL) e aumentano la funzione della barriera cutanea mentre, al contrario, come si ripete da anni, va evitata la detersione eccessiva che può essere dannosa e alterare la barriera cutanea e l’omeostasi del microbioma cutaneo. Infine un occhio di riguardo alla dieta: l’integrazione orale, effettuata ad esempio con catechine del tè verde in combinazione con la vit. C, protegge le fibre di fibulina-5 prevenendo alcuni dei processi di invecchiamento precoce appena descritti.