Libro del Dott. Arnaldo Rizzo, Medico Estetico
Paura, rabbia, disprezzo, tristezza, depressione, delusione, rassegnazione, diffidenza, ansia, sorpresa, gioia, felicità, sono tutte esternazioni di stati emozionali interni che si manifestano in specifiche espressioni facciali. Esistono, però, anche una infinità di variazioni emozionali individuali che si evidenziano mediante micro-espressioni prevalenti e inconsapevoli, presenti costantemente nelle nostre comunicazioni verso gli altri, ma spesso attive anche quando siamo da soli. Queste appartengono alla sfera neurolinguistica individuale e sono frutto del nostro vissuto esperienziale e della successiva elaborazione cognitiva. In parole povere, sono onnipresenti nella nostra espressività facciale e non ne abbiamo il controllo. “Quando alcune di queste emozioni prevalgono nella nostra vita – scrive il dott. Rizzo nel suo libro “La chirurgia cosmetica morfodinamica” – possono diventare parte integrante della nostra personalità. Ne portiamo testimonianza sia mediante le nostre espressioni, sia perché queste stesse modificano la nostra fisionomia con evidenti segni e, in qualche caso, questo non ci fa piacere.” Con il volto non comunichiamo solamente emozioni, ma influenziamo i rapporti interpersonali ed esprimiamo intenzioni comunicative, moduliamo i feedback che riceviamo dagli altri nel complesso sistema omeostatico della comunicazione”. “Ekman e Friesen – continua l’autore – hanno creato il Facial Action Coding System (F.A.C.S.), approfondito metodo di valutazione e interpretazione delle possibili espressioni e microespressioni facciali. Secondo questi studiosi il volto esprime quattro tipi di segnali che tutti insieme determinano la nostra espressività: 1) segnali statici: sono i tratti del volto più stabili, quali struttura ossea, masse muscolari e adipose; 2) segnali lenti: cambiamenti che avvengono sul volto nel corso del tempo a opera delle espressioni, a esempio le rughe; 3) segnali artificiali: occhiali, trucco e interventi estetici; 4) segnali rapidi: variazioni dovute all’attività neuromuscolare, ossia le vere e proprie espressioni facciali. L’originalità di questo studio sta nell’aver posto l’attenzione sulla cinesica facciale, persino codificando i singoli movimenti e creando le Unità d’Azione e relative misure di intensità. Il quadro è chiaro: da un lato c’è un comunicante che mediante l’attività di specifici muscoli esprime emozioni, dall’altro c’è uno o più riceventi che decodificano i messaggi inviati, interpretandoli in base alla propria sensibilità, al proprio vissuto e alla complessità umana. “Facciamo un esempio – continua il dott. Rizzo – un viso più sottile a V, tendente alla forma triangolare, rispecchia un vissuto ben diverso rispetto a un viso più largo nel terzo inferiore, più squadrato. Un lato del viso più tonico rispetto all’altro, per le corrispondenze delle metà corporee con gli opposti emisferi cerebrali, emozionale o logico, comunica informazioni all’esterno sul proprio passato emotivo e sull’accesso alle proprie capacità logiche. Senza addentrarci troppo in questo campo ci basti sapere che ciascuno di noi porta sul proprio viso tante informazioni, di cui per lo più non siamo consapevoli e che possiamo decidere e scegliere quali messaggi desideriamo comunicare con il nostro viso. A proposito delle influenze ambientali, dobbiamo sottolineare quanto le emozioni prevalenti all’interno di un gruppo, che può essere ristretto come per esempio una coppia, il nucleo famigliare, o più largo, per esempio gruppo di amici, religioso, politico o di qualsiasi tipologia, siano contagiose. Queste influenze ambientali determinano atteggiamenti e posture simili tra i componenti dei gruppi, quindi noi, più o meno inconsapevolmente, assorbiamo le emozioni delle persone con cui siamo più a contatto e trasmettiamo le nostre. Con il passare del tempo ci somiglieremo”. Alcuni studiosi parlano di genealogia familiare, effetto alone e di imprinting comportamentale, altri, più recentemente, di flussi energetici quantici. Secondo lo studioso Bruce Lipton alcune esperienze particolarmente significative dal punto di vista emozionale, mediante modifiche biochimiche a livello cerebrale, sono in grado di modificare la nostra biologia. Secondo l’epigenetica, ciò avviene non solo in termini di classica risposta e sintomatologia psicosomatica, ma in termini di modifiche genetiche, trasmissibili dal genitore alla prole, senza modificarne il modello di base, quindi modulando l’espressione dei geni presenti. “In conclusione – aggiunge Rizzo – quando esaminiamo un volto possiamo affermare con certezza che una percentuale variabile di quei tratti presenti in quella persona siano frutto non di pura trasmissione genetica, ma il risultato di comportamenti, emozioni, espressioni, abitudini, parafunzioni o funzioni alterate. Nella Chirurgia Cosmetica Morfodinamica tutte queste valutazioni sono fondamentali per impostare un corretto percorso di trattamenti e un chiaro progetto operativo. Quando mi trovo in luoghi molto affollati rimango sempre molto stupito dalla enorme quantità di visi.. ciascuno differente dall’altro! Ciascun individuo possiede specifiche caratterizzazioni frutto di patrimonio genetico, fattori epigenetici e fattori ambientali, comportamentali, espressivi. È una cosa che mi affascina e mi diverte. Allo stesso modo rimango basito quando, in seguito a interventi di Chirurgia Estetica, le persone si somigliano, hanno gli stessi connotati. Anni fa, quando frequentavo la sala operatoria di un noto chirurgo a Parigi, faceva tantissime operazioni e tutte le pazienti uscivano dalla sala operatoria quasi uguali, tutte somiglianti. Ho osservato la stessa cosa ad alcuni congressi di Chirurgia Estetica. Tante colleghe simili tra loro, stessi zigomi ipertrofici, labbroni a papera, sguardo flashato. Si somigliavano ed in effetti se si segue una classica sequenza, un protocollo costituito da rinoplastica, blefaroplastica, pompate, zigomi iperproiettati e profilo mandibolare rinforzato, con botox a volontà e quindi espressività ridotta… è ovvio che si finisce con il diventare tutte simili. Tutto ciò è inquietante, ma per fortuna negli ultimi anni questa tendenza sta calando”. Un aspetto importante da sottolineare è la definizione di fisionomia che recita: complesso dei tratti somatici e delle espressioni del viso proprie di ogni persona. Fino a che punto vogliamo cambiare? Desideriamo migliorare l’aspetto o diventare complici della omologazione propria di un’assurda cultura di massa? “Di gran lunga – conclude il dott. Rizzo – preferisco che ciascuno valorizzi al massimo la propria fisionomia, la propria individualità e la Chirurgia Cosmetica Morfodinamica va in questa direzione”.