Il seno cambia con la moda?

dr. Raffaele Soccio

Dietro un intervento di chirurgia plastica al seno si nascondono diverse esigenze e aspettative, tra cui la volontà di essere alla moda e di seguire le tendenze più in voga

intervista a Pietro Lorenzetti, chirurgo plastico

Il seno è una delle parti più importanti del corpo poiché è quella che maggiormente attrae lo sguardo. è per questo che nel corso della storia la moda si è spesso concentrata nella realizzazione di capi di abbigliamento che ne esaltassero la forma oppure che lo nascondessero completamente, che lo rendessero prezioso con sete e pizzi o che lo ingrandissero a dismisura. E per la stessa ragione, il seno è anche una delle zone in cui maggiormente interviene il chirurgo plastico.  Anche perché esso ha un ruolo fondamentale nell’armonia e nelle proporzioni del corpo. Un seno troppo grande o troppo piccolo infatti mortifica l’equilibrio generale della figura. Ma quali sono i fattori che determinano la tipologia di seno che una paziente richiede al chirurgo plastico? Secondo il chirurgo plastico Pietro Lorenzetti: “essi sono molteplici anche perché oltre a rappresentare il fulcro dell’attrattiva sessuale per l’uomo il seno è anche la fonte del nutrimento per il neonato. Difficile da credere ma tutti gli aspetti sino adesso elencati, insieme alla moda o al successo di determinati personaggi che godono di una certa popolarità, concorrono insieme a determinare il trend degli interventi di chirurgia. è come un borsino: se “vanno” le attrici formose si vuole somigliare loro, se viceversa in un altro momento prevale un modello di bellezza androgina, la richiesta di interventi cala sensibilmente e magari quelle che avevano chiesto una quarta decidono di tornare al proprio seno naturale.

Insomma anche un intervento di chirurgia plastica è soggetto alle mutevoli tendenze della moda?

Sembra strano ma è proprio così. Per questo il chirurgo deve fornire informazioni chiare e ineccepibili e consigli rispetto all’opportunità di quello che resta comunque una procedura chirurgica e prevede l’inserimento di un corpo “estraneo” sia pure accettato dall’organismo. Mi riferisco a  questo aspetto della comunicazione perché le persone sono molto preparate ma talora si informano solo su ciò a cui sono interessate e trascurano di fare domande sulla sicurezza o sulla qualità delle protesi che saranno impiantate.

Riguardo queste ultimamente ci sono stati un pò di problemi…

senoSpesso il chirurgo propone di spendere meno, risparmiando sulle protesi e mettendosi a rischio di episodi come quello delle Protesi PIP che ha sconvolto sia tutte le donne operate che l’opinione pubblica. Ma il problema non riguarda solo le protesi. Recentemente un gel di acido ialuronico ad alto peso molecolare commercializzato da una azienda molto seria è stato ritirato per motivi cautelari: un board di radiologi infatti non ha trovato l’accordo sul fatto che il seno a cui sia stato iniettato l’acido ialuronico impedisse la corretta visione dei tessuti interni per la diagnosi tempestiva di un tumore. In questo caso l’azienda, in attesa di un accordo degli specialisti, ha preferito sospenderne l’uso in questa parte del corpo. Un comportamento molto responsabile. Ne saranno certamente dispiaciute tutte coloro che non desiderano un approccio chirurgico: l’acido ialuronico infatti era iniettato nel seno permettendo un aumento di volume di circa una taglia e, trattandosi di una sostanza riassorbibile, era destinato a scomparire nell’arco di 12 – 18 mesi. Rimane comunque la possibilità di utilizzarlo per aumentare i volumi di altre zone del corpo come glutei, polpacci e cavità esiti della liposuzione. Altra tecnica pubblicizzata da qualche anno ma mai davvero decollata è quella del “lipofilling” ossia del trapianto del proprio grasso prelevato da altre zone del corpo o del grasso arricchito da cellule staminali. Ma occorre fare un pò di chiarezza: si è visto che le cellule adipose contengono “staminali” ossia cellule progenitrici capaci di differenziarsi in tessuti diversi. L’intuizione è stata quindi che inserendole nel seno potessero dare luogo alla generazione di nuovo tessuto ghiandolare, riempitivo senza ricorrere al bisturi. In realtà nonostante gli esperimenti si è visto che le staminali danno luogo ad altre cellule adipose e vengono oggi utilizzate per stabilizzare il risultato dell’impianto di grasso usato come modellante e limitarne il riassorbimento, calcolato in media nel 30%. Va detto però che non è possibile ottenere aumenti di volume considerevoli, che è difficile lavorare sulla proiezione – perché il grasso viene iniettato al di sotto del tessuto mammario esistente e che nella sua composizione liquida è difficile da “modellare” – e che l’estrazione delle staminali prevede l’utilizzo di macchinari che rendono la procedura più costosa della mastoplastica tradizionale con protesi. Il che ritengo sia un fattore della moderata diffusione del metodo. La procedura inoltre è piuttosto complessa: prima viene eseguita una liposuzione di cosce, fianchi o addome che prevede il prelievo di almeno 1500 cc di grasso per ottenere i necessari 300-500 cc in media di cellule adipose “arricchite” necessarie in media per aumentare il volume di entrambe le mammelle. Inoltre il lipofilling mammario può determinare calcificazioni nel seno che pur essendo totalmente benigne, possono essere confuse con masse tumorali alla valutazione radiologica e determinare quindi “falsi positivi” che portano a indagini invasive e interventi non necessari. Una chirurgia non necessaria, o meglio, che non serve a curare una patologia ma che al limite aiuta ad acquisire un maggior benessere psicologico, si deve assicurare non solo che non sia nociva ma che non abbia “rischi collaterali”. Trovo invece che in alcuni casi di asimmetria moderata, il lipofilling sia una possibilità valida, purché la donna non sia troppo magra, condizione che determina, ovviamente, una condizione di esclusione.

Fatte queste considerazioni, quale tecnica consiglia alle sue pazienti?

La tecnica più pratica, anche in termini di tempi operatori, è la classica procedura di  mastoplastica additiva che prevede un elevato numero di possibili soluzioni grazie alle tre vie di accesso (sottomammaria, ascellare o periareolare), alla tecnica di posizionamento (sopramuscolare, sottomuscolare o dual-plane) e alla disponibilità di oltre 180 tipi di protesi in gel coesivo di silicone per forma, dimensione in cc e proiezione che permettono un risultato estremamente personalizzato.

Qual è la tecnica più richiesta oggi?

A mio parere, la tecnica dual-plane è attualmente la preferita da medici e pazienti perché la collocazione dal solco sottomammario sotto il muscolo grande pettorale evita il contatto con la ghiandola mammaria, la perdita di sensibilità del complesso areola-capezzolo e permette qualsiasi indagine diagnostica.  Per far sì che il seno sia davvero naturale, infine, si prediligono le protesi anatomiche (a goccia) rispetto alle tonde e il paziente sceglie di affidarsi a mani esperte che dedichino tempo e attenzione anche alla preparazione dell’intervento. Partendo dalla misurazione corretta della base del seno che consente di scegliere la protesi ideale e invisibile nei bordi esterni. Lo scopo è creare una sede per la protesi della misura esatta in modo che, dopo che è stata posizionata, essa stia immobile al suo posto e non possa né spostarsi né ruotare, considerando anche che le protesi di ultima generazione non devono essere necessariamente sostituite ogni 15 anni.

Foto:  Silvia Baglioni – Modella: Corinne Piccolo