Il ruolo del microbioma per il benessere dei capelli

Recenti studi sui rapporti fra microbioma del cuoio capelluto e salute dei capelli aprono a nuovi approcci terapeutici

Quello del microbioma cutaneo è sicuramente uno dei capitoli più esaltanti della ricerca medica degli ultimi anni. Non passa giorno che non vengano pubblicati i risultati di una ricerca che attestino come l’eubiosi microbica, ossia lo stato di equilibrio numerico tra le comunità di germi che vivono sugli strati superficiali della cute, sia indice di una buona salute e benessere della pelle, mentre all’opposto, il suo venir meno sia invece alla base delle più comuni patologie dermatologiche. In altre parole, una pelle sana e bella, che non soffre di eczema, dermatiti o disidratazione, sarebbe il risultato della convivenza di diverse popolazioni di microrganismi, in cui alcune di loro contrastano e minimizzano l’azione nociva di altre famiglie potenzialmente patogene, mantenendo la struttura e la composizione della pelle e del suo film idrolipidico in condizioni ottimali. Naturalmente non mancano i contributi scientifici che stanno indagando il rapporto tra microbioma e capelli. Fra i primi risultati ci fu la scoperta che la proliferazione indiscriminata a livello del cuoio capelluto del lievito Malassezia Furfur potesse essere all’origine di irritazione e desquamazione, e poi si capì che nei soggetti che soffrono di alopecia areata può riscontrarsi una diminuzione caratteristica di alcuni cutibacteria e, in particolare, di Staphylococcus epidermidis, uno dei ceppi principalmente coinvolti nel mantenimento dell’equilibrio del microbioma locale a livello del derma profondo e nel bulbo. Sul cuoio capelluto di questi pazienti, zona sottile e molto vascolarizzata, ricca di ghiandole sebacee e un pH più acido, vive normalmente una popolazione microbica variegata. Oltre alla Malassezia e alle sue sottospecie, sono presenti numerose specie batteriche differenti in concentrazione nelle varie zone del follicolo pilifero (papilla dermica, zona mediana con bulge e inserzione muscolo erettore del pelo e zona superiore dell’infundibolo). Ricerche approfondite, che hanno utilizzato la tecnica de sequenziamento del DNA, hanno dimostrato che i follicoli piliferi ospiterebbero il 25% della popolazione microbica cutanea, distinta da quella presente nel derma e nelle ghiandole eccrine. Nell’alopecia androgenetica si riscontra una maggior concentrazione di alcuni ceppi batterici rispetto a un gruppo di controllo che non perde i capelli, e un microbiota diverso rispetto a zone non interessate, con presenza anche di batteri tipicamente intestinali, anaerobi e coinvolti in patologie autoimmuni come Akkermasia e Prevotella, per i quali è stato recentemente dimostrato un ruolo nello sviluppo di forme artritiche. Nell’alopecia androgenetica, e pare anche nel lichen planopilaris, il microbioma è alterato per la proliferazione dello Staphylococcus aureus, un microrganismo molto aggressivo responsabile di varie infezioni cutanee e dei tessuti molli. Nella zona intermedia dell’istmo sembra predominare invece un batterio gram negativo, il Burkholderia spp, mentre nella zona del vertice dei capelli miniaturizzati con alopecia androgenetica è stata riscontrata una maggior concentrazione di Propionibacterium acnes, comune patogeno opportunistico della superficie cutanea, presente nel follicolo pilifero e nelle ghiandole sebacea, rispetto alle aree del vertice dei soggetti sani senza perdita di capelli. L’ipotesi che il P. acnes abbia un ruolo nella patogenesi dell’AGA non è nuova, ed è dovuta al riscontro di una sua maggiore concentrazione nel cuoio capelluto normale e senza lesioni di pazienti con dermatite seborroica. L’iperplasia delle ghiandole sebacee dell’area occipitale nell’AGA può favorire la proliferazione di P. acnes, con cambiamenti nel microbioma e un’eventuale alterata composizione del sebo con un aumento dello squalene perossidato. Ciò può verificarsi anche nel caso di alopecia androgenetica, inducendo risposte infiammatorie nel follicolo pilifero capaci di causare la caduta dei capelli. Alcuni dei fattori esterni che influiscono sulla composizione del microbioma dello scalpo e, di conseguenza, sull’aspetto dei capelli sono le abitudini alimentari; lo stile di vita; la detersione. La dieta è molto importante perché influenza il rapporto fra il microbioma intestinale e la composizione di quello cutaneo, e per questo è stata oggetto di numerosi studi. Oggi si consiglia di seguire la dieta mediterranea, ricca di alimenti di origine vegetale, e di assumere elementi antiossidanti o immunomodulanti come lo zinco, la vit C, la vit D, la vit E e gli Omega 3 e alimenti che favoriscono la flora intestinale benefica quali cereali integrali, frutta e verdura ricchi di fibre, legumi e pesce azzurro. Da evitare un consumo eccessivo di zuccheri semplici e complessi e anche di carboidrati perché favoriscono il processo infiammatorio. Molto utili sono anche gli yogurt e i probiotici, particolari fibre che nutrono i batteri amici presenti nell’intestino e ne promuovono selettivamente la crescita, favorendo così anche la salute del microbioma cutaneo. Per quanto riguarda lo stile di vita, esistono meno dati scientifici ma si pensa che un sonno regolare, l’assenza di stress, l’attività fisica e il ridotto consumo di alcool possano influire positivamente sul rapporto fra microbioma intestinale e del cuoi capelluto, anche se i notevoli cambiamenti nei ritmi, nelle modalità di trasporto e delle città sempre più inquinate, avvenuti negli scorsi decenni hanno costretto la nostra pelle ad adattarsi e sottoporsi a ripetuti lavaggi con acqua calda, acqua clorata e saponi con tensioattivi aggressivi, sono tutti elementi in grado di modificare l’interazione tra la pelle e il microbioma. Veniamo ora al terzo fattore utile al mantenimento di un sano microbioma cutaneo e del cuoio capelluto: la detersione. Se è fondamentale rimuovere le particelle di sporco, il sebo e le impurità presenti nell’aria, specie delle grandi città, che depositandosi possono infiammare il cuoio capelluto, bisogna farlo con prodotti specificamente formulati per salvaguardarne l’equilibrio ed aumentarne le difese. Vanno perciò banditi i detergenti aggressivi, contenenti tensioattivi, che oltre allo sporco rischiano di rimuovere tutti i batteri che abitano sulla pelle e sullo scalpo, senza far distinzione fra microrganismi buoni o cattivi, e possono anche favorire la disidratazione e l’alterazione del film idrolipidico, indebolendo la fisiologica barriera che protegge la cute dagli attacchi esterni. Per quanto riguarda il numero dei lavaggi che possono impattare sul microbiota del cuoio capelluto, non c’è una vera linea guida, ma si pensa che utilizzando prodotti extra delicati, che non alterano il pH fisiologico, che non sensibilizzano il cuoio capelluto, arricchiti da prebiotici capaci di riequilibrare il microbiota superficiale e così lenire i fastidi più comuni del cuoio capelluto e migliorarne le difese, ci si possa lavare i capelli anche tutti i giorni. In questo modo la detersione oltre al valore igienico assume anche una funzione protettiva per la salute dei capelli.