Il paziente è scontento ma ha sempre ragione?

Spesso si legge di pazienti che, insoddisfatti dei risultati denunciano il chirurgo plastico. Ma i giornalisti sanno capire se il danno è reale?

Secondo i dati diffusi dall’ISAPS (International Society of Aesthetic Plastic Surgery) e confermati dalle ultime ricerche effettuate dall’Associazione Italiana di Chirurgia Plastica Estetica, nel mondo e soprattutto in Italia, si sta assistendo a un vero boom di interventi di chirurgia estetica. Saranno stati i mesi di chiusura legati alla pandemia o forse una rinnovata ricerca di bellezza, sta di fatto che ci si rivolge più spesso al chirurgo. Tuttavia, statistiche alla mano, è anche vero che aumenta di pari passo l’insoddisfazione dei pazienti come dimostrano i tantissimi interventi di chirurgia correttiva effettuati ogni anno con un trend in continua crescita negli ultimi cinque anni. Pensate che sono circa il 36 % i pazienti che si sottopongono a un secondo intervento dopo una mastoplastica additiva, fino al 20% quelli che riaffrontano una rinoplastica mentre arriva al 30% la percentuale di coloro che decidono di rimettere mano a una blefaroplastica estetica insoddisfacente. Numeri altissimi se consideriamo che ogni anno nel nostro Paese si eseguono circa 54mila mastoplastiche additive e 45000 rinoplastiche. Cifre esorbitanti anche per quanto riguarda le richieste di risarcimento danni per casi di negligenza medica e che coinvolgono anche il medico estetico dato che la maggioranza di coloro che si rivolgono al proprio avvocato lo fanno perché insoddisfatti da micro interventi di aumento labbra a causa di un eccesso di volume non preventivato, errori di proiezione, asimmetria, oppure a seguito di lifting, questa volta per la presenza di cicatrici ritenute grossolane, oppure per un eccessiva o insufficiente tensione cutanea oltre che per l’evidenza di asimmetrie post intervento. E ancora, non manca chi denuncia il medico a seguito di una liposcultura, notando avvallamenti, caduta di tessuti (per l’eccessivo svuotamento) o buchi o chi se la prende col professionista perché successivamente al trapianto di capelli nota una attaccatura innaturale, o un risultato “a ciuffi di bambola” (causato dal reimpianto dei capelli a ciuffetti anziché singolarmente). Insomma la possibilità per un chirurgo di essere citato per danni post operatori è molto alta. Ed aumenta in relazione alla tipologia di paziente e al risultato, talvolta miracoloso che egli si attende dall’intervento. La chirurgia estetica è una scelta non di necessità ma voluttuaria, spesso suggerita da una comunicazione, che si avvale di testimonianze entusiaste e sensazionalistiche, e che crea aspettative che non sempre possono essere soddisfatte. La mancanza di obiettività e di un pre-esistente equilibrio psichico, portano a richiede interventi invasivi che modificano l’aspetto del viso o del corpo in una maniera che non sempre soddisfa, e da ciò nasce una volontà di rivalsa che conduce a una denuncia alla magistratura, una cattiva recensione sulla rete, o il ricorso a un giornalista in cerca di scoop. Il consiglio per i chirurghi estetici è di esplorare preliminarmente le motivazioni psicologiche che portano alla richiesta di una correzione estetica, al fine di dire di no ai pazienti più problematici, ma lo stesso vale per gli operatori della carta stampata e delle televisioni, che farebbero meglio a indagare a fondo se sotto la frustrazione per un risultato che non accontenta il paziente non si celi una certa forma di depressione, o uno screzio paranoico che genera rabbia e una volontà di vendetta che possono indurre a mentire sulle promesse ricevute, anche alla luce di un possibile risarcimento economico punitivo. Cedere alla lusinga di un articolo “bomba”, senza aver fatto le dovute valutazioni sul soggetto che pretende giustizia, può costare la reputazione del professionista accusato, a torto o a ragione, ma vuol dire anche rischiare una grave e costosa condanna per diffamazione, ove si dimostrasse in un’aula di tribunale che l’intervento è stato fatto con perizia e diligenza, e che il danno è solo nella testa del denunciante. Perché, è inutile nasconderlo, a meno di uno sfregio o di una modifica veramente peggiorativa, tissutale, organica o funzionale, la valutazione estetica è estremamente personale ed emozionale. Attenzione quindi a chi prima dell’intervento ingigantiva l’importanza del suo originale difetto fisico, e che, successivamente, lo descriverà invece come irrilevante o minimo. Se guardando le foto del prima si nota che l’imperfezione era trascurabile, forse è un paziente già problematico, non alla ricerca di un buon risultato ma di se stesso. Un minimo elemento del naso che gli appare ancora imperfetto, una piccola asimmetria fra i seni, sono i suoi nuovi grandi problemi da rinfacciare al chirurgo, e da correggere altrove, da chi accetterà e prometterà di eliminare il difetto. Altro paziente scontento di cui un giornalista dovrebbe diffidare, è quello che mostrava prima, e ancora mostra, aspettative estetiche troppo alte, perché alla fine saranno sempre superiori al risultato ottenibile. Superfluo ricordare che il giudizio estetico non è di natura oggettiva, ma risente del punto di vista individuale che è estremamente variabile. Un altro aspetto da non sottovalutare è l’attitude del paziente che racconta di conoscere i migliori specialisti consultati navigando in rete, che è informato su tutto, mette a confronto le tecniche e i costi, perché è il tipo più propenso a denigrare il proprio chirurgo e a iniziare una causa pretestuosa. Altri tratti di personalità che dovrebbero allarme sono il narcisismo e la ripetitività ossessiva della lamentela che c’è stato sicuramente un errore. Le persone insoddisfatte tendono ad assumere un atteggiamento giustizialista e perseguitano colui il quale ritengono essere causa della loro infelicità anche quando le persone più care provano a convincerle che il risultato non è poi così male. In conclusione, il chirurgo estetico deve stare alla larga da queste potenziali fonti di guai, ma deve farlo anche il giornalista perché la sua responsabilità professionale è altrettanto seria.