Il paradosso della lassità cutanea

Continuiamo il nostro viaggio fra le parole con cui viene comunemente descritta la cute. Dopo aver raccontato il perché si dice che una pelle è spenta oppure stanca, oggi proviamo a spiegare perché si utilizza l’aggettivo pelle lassa. Il termine deriva dal latino laxus, traducibile con rilassatezza, e in questa connotazione si manifesta un primo quesito. In termini generali, infatti, una condizione di rilassamento rappresenta un aspetto fondamentale per la salute e per la capacità di guarire dopo un evento che l’ha messa in pericolo. Perché usare, allora, questo aggettivo per caratterizzare quello che è considerato un inestetismo del volto e di diverse parti del corpo, strettamente legato all’invecchiamento della pelle? La risposta arriva da un altro termine con cui si è soliti tradurre dal latino la parola laxus: allentamento. Ecco quindi che la parola lassità, in medicina, assume il significato di graduale cedimento strutturale di un tessuto, dovuto in maggior parte al naturale processo di crono-invecchiamento in cui si verifica un rallentamento del metabolismo dei fibroblasti che producono meno fibre collagene ed elastina, sostanze necessarie al mantenimento del normale trofismo cutaneo. Il calo della produzione di collagene inizia intorno ai 25-30 anni, mentre la diminuzione di acido ialuronico conduce a una cattiva idratazione dei tessuti, il che aggrava la lassità cutanea. Si ritiene che possa esistere una predisposizione alla lassità cutanea di natura congenita, che però è certamente accelerata dal passare degli anni. Nel tempo, infatti, a essere compromessi, in termini qualitativi e quantitativi, sono sia il derma che i sottostanti tessuti sottocutaneo, osseo e muscolare. è per questo che la pelle, invecchiando, tende a mostrare minor elasticità e ad apparire cadente, e quindi allentata, o meglio rilassata. Per contrastare questo fenomeno, pertanto, risulta indispensabile stimolare la pelle a produrre nuove fibre di collagene. Una forma di lassità acquisita è causata da diminuzione della elasticità delle fibre dermiche in seguito a lesioni che interrompono la loro continuità anatomica, come avviene per esempio nel caso delle cicatrici. Anche un edema dei tessuti può facilitare lo slittamento dei tessuti cutanei e sottocutanei verso il basso, per effetto della forza di gravità. Le aree più colpite sono soprattutto il volto, l’area sotto-mentoniera, il collo, l’addome, i glutei, le cosce e l’interno-braccia. Il fenomeno oltre che sulla pelle, dove si accompagna a perdita di elasticità e tono, può coinvolgere, però, anche i legamenti delle articolazioni anche a causa della continua azione della forza di gravità. Si spiega in questo modo la differenza tra quello che si ricordava in precedenza, ovvero il rilassamento attivo che serve ai tessuti per recuperare e alla mente per mantenersi flessibile e in in grado di funzionare al meglio, e il rilassamento passivo, dovuto a cedimento delle fibre che compongono i tessuti, e che risente in maniera molto negativa anche di uno stile di vita non sempre attento sia alla dieta – per esempio con un’alimentazione ricca in zuccheri semplici e proteine animali – di un’eccessiva esposizione solare che provoca danni cellulari e aumenta il livello di radicali liberi circolanti, dell’abuso di alcool o tabacco. L’inestetismo è molto comune, poi, soprattutto nelle persone che ingrassano e dimagriscono a seguito di diete ferree in tempi rapidissimi, inducendo uno stress metabolico che diminuisce l’elasticità cutanea. Diverso il caso in cui ad accentuare la lassità cutanea sia una condizione fisiologica speciale, la gravidanza, con tutti i suoi sbalzi ormonali. Questo inestetismo, che si manifesta da subito dopo il parto, rappresenta purtroppo uno dei maggiori incubi che assillano le neomamme e risulta solo parzialmente contrastabile tramite l’applicazione topica di cosmetici (creme nutrienti per ridensificare, rimodellare e ridurre le rughe; antiossidanti, stimolanti il microcircolo, rassodanti e stimolanti della tonicità e compattezza alla pelle). Buoni risultati si ottengono dedicando del tempo all’attività fisica, allo stretching e all’esercizio fisico per migliorare il tono muscolare, e in particolare con diversi trattamenti di medicina estetica: sul viso tramite filler in grado di riempire e sollevare i volumi nell’area malare e submalare, oppure su viso e corpo con sedute di radiofrequenza (RF) non invasiva che contrasta anche le rughe della zona perioculare e palpebrale stimolando il rinnovo cellulare e la produzione di nuovo collagene, con un’efficacia distensiva e rivolumizzante. Ai fini di completezza della presentazione, va infine ricordata l’esistenza di una forma ereditaria o acquisita del tessuto connettivo, caratterizzata da cute rugosa, ridondante, cadente e anelastica, particolarmente rara, nota come Cutis laxa, che spesso si associa ad anomalie scheletriche e dello sviluppo. La diagnosi differenziale principale per questa patologia si pone con le sindromi di Ehlers-Danlos, ma sintomi cutanei analoghi possono anche essere presenti nei pazienti con sindrome di Williams, pseudoxantoma elasticum, sindrome di Hutchinson-Gilford, sindrome di Barber-Say, sindrome di Costello, sindrome cardio-facio-cutanea e sindrome di Kabuki. Le forme ereditarie di Cute Laxa vanno distinte dalle forme acquisite, che sono generalmente precedute da orticaria, angioedema, malattia infiammatoria cutanea locale o generalizzata o reazioni di ipersensibilità ai farmaci. La corretta diagnosi delle forme ereditarie è essenziale per fornire una consulenza genetica alle famiglie per una eventuale diagnosi prenatale mediante analisi molecolare.