Dietro un naso chiuso può celarsi un malessere psicologico ma l’analisi strumentale resta fondamentale per escludere cause patologiche
del Dr. Pietro Gagliardi Dirigente Medico 1° livello Reparto Otorinolaringoiatria Ospedale Moscati, Aversa (CE)
Il corpo è il punto di collegamento diretto tra il nostro sé interno e il mondo esterno. Noi tutti, abbiamo bisogno di prendere confidenza con il nostro corpo e con le numerose possibilità che ci offre utilizzando al meglio ciò che abbiamo. Dietro un naso chiuso ad esempio, non sempre c’è una malattia organica. Le malattie dell’orecchio, naso e gola non possono essere inquadrate in maniera esaustiva con la semplice visita specialistica. L’otorinolaringoiatria è oggi una branca strumentale. Un mal di gola o una disfonia necessitano di una laringoscopia a fibre ottiche, di una laringostroboscopia, di una spettrografia e di una valutazione logopedia. Per la vertigine occorre un esame audiometrico, una impedenzometria, un esame vestibolare, una stabilometria, un inquadramento elettrofisiologico mediante potenziali evocati vestibolari. Vorrei richiamare l’attenzione su un sintomo molto comune che, a volte, esclude le patologie che lo riguardano, e che invece, possono essere espressioni di un disagio psicoemotivo. Si può avere un naso chiuso per cause ordinarie che non destano preoccupazioni, o per motivi più seri. La difficoltà respiratoria può insorgere improvvisamente o in modo graduale: a volte è il sintomo cardine delle vie respiratorie, soprattutto bronchiali e polmonari, altre volte di natura funzionale, come un fenomeno compensatorio, attuato per superare un ostacolo, per esempio, una deviazione del setto nasale. Spesso, nella pratica clinica, assistiamo a pazienti che dichiarano di non respirare in concomitanza con periodi di stress, situazioni di ansia esogena ed endogena e durante attacchi di panico (in questi casi, nell’accertamento diagnostico, non viene rilevato nessun danno anatomico all’apparato respiratorio). In realtà, occhi, orecchie, bocca, naso e pelle, sono organi che non svolgono solo la loro funzione, ma hanno giustamente una collocazione comunicativa. Agli occhi corrisponde la vista, all’orecchio l’udito, alla bocca il gusto, al naso l’olfatto, e alla pelle corrisponde il tatto. Questi organi ci consentono non solo di metterci in rapporto col mondo esterno, ma anche di interagire profondamente con esso, acquisendo stimoli che evocano i ricordi sedimentati nella memoria, e conseguentemente con la psiche e le emozioni. Per questa loro peculiarità e per la stretta correlazione con il sistema nervoso autonomo, sia con la parte simpatica che con quella parasimpatica, va da se che le manifestazioni cliniche sintomatologiche che interessano questi organi, presentano nel loro esordio, ma anche nel loro trattamento, quadri morbosi che possono mimare malattie che nulla hanno a che vedere con esse, correlate invece a uno stato emotivo. In sostanza i cinque sensi non sono solo organi percettivi. Si ritiene che le emozioni abbiano sede nel Sistema Limbico, specifica area del cervello nota anche come Cervello Emotivo, formato da svariate e interconnesse strutture cerebrali che insieme coordinano i compiti di: percepire, prendere consapevolezza, controllare ed esprimere le emozioni. Tra questi fondamentali sono: l’Ippocampo, sede della memoria emotiva che permette di ricordare le informazioni sensitive-sensoriali degli eventi vissuti; l’Amigdala, nota per la sua forma a mandorla, principale centro in cui vengono gestite le emozioni e dove ha origine la paura; l’Ipotalamo, i cui corpi mammilari ricevono impulsi dall’amigdala e dall’ippocampo, trasferendole al talamo; la Fornice, una fascia di fibre nervose che connette l’ippocampo con le altre regioni encefaliche, trasmettendo le informazioni emotive; e la Corteccia Limbica. Risulta difficile stabilire con precisione il lavoro svolto da ciascuna di esse; vi è infatti una cooperazione che permette di eseguire la funzione della regolazione emotiva. Ma, le emozioni sono anche collegate con un’altra parte importante del Sistema Nervoso: il Sistema Nervoso Autonomo, così definito perché concerne tutte quelle reazioni fisiologiche quali accelerazione del battito cardiaco, sudorazione, contrazione muscolare, attività gastrointestinale ecc, che si svolgono autonomamente, cioè indipendentemente dalla propria volontà. è facile individuare quando una persona prova una determinata emozione. A livello fisiologico, vengono innescate delle reazioni su cui non si ha alcun controllo: chi ha paura, per esempio, improvvisamente presenta aumento della sudorazione, tremore muscolare, accelerazione del battito cardiaco, ma anche nodo alla gola e naso chiuso. Questo dimostra come la nostra condizione psichica sia strettamente legata a quella fisica. Alcune scienze come la psicosomatica e la meta-medicina permettono d’interpretare i sintomi attraverso la relazione organi-emozioni, e decodificare i vari messaggi sottostanti.
Tanti i lavori pubblicati su questo tema, ma alcuni meccanismi, restano ancora misteri da svelare. Un recente studio pubblicato sul Journal of Neuroscience, ha mostrato per la prima volta, come il respiro possa influenzare la memoria e le emozioni. Nello specifico, il ritmo del respiro crea un’attività elettrica nel cervello che influenza positivamente il giudizio emotivo e il richiamo alla memoria a conferma della connessione tra la respirazione e le aree cerebrali coinvolte nella memoria e nelle emozioni. Va citata anche la scoperta di un gruppo di ricercatori della Northwestern University, che hanno condotto uno studio su sette pazienti con epilessia in attesa di intervento neurochirurgico. Per trovare l’origine delle loro crisi convulsive, è stata eseguita un’indagine con EEg (elettroencefalogramma) intracranica; ciò ha evidenziato che i segnali elettrici registrati, mostravano delle oscillazioni dell’attività cerebrale legati alla respirazione (aree cerebrali coinvolte nella memoria, nelle emozioni e nell’elaborazione degli stimoli olfattivi). In seguito a questi e molti altri studi e teorie, attualmente si ritiene che le emozioni siano delle risposte psicofisiologiche attraverso cui l’organismo risponde a ciò che gli accade intorno, specie se si tratta di cambiamenti ed eventi significativi. Ecco perché l’approccio al paziente, con sintomi che riguardano gli organi della comunicazione, non deve essere solo di tipo strumentale ma è determinante un counselling conoscitivo. Nell’approfondire la malattia, più che la centralità del paziente bisogna parlare della centralità della persona, perché prima di eliminare il sintomo, bisogna agire sulla memoria del dolore che la stessa malattia procura. Perché dietro il sintomo o la malattia di un organo, c’è la persona nella sua interezza, con il suo vissuto e le sue emozioni.