Una corretta conoscenza dei processi alla base dell’aging è spesso messa a rischio da credenze e teorie sbagliate che circolano su internet
Se si confronta la foto di una cinquantenne che viveva in Italia agli inizi degli anni ‘60 del secolo scorso con quelle di una donna di pari età di oggi, le differenze che saltano agli occhi non riguardano solo l’abbigliamento e lo stile dei capelli, ma soprattutto l’età dimostrata. Oggi – possiamo dire – s’invecchia meglio e le persone ci tengono di più alla propria immagine. Merito di un’alimentazione più bilanciata, di uno stile di vita che lascia più spazio all’attività fisica e alla cura di sè, di una maggiore conoscenza dei processi biologici che, nelle varie fasi della vita, sottendono a alle trasformazioni corporee e cutanee. Si è inoltre trasformata la percezione che la società mostra nei riguardi di quella che allora si chiamava terza età e cominciava appena dopo i cinquant’anni, mentre ora si parla di quarta e anche di quinta età. Attualmente è opinione diffusa che bisogna imparare a invecchiare, fin da giovani. E non è solo un fenomeno italiano ma globale: lo scrittore e filosofo colombiano Nicolás Gómez Dávila ha scritto: “invecchiare con dignità è un compito da svolgere istante per istante”. Un altro scrittore, stavolta svizzero, Henry Frédéric Amiel sostiene che: “saper invecchiare è il capolavoro della saggezza, e una delle cose più difficili nell’arte difficilissima della vita”. Pensieri non banali, specie in un periodo storico come quello in cui ci troviamo a vivere. L’età media italiana è oggi di 84 anni ma il club degli ultracentenari si arricchisce di sempre nuovi membri. I progressi della medicina, soprattutto quella preventiva, hanno ottenuto risultati eclatanti nella preservazione del fisico e della mente (è in corso di sperimentazione un vaccino sull’Alzheimer che oltre a prevenire il processo neurodegenerativo si spera possa addirittura invertire la perdita di memoria) mentre sono sotto gli occhi di tutti i risultati ottenibili dalla medicina estetica, attenta a preservare l’esteriorità del paziente rallentando da una parte gli effetti dell’aging e dall’altra sostenendo i tessuti in modo da restituire un aspetto naturalmente giovane. A questo punto è possibile affermare che una delle armi per contrastare i segni dell’età che avanza è soprattutto il livello di conoscenza che si possiede nei riguardi dell’aging. Che si tratti di invecchiamento biologico, mentale o fisico, tanta strada è stata fatta da quando furono identificati i processi alla base dell’assottigliamendo della pelle e dello stato corneo nonché della perdita di idratazione. E perché le strutture dermiche si rinnovano meno negli anni compromettendo la compattezza del tessuto; perché insorgono le rughe e di quanto sia fondamentale il ruolo di riempimento del grasso sottocutaneo e dei muscoli, che invecchiando perdono la loro funzionalità. Oggi, possedendo le giuste informazioni, s’invecchia meglio e più lentamente, e quindi la conoscenza si rivela il miglior rimedio antiaging. Un rimedio a basso costo, considerato che le informazioni ormai non sono solo a uso esclusivo del medico ma alla portata di tutti, rimbalzate tra social, approfondimenti televisivi e riviste. Cosa ostacola che tutti ne godano i benefici? Non è certo una questione di età, perché, ricorrendo a un’altra citazione: “non si smette mai di imparare”, ma tanta colpa ce l’hanno le errate credenze, le teorie sbagliate, i falsi miti, nei cui riguardi anche i medici faticano a fare chiarezza. Si crea infatti il seguente paradosso al cui interno è difficile muoversi: rinunciare a una spiegazione veritiera è poco professionale; farlo in modo affrettato, lasciando il paziente con le sue errate convinzioni, è poco etico; farlo proponendosi come la fonte della verità è da arroganti. Prendiamo a esempio una delle false credenze più dure a morire: che a causare le cosiddette rughe d’espressione sia la mimica facciale e quindi il movimento dei muscoli sottocutanei. In realtà è vero il contrario, perché, come sappiamo, a formarle non è il movimento bensì ciò che avviene nella fase immediatamente successiva che coincide con il rilassamento cutaneo. Le rughe d’espressione sono infatti le depressioni della pelle che rimangono visibili per un certo tempo dopo aver assunto una espressione, creatasi mediante la contrazione di specifiche fibre muscolari dopo il rilascio del neurotrasmettitore Acetilcolina nella sinapsi neuro-motoria. Dopo una contrazione, i muscoli facciali tornano al loro stato di riposo e le rughe di espressione si distendono. Con l’età, però, si verificano cambiamenti funzionali nelle cellule muscolari, che portano a una diminuzione della qualità dei muscoli facciali e a un conseguente rallentamento del processo di rilassamento. I muscoli non riescono più a recuperare completamente lo stato iniziale e il tempo di rilassamento dopo la contrazione aumenta, rendendo le rughe visibili più a lungo. Altrettanto complesso può essere chiarire le idee su foto-invecchiamento, inquinamento e fumo come alcune delle principali cause del processo di invecchiamento della pelle. Ancor più difficile può risultare lo spiegare il conseguente processo infiammatorio. Quando si parla di quest’ultimo, infatti, la convinzione più diffusa, alimentata da internet è che si tratti di un meccanismo tipico dell’immunità innata, che s’instaura in presenza di agenti patogeni e di un danno tissutale. La verità è che l’inflammaging è un processo infiammatorio basale cronico collegato a un accumulo di cellule cutanee senescenti, la cui morfologia e le funzioni metaboliche si sono modificate, hanno smesso di replicarsi e divengono resistenti all’apoptosi. Di contro, producono diverse citochine pro-infiammatorie che coinvolgono le cellule vicine generando un progressivo deterioramento del tessuto. A livello epidermico ciò si traduce in una alterazione della barriera cutanea con conseguente disidratazione e discromie, a livello dermico, invece, i fibroblasti perdono la capacità di generare nuovo collagene mentre le fibre ormai vecchie tendono a frammentarsi causando perdita di tono ed elasticità. Tutto questo porta alla formazione delle depressioni cutanee e quindi delle rughe. Ma la domanda ancor più complessa è: il trattamento che ho scelto è valido? Le promesse di ringiovanimento proposte al paziente sono migliaia. Semplici creme, protocolli elaborati e associazioni di prodotti per cui la pelle può uscirne ancor più stressata, con i pazienti sempre più confusi. E allora? Lo ripetiamo, ancora una volta, il suggerimento da dare è quello di migliorare la propria conoscenza, diffidare delle promesse miracolistiche e scegliere il percorso più adatto alle proprie esigenze. Prevenendo ed evitando comportamenti scorretti, proteggendosi dal sole, idratandosi il più possibile e scegliendo per la skin care quotidiana, formulazioni con un solido background scientifico e rigidi protocolli di controllo e sicurezza. Perché, invecchiare è un diritto ma farlo bene un dovere.