La pratica estetica che contempla l’inoculazione sottocutanea di pigmenti bioriassorbibili per scopi estetici può essere denominata in una molteplicità di modi diversi: “dermopigmentazione” o “micropigmentazione”, “PMU” (acronimo di “permanent make-up”) oppure “TPC” (“trucco permanente cromatico”) e ancora “trucco permanente”, “trucco semi-permanente” o anche “tatuaggio estetico correttivo”. Quale che sia la dicitura scelta, tutte quelle enunciate rimandano alla medesima pratica del tatuaggio estetico, che prevede diverse possibilità. Per esempio, rientrano nell’ambito della dermopigmentazione trattamenti finalizzati alla realizzazione permanente di un tratto di eye-liner, della ricostruzione di un’areola mammaria post mastectomia, di un effetto rossetto sulle labbra, oppure della ricostruzione e/o ridefinizione di un’arcata sopraccigliare. In base al tipo di trattamento effettuato, il trucco permanente può essere classificato come estetico, ricostruttivo e infine correttivo, qualora venga realizzato per correggere appunto un lavoro effettuato precedentemente da un altro operatore. Solo una tecnica, a livello di make up sopraccigliare, può però svolgere tutte le funzioni citate: il microblading. Una metodica che può essere impiegata sia su un sopracciglio totalmente sprovvisto di peli, sia per ricostruirne soltanto delle aree mancanti, altrimenti semplicemente per bilanciare due sopracciglia fra loro asimmetriche. Specialmente per quanto riguarda la tecnica “pelo a pelo”, la sua naturalezza è a dir poco ineguagliabile, per quanto sia doveroso sottolineare che non è proprio adatto a tutti i tipi di pelle. Di questo e di tutti gli altri possibili aspetti riguardanti l’impiego del microblading, parla il libro a opera del Make-up Artist Rossano De Cesaris (32,30 Euro, Edizioni LSWR). Dalle fasi di preparazione e di realizzazione pratica alla scelta degli strumenti, dai pro e i contro rispetto alle metodiche tradizionali fino alla gestione di eventuali controindicazioni: il testo tratta un ampio ventaglio di tematiche, istruendo il lettore sulle modalità più efficaci di intervento. Senza dimenticare la dimensione visagistica del discorso, ossia la valutazione sull’adattamento della forma delle sopracciglia alle esigenze del volto, nella consapevolezza che quando si decide di “creare” su un volto non esistono forme standardizzate.