Sui media si parla poco di igiene maschile e del rapporto fra pulizia e benessere. Ma anche lavarsi può creare problemi
di Giulio Biagiotti, andrologo – Perugia
Qualcuno sostiene che la nostra civilta’ inizia quando l’uomo comincia a lavarsi per vivere in comunita’. La storia del genere umano potrebbe essere raccontata attraverso i rituali e i modi di fare il bagno e curare la propria immagine. Per certo, la parola igiene deriva dal greco e significa protezione e miglioramento della salute. Piu’ recentemente pero’, quando si parla di igiene, specie se intima, ci si riferisce soprattutto a quella femminile e mai a quella maschile. Perchè? La stessa letteratura medica è alquanto scarsa in proposito e tende a tralasciare il rapporto che l’igiene ha con il benessere e la salute di un maschio. Per coprire questo gap, è doveroso fare un breve cenno alla fisiologia dell’apparato genitale maschile, necessario per chiarire i comportamenti igienici, diversi nelle varie popolazioni, e le basi di una corretta detersione del pene. Non basta perciò dire che l’elemento fondamentale è l’acqua e che la scarsita’ o l’abbondanza di questo bene comune determina il comportamento sociale. Va infatti ricordato che alla nascita il prepuzio ha la caratteristica di essere letteralmente incollato al glande, di essere sovrabbondante e di terminare con un restringimento che lascia libero il solo meato uretrale. Inaccessibile quindi anche all’acqua. Le motivazioni biologiche dell’evoluzione in questo senso sono chiare. Un bambino, per molti mesi dopo la nascita, non ha il controllo degli sfinteri e, anche se si ha l’opportunita’ di cambiarlo molto spesso, i genitali si trovano a stretto contatto con le feci. Inoltre l’ammoniaca presente nelle urine costituisce un ulteriore fattore irritativo, solo in parte controbilanciato dagli oligosaccaridi. Appare quindi evidente che il prepuzio adeso al glande ha la funzione di protezione. La sostanza che, per così dire, permette la perfetta aderenza è il collagene nel quale è possibile ritrovare quantità non trascurabili di lisozima, vero antibiotico e antivirale naturale. Il pene, nei tre anni successivi alla nascita, cresce di un paio di centimetri e rimane a queste dimensioni fino alla puberta’. Nello stesso periodo, l’adesione del prepuzio al glande si riduce progressivamente, così come si allarga la naturale fimosi, fino a rendere possibile la completa retrazione. Tale processo è estremamente variabile da individuo a individuo, potendo terminare naturalmente anche poco prima della puberta’. Durante la crisi puberale, il pene ricomincia a crescere e, nel giro di un paio d’anni, raggiunge le dimensioni definitive. Il prepuzio non sempre segue di pari passo questa crescita, poichè già sovrabbondante all’inizio. Nella maggior parte dei casi viene raggiunto un buon equilibrio. Non va dimenticato che, parte integrante del prepuzio, è il frenulo. Il suo nome (frenum preputii) ne spiega la funzione: serve di fatti da freno alla retrazione del prepuzio stesso. A questo punto, è obbligatorio esaminare, al di la’ delle motivazioni etnico-religiose, le ragioni igieniche della circoncisione. Gli attuali sostenitori, in prevalenza nord-americani, basano la loro convinzione su alcuni dati scientifici, ormai obsoleti, che indicano come la pratica eviti la permanenza dello smegma e faciliti l’igiene. Tuttavia il cancro del pene ha un’incidenza bassissima prima dei 65 anni, sia nei circoncisi che nei non circoncisi, in quanto è correlato all’infezione da HPV e al tabagismo. Cio’nonostante la Società Americana di Pediatria raccomanda ancora la circoncisione come presidio igienico. I sostenitori della conservazione del prepuzio hanno altrettanti argomenti, il principale dei quali è il rispetto della funzione di protezione del glande. Potrebbe sembrare superfluo ricordare quanti circoncisi siano morti per carenza di asepsi od abbiano riportato serie mutilazioni. Nel Terzo Mondo, poi, la circoncisione, così come l’infibulazione, è raramente praticata dalla classe medica, ma effettuata durante riti religioso-tribali. Il dolore, il sanguinamento e le infezioni possono provocare, oltre al trauma psicologico che il bambino ricorda per anni, anche guarigioni cicatriziali tali da ridurre la superficie della mucosa in grado di avere attivita’ sensoriale esogena. Per inciso, un altro motivo che i sostenitori della circoncisione adducono come soluzione per l’eiaculazione prematura. E’ del resto vero che il glande, tolta la protezione del prepuzio, ha un’iniziale aumento di sensibilita’, che poi diminuisce notevolmente situandosi ad un livello inferiore al normale. Ovvio vantaggio nella giovane età, ma vero handicap dopo i 50 anni, quando ciò si aggiunge alla naturale diminuzione della sensibilita’. Evidente la conseguente difficoltà e il ritardo nel raggiungimento dell’orgasmo più rari nel soggetto non circonciso. Eliminata la discriminante della circoncisione, va detto che l’igiene del pene è differenziabile per classi di età. Nel bambino si fonda sul rispetto della fisiologia e sulla delicata detersione delle parti a contatto con le feci, senza forzare il distacco del glande dal prepuzio. Una eventuale correzione chirurgica delle malformazioni qualora presenti, andra’ effettuata dopo la puberta’ e comunque prima dell’inizio dei rapporti sessuali, quando il trauma psicologico diventa minimo. Nel periodo invece in cui si ha un parziale scollamento è importantissimo lavare, sempre con delicatezza, la parte scollata, eventualmente aiutandosi con una siringa a punta arrotondata o con l’acqua in leggera pressione per asportare lo smegma e le sostanze tossiche che possono irritare le mucose. Un prepuzio regolare è morbido, elastico, si retrae con facilita’ e ritorna da solo in posizione di protezione del glande. Il soggetto adulto che non si lava intimamente e non effettua la detersione dello smegma incorre nella possibilità di sviluppare patologie batteriche e virali locali molto più di chi si lava o è circonciso. Altrettanto frequente, seppur meno noto, è il riscontro di patologie da eccesso di detersione. L’uso troppo frequente di saponi con basi lavanti eccedenti in tensioattivi può portare a balaniti e balanopostiti, dovute alla azione erosiva sulle sostanze oleose che le mucose stesse producono in modo da formare una barriera fisica nei confronti di batteri, funghi , virus e delle sostanze tossiche presenti tra l’altro nei coloranti dei tessuti usati per gli indumenti intimi e nei residui di detersivo non ben risciacquato durante il loro lavaggio. Appare quindi quanto mai opportuno che l’industria proponga dei detergenti dedicati alle tre fasce di età (infante, adolescente, adulto) formulati in modo da rispettare le necessita’ di detersione e l’assenza di danni. Ma ciò, oggi, può non bastare: il continuo aumento dell’aspettativa di vita rende necessario e opportuno puntare alla formulazione di detergenti per la terza e quarta età.