Al di là della discussione di ordine filosofo-morale se sia più o meno giusto interferire con il corso della natura,contrapponendosi alle modifiche fisiologiche che si verificano in gravidanza, a quali donne andrebbe prescritta una terapia ormonale sostitutiva , a tutte o solo a quelle che sono a rischio patologico di tipo osteoporotico o cardiovascolare ?
Dr P. Lippa e del Dr V. Artore
La semplice comparsa di vampate, ipotrofia vulvo-vaginale e depressione climaterica non giustificano di per se il ricorso alla terapia sostitutiva e poichè questo tipo di trattamento preventivo non è indenne da rischi, va quindi utilizzato soprattutto quando ci sono seri indizi che la donna potrebbe, nel corso degli anni post-menopausa, andare incontro a un reale aggravamento del proprio stato di salute. In particolare se le donne presentano una tendenza alla demineralizzazione ossea o hanno già avuto in età pre-menopausa una patologia cardiovascolare (angina pectoris, ipertensione arteriosa, ) o se sono affette da ipercolesterolemia o ipertrigliceridemia resistenti a dieta e farmaci specifici, diabete mellito, gotta o obesità.La valutazione del rapporto fra il potenziale , e mai completamente smentito, rischio farmacologico creato dalla assunzione continuativa per anni di ormoni sintetici ( cancri del seno, dell’utero o del colon) e i benefici somatici e psichici che si possono ottenere, spetta al medico curante e va fatta dopo l’esecuzione di una batteria di indagini diagnostiche che valutino il rischio individuale della paziente.
Nel caso la sostituzione sia considerata necessaria va ordinata il più presto possibile ed interrotta prudenzialmente dopo 4-5 anni di cura.
Potenziali benefici della somministrazione in menopausa:
- Abbattimento dei sintomi neurovegetativi (vampate-sudorazione).
Protezione cardiovascolare (per effetto vasodilatatore ed antiaterosclerosi) - Effetto antiosteoporosico
- Effetto trofico cutaneo (protezione estetica)
- Effetto trofico vie urinarie
- Effetto trofico vaginale
- Effetto tonico mentale
- Interferenza positiva sulla sessualità (effetto periferico genitale e centrale psicoemozionale).
- Controindicazioni alla terapia ormonale sostitutiva
- Presenza di un rischio specifico di carcinoma del seno, di patologie dell’utero (miomi, fibro-miomi, endometriosi) o perdite di sangue vaginali.
- Malattie del circolo venoso ( varici, trombosi venose e pericolo di embolie polmonari)
- Epatiti, epilessia, cefalea di tipo tensivo, emicrania, calcolosi biliare.
Come in ogni altro caso, l’inizio della cura va fatto solo dopo che la paziente ha rilasciato un consenso informato con cui dimostra di aver compreso al meglio quali sono rischi e benefici a cui va incontro.
La via transdermica rappresenta una modalità ben accetta di somministrazione estrogenica in menopausa perché vissuta dalla donna come meno medicalizzata rispetto alla più tradizionale terapia orale. L’estrogeno pìiù usato è l’estradiolo ad una dose media 50-100 microgrammi, due volte la settimana. Di recente è stato introdotto un nuovo sistema, a matrice, che rispetto a quello precedente a serbatoio è cosmeticamente più attraente, più sottile, trasparente e più flessibile.
Rilasciando, attraverso la pelle, direttamente il principio attivo nel sangue, consente livelli sierici di estradiolo costanti, meno legati alle variazioni climatiche e soprattutto evita il passaggio dell’ormone nel filtro epatico. Esso assicura infine una riduzione significativa delle reazioni locali ed una maggiore adesività. La via transdermica, inoltre, diventa la via elettiva di somministrazione nei casi di ipertrigliceridemia e mostra minor effetto anche sui parametri della coagulazione.
Agli estrogeni per via orale si tende sempre ad accoppiare ormoni progestinici, specialmente i C-21- derivati , che per il loro antagonismo verso tutte le azioni degli estrogeni attenuano il rischio cancerogeno per il seno e sulla mucosa dell’utero, riducendo la concentrazione dei trigliceridi nel sangue, ma portano con se un minimo rischio di accentuare la comparsa di sintomi di vilizzazione ( peluria, calvizie, obesita mascolina).
Psicologia e menopausa, rapporti con il proprio corpo
La menopausa coincide con un importante cambiamento nella biologia femminile, e la donna va incontro anche a modificare l’immagine che ha del proprio corpo. Vengono sempre più ossessivamente notate, e con un crescendo di apprensione, la disidratazione della cute, la diminuzione del suo spessore, la comparsa di rughe, la secchezza vaginale, l’aumento ponderale, la perdita di tonicità dei muscoli e dell’elasticità del movimento. Sembra un bollettino di guerra.
Non è facile accettare tutto ciò perché l’aspetto esteriore del corpo, la bellezza estetica e l’avvenenza sono oggi più che mai un mezzo di relazione con l’ambiente circostante e la pelle è diventata un linguaggio non verbale che si esprime sempre di più come strumento di comunicazione. Quando il nostro corpo non risponde più ai canoni estetici o ideali, può diventare fonte di sfiducia, vergogna ed autosvalutazione.
Se non è semplice e tantomeno immediato, un adattamento ad una diversa realtà esterna e sociale, tanto meno lo è nella sfera psicologica. Il buon rapporto tra l’IO ideale e l’IO reale che deriva da un sereno rispetto di alcune leggi naturali e biologiche tra cui certamente la menopausa non è diversa dalla crescita di peso in gravidanza o dalla comparsa delle prime rughe, viene in questo caso messo maggiormente in seria discussione. Più volte le preoccupazioni che derivano dalla scarsa accettazione dell’evento, vengono esorcizzate con un eccesso di trattamenti estetici, con l’adozione di diete e l’ossessivo ricorso a palestra o piscina che certamente portano sicuro miglioramento alla qualità della vita della donna in postmenopausa. Ma se una cosa è il continuare ad avere premura dell’efficienza di tutte le parti del corpo, tutti gli studi di carattere psicologico dicono che se nella donna in postmenopausa l’immagine corporea interna è sana, difficilmente le modificazioni esteriori, contro cui si cerca di combattere, riescono a influire patologicamente.