Patologie vulvari: pediculosi del pube

Durante l’estate i comportamenti subisco modificazioni che possono essere viste come forme di trasgressione.
Un teologo casertano stila una lista dei comportamenti sbagliati.
Meglio sarebbe informare correttamente i ragazzi su quello che la promiscuità, non solo sessuale, può produrre: per esempio la pediculosi del pube.

Prendo il sole… mi scotto nonostante abbia messo la crema. Faccio un bel bagno al mare… mi punge inaspettatamente una medusa. E a essere un pò troppi promiscui nelle relazioni interpersonali, per consolarsi da ciò che è accaduto sulla spiaggia, si rischia di essere considerati di dubbia morale. Pensavamo che la liberazione sessuale e dei costumi avessero spazzato via alcuni pregiudizi, ma evidentemente non è così. In occasione delle celebrazioni di papa Giovanni Paolo II, in nome di Maria Goretti, riguardo al bisogno di recuperare i valori della castità, soprattutto fra i giovani, c’è chi ha prontamente trasformato il tutto in un “decalogo del perfetto vacanziero cattolico”.

L’idea è di un teologo casertano che ha elaborato una sorta di dieci comandamenti, alcuni dei quali consigliano, per evitare qualsiasi tentazione, di non uscire con persone che considerano lecita la libertà sessuale, di non abbigliarsi in modo eccentrico soprattutto se si ha un fisico eccellente, o di non partecipare a riunioni di gruppo il cui scopo unico è quello di favorire l’approccio sessuale. Non viene specificato se fra queste è da annoverare anche una semplice cena al ristorante in cui al tavolo vi sono tante donne quanti uomini.
Non sta a chi si occupa di medicina dare giudizi morali, ma viste le statistiche, ci sembra che ci siano ben altri argomenti per convincere i giovani ad attuare comportamenti più sani, e meno rischiosi.

Per esempio spiegando nelle scuole le reali conseguenze legate ai rapporti sessuali non protetti o a situazioni di promiscuità, anche non sessuale, che in estate, fra in campeggio o al mare, possono verificarsi con facilità dando luogo a manifestazioni cliniche evidenti e fastidiose.
Prendiamo a esempio una patologia non eccessivamente grave, la pediculosi del pube, ma di cui poco si parla ai giovani nelle riviste loro dedicate. Lo facciamo traendo le informazioni dal “Trattato di patologia vulvare” edito dalla SEE Editrice medico scientifica di Firenze

La pediculosi del pube è dovuta al Phtirius pubis (pediculus pubis), lungo 2 mm e largo 1.5, dunque visibile a occhio nudo. Un parassita umano trasmissibile per contatto sessuale o tramite coperte, lenzuola, sacchi a pelo, vestiti, il cui corpo e le cui uova sono strettamente aderenti ai peli del pube. I pidocchi sono immobili e in corrispondenza dello sbocco del follicolo pilo-sebaceo pungono la pelle, dunque il sintomo caratteristico è il prurito, a volte leggero, altre volte incoercibile, che provoca l’istinto di grattarsi in modo compulsivo.
Altre zone, ma meno frequenti, che possono essere scelta come “dimora” dal pediculus pubis sono le ciglia, le sopracciglia, il cuoio capelluto e ogni zona pilifera. La presenza del parassita è segnalata da una modesta reazione eritematosa o pustolosa in sede follicolare. Talora sono presenti, oltre alle lesioni da grattamento, le cosiddette “macchie cerulee”: si tratta di macchie di colorito bluastro, d’ampiezza variabile (lenticolari) riscontrabili sul pube, sull’addome, e sulle cosce. Sono dovute a depositi nel derma di un prodotto di trasformazione dell’emoglobina, di colorito verdastro, che si forma per l’azione di un enzima inoculato con la saliva del parassita al momento della puntura. La diagnosi è facile: nello stadio iniziale, con la lente e il colposcopio è facile vedere il parassita adesso alla cute alla base del pelo (da cui il termine popolare “piattola”).

In fase più avanzata si rendono visibili sia le lendini (uova), fusiformi, traslucide o grigiastre ben aderenti ai peli, sia le macchie cerulee. La terapia si basa sull’uso di shampoo e di polveri aspersorie a base di permetrina 1% o malathion allo 0,5% e di piretro. è necessario applicare la polvere la sera diffondendola su tutta l’area per 3 giorni consecutivi facendo precedere l’applicazione da un accurato lavaggio con shampoo che va lasciato sulla pelle per qualche minuto. Il trattamento va ripetuto dopo 7 giorni, la rasatura dei peli non è necessaria.
Ci sentiamo di aggiungere qualcosa di molto importante a quanto scritto dagli autorevoli Autori del Trattato. Riguardo la componente psicologica che va tenuta presente quando un ragazzo o una ragazza molto giovani, scoprono di essere infestati dalle piattole. A colpevolizzarli o a isolarli, si corre il rischio di trasformare un problema, di per sè clinicamente poco rilevante, in un qualcosa di molto più angosciante, in cui le componenti igieniche e relazionali, possono prevalere, dando luogo a sensi di colpa, di angoscia o di vergogna. Rischiando di segnare per la vita non la salute dei ragazzi, ma la loro capacità di vivere in comunità, serenamente, condividendo con gli altri non solo spazi e oggetti ma anche una sana vita sessuale.

Il Trattato di patologia Vulvare con competenze ginecologiche, dermatologiche e psicologiche di F. Anglana, P. Lippa, S. Ronca, M. Pelisse, S. Dietrich, G. Ferranti, P. Inghirami, V. Milite e R. Senatori e numerosi altri coautori, è stato pubblicato dalla SEE Editrice medico scientifica di Firenze.
Attualmente sono stati stampati i primi due e si prevede che l’opera sarà completa nei suoi cinque volumi, ricchi di foto e belle illustrazioni, entro il 2004. Il Trattato descrive magistralmente le malattie infettive del distretto vulvo-vestibolo-vaginale, ognuna divisa per sintomatologia, diagnosi e terapia.
Per il medico dubbioso, sarà dunque sufficiente aprire uno dei volumi per trovare i preziosi suggerimenti degli autori, correlate da una curata iconografia. L’argomento è di crescente interesse per motivi di ordine clinico-epidemiologico e socio-sanitario e sono presentate foto e casi clinici inediti.

Le patologie sono molto eterogenee e spesso di carattere cronico-recidivante tanto da creare situazioni difficili anche a livello
psicosomatico: ecco perché si parla anche degli aspetti legati alle condizioni psicologiche dei pazienti, che spesso ostacolano o, al contrario, aiutano a ottenere un pieno, o sicuramente più completo, successo terapeutico. Definire e inquadrare le patologie, fornire gli strumenti e i metodi diagnostici, puntualizzare gli aspetti atipici e fornire gli elementi di terapia sono gli obiettivi, pienamente raggiunti, che gli autori hanno posto come basi alla stesura di questa utile pubblicazione da cui abbiamo tratto le informazioni e le foto pubblicate in questo articolo.