Microbioma: la mappa dei batteri cutanei

La salute della nostra cute dipende anche dall’equilibrio fra i microbi presente sulla sua superficie. Un articolo su Science delinea una nuova geografia microbica.

di Silvia Soligon

I fattori alla base dello sviluppo delle malattie della pelle sono diversi: la presenza di grassi, il sudore, il sebo e il pH. Oltre a ciò è noto che i microbi presenti sulla cute sono determinanti per l’insorgenza di alcune patologie; si pensi al fatto che l’impiego di prodotti igienici e detergenti possono modificare i rapporti di forza fra specie diverse, modificarne le condizioni di vita e che quelli contenenti antimicrobici sono entrati da tempo nella routine per risolvere comuni problemi alla pelle del viso. L´efficacia di questi prodotti si basa sulla natura stessa di molti disturbi che sono causati proprio dai microbi presenti sulla pelle, quindi, la loro eliminazione ne previene l’insorgenza. Questo non vale solamente per il viso, ma per l’intera superficie cutanea. Anche le ghiandole sebacee presenti nel cuoio capelluto, sul petto e sulle spalle sono abitate dai batteri responsabili dell’acne. Recentemente uno studio pubblicato da Science ha descritto una vera e propria mappa di quello che può essere definito il microbioma della pelle, ossia l’insieme dei diversi microrganismi che popolano i vari distretti anatomici.

Microbioma: la mappa dei batteri cutanei
La ricerca condotta da Elizabeth Grice e colleghi si è basata sul fatto che molti disturbi dermatologici sono tipici di alcune zone del corpo, come il gomito nel caso della psoriasi e degli eczemi. Per questo motivo è stata effettuata un’analisi dettagliata dei microbi presenti in tre tipi di aree: quelle sebacee (come la zona fra le sopracciglia, le spalle e il canale uditivo esterno), quelle umide (come il cavo ascellare, l’interno del gomito, le pieghe inguinali e l’ombelico) e quelle secche (come la parte interna dell’avambraccio e le natiche).
Ciò ha permesso di investigare aspetti interessanti riguardanti la variabilità della flora batterica cutanea a seconda del tipo di zona presa in considerazione e tra un individuo e l’altro. I microbi che sono stati identificati sono actinobatteri (51,8%), firmicuti (24,4%), proteobatteri (16,5%) e bacteroidi (6,3%), per un totale di 205 generi diversi, di cui ben il 62% corrisponde a corinebatteri (22,8%), propionobatteri (23,0%) e stafilococchi (16,8%). Nelle zone sebacee è stata rilevata una predominanza di propionobatteri, che possono causare disturbi come l’acne e stafilococchi, responsabili, a esempio, di dermatiti; i siti umidi sono, invece, particolarmente ricchi di corinebatteri, che possono provocare la formazione di ulcere nella pelle.

Infine, nelle zone secche c’è una popolazione mista di batteri, con una prevalenza di b-proteobatteri e flavobatteri. In generale, i siti sebacei presentano una minor diversità e sono meno popolati rispetto ai siti umidi e secchi. Le differenze da persona a persona dipendono, invece, dalla zona considerata: i siti maggiormente variabili sono lo spazio interdigitale, la zona dell’alluce, le ascelle e l’ombelico, mentre quelli più simili tra individui diversi sono la piega alare, l’interno delle narici e le spalle. I fattori che possono modificare il microbioma sono le condizioni igieniche, i lavaggi e la detersione, l’esposizione ad antibiotici e cambiamenti nello stile di vita e, di consequenza, tutti questi elementi possono essere causa di alcune malattie. Prendiamo come esempio il caso dei foruncoli, infiammazioni causate dallo stafilococco che si sviluppano in corrispondenza di un follicolo pilo-sebaceo.

Come è noto, a ogni follicolo pilifero è associata una ghiandola sebacea che ha il compito di produrre il sebo che protegge la superficie cutanea dalle aggressioni, anche di tipo batterico. Nonostante questi sistemi protettivi, a volte si realizza il processo infiammatorio della follicolite, che può dare origine ad un foruncolo. Questa infezione superficiale dei follicoli può scatenarsi quando le condizioni igieniche della pelle vengono trascurate, a causa di alterazioni dei livelli ormonali o in presenza di alcune patologie. Altro esempio significativo è quello della dermatite atopica, che si sviluppa all’interno del gomito e dietro al ginocchio, punti in cui sono state rilevate una maggiore densità e variabilità di microbi. Al contrario, nel caso dei siti in cui si manifesta in genere la psoriasi (ombelico, pieghe dei glutei, zona occipitale, gomiti e ginocchia), non è stato possibile identificare caratteristiche comuni alle popolazioni batteriche presenti in queste aree. Non è da sottovalutare, inoltre, il fatto che alcuni batteri presenti sulla pelle possano dare origine a infezioni a livello sistemico.

È questo il caso dello Staphylococcus aureus, che si trova nella narice e costituisce, attualmente, un problema clinico rilevante perché può presentarsi in una forma resistente all’antibiotico meticillina e, quindi, può essere difficile da trattare. In conclusione, conoscere il microbioma è un punto di partenza importante per comprendere le cause alla base di alcune patologie dermatologiche. È fondamentale, però, ricordare che la flora microbica presente sulla cute non è necessariamente dannosa: in condizioni normali essa instaura con l’organismo un rapporto di reciproco vantaggio in cui si oppone alla crescita di batteri patogeni producendo sostanze antimicrobiche e abbassando il pH della pelle attraverso la degradazione del sebo. Altri batteri, come per esempio lo Staphylococcus aureus, non sono sufficientemente abbondanti per arrecare problemi alla salute e solo quando, per un qualche motivo scatenante, le condizioni sulla pelle variano è possibile l’insorgenza di patologie dermatologiche.