di Raffaele Soccio
Le qualità antiossidanti e protettive del fungo Reishi continuano a interessare l’industria cosmetica e farmacologica come risorsa preziosa per future formulazioni.
Non è sbagliato sostenere che alcune delle sostanze più efficaci nella lotta all’invecchiamento cutaneo sono presenti già in natura. Tale consapevolezza è alla base ormai di una buona parte degli studi condotti dall’industria cosmetologica, che negli ultimi anni ha letteralmente riscoperto il mondo vegetale, proponendo sempre più prodotti a base naturale piuttosto che formulazioni chimiche complesse costruite in laboratorio. L’ultima evidenza di quanto affermato viene dalla lontana Corea dove è stato condotto uno studio su un fungo chiamato Reishi, conosciuto da secoli per le sue proprietà antiossidanti che s’inserisce a pieno titolo nella corsa che la comunità scientifica ha intrapreso verso la scoperta dell’ elisir di lunga vita. Per gli esperti, però, non si tratta di una totale novità visto che questo fungo viene coltivato anche in Europa dove è stato studiato e talvolta utilizzato per le sue importanti funzioni antinfiammatorie e ossigenanti della cute.
Un interessante studio ha infatti dimostrato che 50 mg di polvere di Reishi hanno un effetto antiflogistico corrispondente a 5 mg di idrocortisone. L’alto contenuto di Germanio ne spiegherebbe le capacità ossigenanti e il suo effetto antalgico. In base ai risultati raggiunti, poi, si evidenzierebbe inoltre effetti preventivi sulla perossidazione lipidica che causa danni cellulari (emolisi), perdita delle funzioni secretorie e formazione di lipofuscina e malondialdeide, cause di ipercromie cutanee. (Effect of Ganoderma lucidum on the activities of mitochondrial dehydrogenases and complex I and II of electron transport chain in the brain of aged rats. Ajith TA, Sudheesh NP, Roshny D, Abishek G, Janardhanan KK. Exp Gerontol. 2009 Mar;44(3):219-23) Ma non solo. Il Reishi, avrebbe proprietà antinfettive legate a un proteoglicano attivo contro il virus dell’herpes simplex di tipo 1 e 2, in quanto interferisce con le prime manifestazioni di assorbimento virale e ostacola l’entrata all’interno delle cellule bersaglio (Georges M. Halpern 2013 I funghi che guariscono). Altri benefici si avrebbero nei casi di scottature, lesioni e arrossamenti dovute all’impiego della radioterapia. Infine l’ultima ricerca in ordine di tempo, condotta recentemente in Corea, potrebbe dimostrare che questo fungo è in grado di prevenire le lesioni che le radiazioni solari determinano nel DNA delle cellule della pelle. Frazioni di acidi nucleici isolate, unite all’estratto di Reishi, sono state esposte a massicce dosi di radiazioni ultraviolette mettendo in luce una forte capacità radioprotettiva che fa concludere che esiste una base scientifica alla tradizionale credenza che questo fungo possa rallentare l’invecchiamento dei tessuti epiteliali e proteggere la pelle dai danni solari.