del dott. Enzo Battarra
I farmaci antinfiammatori agiscono con rapidità ma possono nel lungo periodo provocare una serie di gravi effetti collaterali. Le alternative naturali
Infiammazione e dolore sono fra le cause che più frequentemente portano dal medico, che per curarli, di prassi, prescrive farmaci antinfiammatori che, pur essendo spesso utili nel dare sollievo, possono però essere responsabili di una lunga serie di effetti secondari, tanto più gravi quanto più è lungo il periodo di assunzione. Per tale motivo, da alcuni anni, si sta diffondendo anche nella classe medica la ricerca di un’alternativa più naturale, in grado di garantire benefici attraverso l’assunzione di un mix di estratti vegetali con spiccate proprietà antinfiammatorie, inseriti in una formulazione sapientemente dosata per esaltare le proprietà dei principi attivi e per aumentarne la biodisponibilità, garantendo efficacia e assenza di effetti collaterali. Sebbene la domanda possa apparire banale, chiediamoci qual è la differenza tra farmaci e integratori; una prima risposta è che, di norma, i farmaci contengono in forma chimicamente isolata un solo principio attivo, o pochi in associazione, mentre gli integratori possono contenere sia fitoterapici, ovvero ingredienti di origine vegetale che racchiudono già di per sé un insieme di sostanze diverse normalmente presenti nella droga o nella pianta di partenza, detto “fitocomplesso”, che principi nutritivi, quali vitamine e minerali o altre sostanze nutritive, come per esempio gli omega 3. è per il fatto che l’attività antinfiammatoria si esplica principalmente grazie a un unico principio attivo che si verifica la gran parte degli effetti collaterali. Infatti, non essendo selettivo, oltre a indurre l’attività farmacologica primaria (riduzione dell’infiammazione e del dolore), il farmaco può anche alterare molteplici meccanismi fisiologici, portando a diverse attività secondarie. Il fitocomplesso, invece, rispetto al singolo principio attivo isolato chimicamente e presente nel farmaco, contiene un mix di principi attivi naturali con ridotta tossicità, limitati effetti collaterali e azione sinergica di tutti i componenti, alcuni dei quali possono non risultare attivi di per sé, ma coadiuvare l’espletamento dell’attività da parte di altre sostanze attive co-presenti, per esempio migliorandone la biodisponibilità e/o riducendone la potenziale tossicità. Questo può essere ulteriormente potenziato dall’aggiunta di altri principi nutritivi. Il fitocomplesso, inoltre, promuove un’azione più graduale ma continuativa, non solo sintomatica, ma anche rigenerativa. Nel tempo esso favorisce anche i fisiologici meccanismi riparativi, per esempio in ambito articolare, contrastando la degenerazione e la conseguente distruzione dei tessuti. Altro esempio è l’utilizzo di prodotti naturali in caso di interventi chirurgici, soprattutto in campo dermatologico, per una più rapida cicatrizzazione della ferita. Quanto detto, non vuole mettere in discussione l’uso delle due grandi famiglie degli antinfiammatori: i cortisonici e i non steroidei meglio conosciuti come FANS, che certo restano elettivi nella fase acuta della sintomatologia dolorosa.
Ma neanche si possono ignorare gli effetti collaterali dei cortisonici, fortissimi antinfiammatori ad attività immunosoppressiva (glaucoma, ipertensione intracranica, perforazione dell’intestino, ulcera gastrica, emorragia gastrica; a medio dosaggio, miopatia, aumento della pressione, diabete, cataratta; ad alto dosaggio, iperglicemia, ritenzione di liquidi, aumento di peso, ritardo della crescita, osteoporosi, ulcera gastrica e riduzione delle difese immunitarie). Così come che i farmaci non steroidei (acido acetil salicilico, ketoprofene, ibuprofene, diclofenac, nimesulide, etc.), agiscono inibendo la sintesi delle prostaglandine e ciò è causa, oltre dei benefici risultati sull’infiammazione, di possibili vari effetti collaterali (inibizione della protezione gastrica, con conseguenze che vanno dalla semplice irritazione, alla lesione, all’ulcera e all’emorragia gastrointestinale, l’inibizione dell’aggregazione piastrinica, ischemia renale, nefropatia e insufficienza renale, etc.). Senza dimenticare poi le possibili interazioni con farmaci quali anticoagulanti, antidiabetici orali, diuretici, betabloccanti, digitale. Non sarebbe male, quindi, se il medico prima di impiegare cortisonici e FANS, soprattutto nel caso di assunzioni a lungo termine riconsiderasse ciò che la natura può offrire come valida alternativa a tali farmaci, orientando la propria scelta verso formulazioni a base di principi funzionali ed estratti vegetali dalle spiccate proprietà antinfiammatorie, da impiegare a dosaggi adeguati (al fine di garantire l’efficacia desiderata), e in sinergia con tutti i funzionali presenti nei fitocomplessi di estrazione (per assicurare, al tempo stesso, l’assenza di effetti collaterali). Probabilmente anche nei casi non acuti, il risultato sarebbe meno immediato, ma è efficace sul lungo periodo, più persistente e localizzato. In conclusione, i fitocomplessi vegetali ad azione antinfiammatoria e antiossidante vanno considerati come un valido ausilio in molte patologie di carattere infiammatorio, a partire da quelle articolari, assunti in monoterapia o associati nei primi giorni con un FANS. Ma non va dimenticata la loro utilità anche nella piccola chirurgia, soprattutto dermatologica, come coadiuvanti dei processi riparativi.