Con l’aumento dell’età crescono i disturbi della pelle. Il motivo è ben noto: la funzione barriera della cute diventa progressivamente più compromessa a causa dell’accumularsi degli effetti del crono e del fotoaging, e ciò predispone, nella seconda parte della vita, all’aumento dell’incidenza di malattie e sintomi cutanei. Molto comuni sono condizioni come xerosi, prurito, eczema, psoriasi e dermatite seborroica. Problemi relativamente gravi, ma che possono produrre disagi e una sintomatologia che può diventare cronica. In alcuni casi, alle lesioni cutanee si aggiungono disturbi vascolari che incidono sulla salute della pelle, come le ulcere da pressione e la dermatite da stasi. Senza dimenticare che nelle persone più anziane ci sono specifici disturbi autoimmuni come il pemfigoide bolloso e il pemfigo volgare. Oltre a infezioni che possono causare morbilità e, in questa fascia di età, incidere sulla mortalità. La gestione delle malattie della pelle, anche di quelle apparentemente minori, non va sottovalutata, perché se non trattate possono contribuire a una violazione dell’integrità cutanea che, nelle persone più avanti con gli anni, può rappresentare un rischio potenzialmente pericoloso per la vita. L’analisi delle caratteristiche sociali e fisiologiche è un buon punto di partenza per una diagnosi precisa e un trattamento efficace. La presenza di problemi di vista, udito e/o mobilità, o anche deficit cerebrovascolari e di memoria, nonché un’alimentazione inadeguata, possono influire negativamente sulla compliance alla terapia, in particolare quella sistemica. Ciò fa preferire, quando possibile, il ricorso a prodotti topici per massimizzare sia l’efficacia che l’adesione terapeutica, con applicazioni corrette e regolari. Quando si prescrivono i trattamenti, è poi importante esplorare la fragilità e l’integrità strutturale della pelle, dovute a danni cutanei intrinsechi e a comorbilità. La probabilità che i trattamenti debbano essere assunti a lungo termine fanno anche aumentare le preoccupazioni sulla sicurezza di qualsiasi farmaco prescritto, specie se in corso di politerapia. Le prescrizioni e i regimi di sorveglianza dovranno essere adattati alle esigenze dei pazienti, tenendo in considerazione la loro età e, di conseguenza, la maggiore secchezza e fragilità cutanea. L’atrofia del collagene è considerata la principale caratteristica dell’invecchiamento della cute. Il collagene di tipo I è quello che predomina nel derma e che è responsabile della forza tensile della pelle. In seguito all’esposizione solare aumenta l’attività delle Metalloproteinasi (MMP), le molecole in grado di degradare il collagene e inibire la sua sintesi, andando a causare: perdita di elasticità cutanea, comparsa di rughe e dilatazione dei pori. Per un corretto trattamento cosmetico, è però molto importante distinguere una pelle danneggiata dai raggi UV da una pelle normalmente invecchiata. Da un punto di vista clinico, tra i due tipi di invecchiamento esistono alcune differenze evidenti. Il cronoaging inizia verso i 30-35 anni e diviene evidente verso i 50 anni con la comparsa di solchi profondi. La cute si assottiglia, si riduce la sua elasticità e si vanno man mano ad accentuare le normali rughe d’espressione. Il fotoaging inizia prima, verso i 25-30 anni d’età, e all’inizio si manifesta con la comparsa di macchie, lentiggini e ispessimento cutaneo. L’aspetto della pelle diviene rugoso e giallastro, ci sono perdita di elasticità e la presenza di piccole macule pigmentate. In entrambi i casi vengono alterate due caratteristiche strettamente legate alla funzione barriera della pelle: il livello di idratazione e l’integrità dello strato corneo. La xerosi cutanea si verifica proprio quando l’idratazione dello strato corneo diminuisce e aumenta la perdita di acqua transepidermica. La pelle secca, oltre che all’aging, è principalmente associata a una pelle sensibile, definibile come una reazione sensoriale innescata da contatti e/o fattori ambientali, di solito senza una manifestazione clinica visibile. Le sensazioni descritte dai pazienti, più frequentemente di fototipo chiaro, variano ampiamente dal prurito al bruciore, formicolio, ispessimento e, la già ricordata secchezza della pelle. Questi sintomi possono manifestarsi da qualche minuto a qualche ora anche dopo il contatto con un prodotto farmaceutico topico o cosmetico, o come reattività a fattori climatici o ambientali, oppure per effetto cumulativo, dopo diversi episodi di utilizzo di uno stesso prodotto. Specie sul viso, i cosmetici, i cambiamenti repentini di temperatura e il deterioramento della barriera cutanea sono i principali fattori che contribuiscono all’iperreattività cutanea. Secondo gli studi epidemiologici, la prevalenza della pelle sensibile nelle donne varia dal 50% al 61% e, negli uomini, dal 30% al 44%. Il ricorso a creme per il viso o per il corpo, idratanti-leviganti, specificatamente formulate con urea a diverse percentuali e ingredienti selezionati in base alla zona di applicazione, aiutano a ripristinare la barriera cutanea e il corretto livello di idratazione su tutte le aree, comprese quelle maggiormente esposte all’aggressione di fattori esterni (viso e mani) e soggette a ispessimento della pelle (piedi e gomiti). Senza mai sottovalutare che questo tipo di approccio terapeutico, oltre a contribuire al ritorno delle caratteristiche ottimali della cute, ha come importante obiettivo anche quello di migliorare sostanzialmente la qualità della vita dei pazienti. Con la maturità, infatti, non è soltanto la pelle a mostrare i cambiamenti legati al passare del tempo. Due aspetti meno dibattuti ma altrettanto importanti sono la composizione corporea e la secrezione vaginale. Nella visita del paziente sarebbe limitante prendere in considerazione solo i cambiamenti corporei legati all’invecchiamento nei termini di ciò che appare immediatamente più evidente: il suo aspetto esteriore. Perché è inevitabile che questo processo fisiologico coinvolge non solo la cute e i capelli, ma ogni tessuto umano, il quale va incontro a un proprio destino biologico che è il frutto dell’interazione fra il corredo genetico e i processi metabolici che si svolgono continuamente nell’organismo. Nelle donne, pertanto è importante valutare la demineralizzazione ossea che si accentua con la menopausa e le modifiche nella composizione corporea nei due grandi compartimenti della massa magra e della massa grassa. Il valore di un approccio olistico alla salute sta proprio nel non fermarsi in superficie ma andare oltre la medicina d’organo, inquadrando ogni soggetto nella sua individualità genetica e psicofisica ma, soprattutto, nella sua complessità biologica.