Lattoferrina per le ecchimosi

del Prof. Giuseppe Sito, con la collaborazione di Claudia Ledda

In un recente report l’American Society of Aesthetic Plastic Surgery ha analizzato utenza e richiesta dei trattamenti di medicina e chirurgia estetica ponendo al primo posto le metodiche riempitive a base di acido ialuronico, subito seguite dai trattamenti a base di tossina botulinica e dalla biorivitalizzazione cutanea. Un primato, quello dei filler, destinato a durare in quanto tali trattamenti sono minimamente invasivi, di facile esecuzione, economici, gravati da scarsi effetti collaterali e sempre più sicuri, data l’attenzione ai principi attivi in essi contenuti. La caratteristica che più appaga i pazienti è l’immediatezza del risultato che nella maggior parte dei casi corrisponde alle loro aspettative, in quanto suscettibile di piccole variazioni in corso d’opera o in una successiva seduta. Allo stesso tempo, però, il maggior malcontento del paziente si può verificare proprio nell’immediato, qualora gli effetti traumatici dell’iniezione si appalesino sulla cute. Stiamo parlando di ecchimosi ed edema post-traumatici, talvolta seguiti da iperpigmentazione post-infiammatoria: reazioni avverse lievi e transitorie ma causa di disagio per paziente e medico. Per prevenire e trattare tali complicanze si applicano ghiaccio, creme a base di vit. K, luce pulsata e laser. Un approccio innovativo a queste complicanze dei filler è l’utilizzo della lattoferrina, recentemente progettata in forma liposomiale con tecnologia in nanolipidi che assicura la penetrazione del principio attivo preservandolo dalla degradazione. Questa proteina chelante del ferro appartiene alla famiglia delle transferrine ed è riscontrabile soprattutto nelle secrezioni esocrine (lacrime, saliva, latte, secrezioni bronchiali etc.). Antimicrobica, antinfiammatoria e immunomodulante, mostra una elevatissima affinità per il ferro: è infatti l’unica transferrina capace di chelare tale metallo anche in condizioni di pH acido e di resistere alla degradazione proteolitica. Ciò si rivela prezioso nella risoluzione di ecchimosi e nel prevenire eventuali pigmentazioni post-infiammatorie. Inoltre la sua applicazione topica modula la risposta immunitaria cutanea e la reazione infiammatoria acuta o cronica. Si è dimostrato che nella cute pretrattata con lattoferrina in crema e poi esposta a un agente irritante e sensibilizzante, la chemiotassi, essudazione e fenomeni infiammatori sono notevolmente ridotti. L’azione della lattoferrina si esplica attraverso la riduzione della produzione di citochine pro-infiammatorie da parte delle cellule dermiche esposte al trauma. Infine la lattoferrina ha capacità antiossidante e stimolante sulla acido ialuronico-sintetasi che regola la sintesi endogena dell’acido ialuronico, consolidando il risultato della metodica iniettiva. Lecito quindi affermare che l’inserire la lattoferrina per uso topico nel proprio prontuario terapeutico può agevolare il rapporto di fidelizzazione del paziente, che talvolta si interrompe dinanzi alla complicanza più banale: l’ecchimosi.

ecchimosi_pre_postLesione delle vene masseterine della guancia destra con la formazione di una cospicua ecchimosi, a destra lo stesso paziente dopo un giorno di trattamento con la lattoferrina