L’albinismo non è una malattia ma una anomalia genetica che provoca deficit di pigmentazione in diversi tessuti. In Africa è anche causa di razzismo e violenze
di Valeria Fornarelli
Vittime di violenze, assassinii, prede dell’indifferenza e dell’emarginazione sociale, discriminati in famiglia, a scuola, e nel lavoro. Sono i ”neri bianchi”, gli albini che vivono in Africa, vittime di superstizioni, pregiudizi, credenze e miti popolari. Come è noto, l’albinismo non è una malattia ma un’anomalia ereditaria causata da più di un gene che fa nascere con una pigmentazione deficitaria di melanina nella pelle, nell’iride e nella coroide, nei peli e nei capelli. La depigmentazione di cute e capelli e le alterazioni oculari sono le manifestazioni cliniche comuni a tutte le forme di albinismo. L’albino ha, di conseguenza, un aspetto caratteristico, con capelli bianchi, quasi candidi, occhi azzurri o rossastri e pelle molto chiara e ipersensibile alla luce del sole. Nel mondo soffre di albinismo una persona su 20mila, in Africa una su 5mila: li si notano subito dagli occhiali neri affumicati e dai lunghi vestiti che indossano, obbligati ad applicarsi 2-3 volte al giorno delle creme protettive. In Italia le persone albine sono stimate tra i 2500 e 5000 individui. L’albinismo totale oculocutaneo riguarda tutto il corpo e si manifesta all’incirca in un neonato su 35mila individui nati dall’incrocio di due genitori entrambi albini o eterozigoti; è piuttosto raro ed è caratterizzato da pelle bianchissima, capelli bianchi o giallo paglierino di consistenza setosa e occhi grigio-bluastri. Nell’albinismo parziale, relativamente più frequente, la mancanza di pigmentazione è di solito limitata a piccole zone come un ciuffo di capelli, una zona cutanea, o a uno solo degli occhi.
L’albinismo oculare limita la mancanza di pigmento agli occhi e si manifesta in un neonato su 15mila. Purtroppo, alcuni albini presentano anche anomalie delle vie nervose, responsabili della trasmissione delle sensazioni visive dall’occhio al cervello, e pertanto mancano, ad esempio, della visione binoculare. Vi sono, poi, altri tipi di albinismo, come quello che provoca vitiligine. Oltre il problema estetico, la ricaduta in ambito medico è quasi sempre dovuta alla mancanza di pigmento che protegge occhi e pelle dalla luce. Per questo i maggiori rischi riguardano gli albini che vivono in Africa, dove sono costretti a difendersi maggiormente da raggi del sole più intensi di quelli del nord Europa, e l’incapacità di sopportarli può comportare seri pericoli, tra cui anche tumori della pelle da cui sono affetti numerosi bambini albini. Sin dalla nascita queste persone devono quindi affrontare numerose difficoltà e in una terra, dove la vita non è facile di per sè, la loro è resa ancora più dura, e non solo per i problemi di salute. La superstizione che impera nel contingente africano ha portato spesso al sacrificio di molte persone, perché si crede che gli albini abbiano dei particolari poteri magici e taumaturgici.
Recenti reports di Agenzie internazionali riferiscono, inoltre, che in alcune zone dell’Africa, sarebbe in atto un vero e proprio traffico di albini, o meglio di alcune loro parti del corpo, finalizzato alla creazione di pozioni e medicinali che si credono miracolosi. Per questo gli stregoni assoldano veri e propri squadroni della morte per rapirli e ucciderli. Usano, poi, i loro capelli, braccia, gambe, alcuni organi, sangue e altre parti dei loro corpi per preparare pozioni che renderebbero le persone ricche. Sono molto frequenti anche gli stupri nei confronti degli albini, perché altra credenza diffusa è che avere rapporti sessuali con loro faccia regredire una malattia come l’Aids. In Africa, insomma, vige una sorta di razzismo alla rovescia, per cui gli albini sono considerati cittadini di serie B. L’ultimo violento episodio sarebbe accaduto vicino al Kilimanjaro: una piccola albina è stata lasciata sola nella sua abitazione, alcuni uomini sono entrati e le avrebbero tagliato le gambe, reciso la gola e bevuto il suo sangue. Poche settimane fa, in Burundi, inoltre, un’altra bambina albina di sei anni sarebbe stata uccisa e smembrata e proprio in quell’occasione, Zihada Msembo, segretario generale dell’Associazione Albini della Tanzania, ha sottolineato che non si era trattato di un caso isolato e che il fenomeno è ancora ben lontano dall’essere arginato.
Terrorizzata dall’ondata di queste violenze, sempre più frequenti negli ultimi anni, la comunità di albini africani si sta trasferendo nell’Isola di Ukerewe sul lago Vittoria. A seguito di ciò l’isola ha oggi la concentrazione più alta al mondo di persone albine. Un rifugio o una prigione, nella speranza che si possa mettere presto la parola fine a questa strage silenziosa che scuote l’Africa, ancora schiava di crudeli tradizioni tribali.
Salif Keita: il successo e le sofferenze della bianca Golden Voice of Africa
Mandinka sono uno dei maggiori gruppi etnici dell’Africa Occidentale, con una popolazione stimata attorno ad 11 milioni di persone. Fra i suoi più celebri componenti possiamo ricordare Salif Keita (1949), noto cantante del Mali nominato Golden Voice of Africa. Un successo personale se si pensa che Salif non sarebbe dovuto divenire un musicista: infatti, terzo di tredici figli, nacque albino e venne emarginato dalla sua famiglia e dalla sua comunità perché la sua pigmentazione veniva ritenuta un segno di sfortuna. Anche nonostante fosse discendente diretto del fondatore dell’Impero maliano, Sundjata Keita. Una condizione estetica davvero particolare da renderlo subito venerato e temuto, odiato e trascurato nella sua stessa casa. L’infanzia e la giovinezza in solitudine lo spinsero a dedicarsi allo studio, ma per la debolezza dei suoi occhi dovette abbandonare anche questa passione. La musica segno’ la svolta della vita di Salif, che a soli 18 anni si trasferì nella capitale per intraprendere una carriera che le sue nobili origini non prevedevano. Con il gruppo ”Les Ambassadeurs Internationales” inizio’ una folgorante carriera per un artista dallo stile in grado di unire la musica tradizionale dell’Africa Occidentale con influenze europee e americane. Un successo dimostratosi ancora più forte della superstizione che avrebbe potuto emarginarlo del tutto e finanche ucciderlo. ( G.J.J.B.)