Uno studio prospettico valuta l’utilizzo di shampoo e lozione a base di un originale mix di ingredientinella Dermatite Seborroica
Si avvicina la stagione fredda e chi soffre di Dermatite Seborroica inizia a preoccuparsi. L’aria gelida, il vento, l’umidità, gli ambienti chiusi, i vestiti pesanti e l’inquinamento atmosferico rendono la pelle più secca e aumentano la desquamazione, il rossore, l’irritazione e il bruciore della pelle e del cuoio capelluto, favorendo le riacutizzazioni, le ricadute e l’insorgere di nuove manifestazioni. Chi si occupa di questa patologia sa bene, però, che se i fattori climatici sono importanti, il primo fenomeno che caratterizza il profilo etiologico è costituito indubbiamente dalla seborrea, in genere congenita. A questa si può aggiungere subito nella prima infanzia o nel periodo adolescenziale un’alterazione del microbioma, con un alterato apporto microbico. La predilezione per le piegature è quindi dovuta a una colonizzazione secondaria di miceti e/o di microbi: il Pytirosporum ovale (capillizio) e orbicolare (cute glabra), comune saprofita endogeno della cute normale, hanno un ruolo di primaria importanza, anche se non è del tutto accertato se come miceti opportunisti anziché direttamente responsabile della dermatite. Accanto al Pytirosporum non va dimenticata la frequenza con cui si trova in sede di piegatura la Candida, da considerarsi invece come opportunista. Nelle chiazze si possono riscontrare anche degli Streptococchi che pure costituiscono di solito una flora eccezionale e patogena sulla superficie cutanea. Difendersi dal freddo, quindi, non è quasi mai sufficiente a migliorare la sintomatologia clinica, perché ci sono ulteriori fattori favorenti e corresponsabili: alcuni farmaci, lo stress, l’alcolismo e il malassorbimento, prevalentemente una disvitaminosi del gruppo B. Senza dimenticare che anche il diabete e l’obesità (aumenta l’attrito) favoriscono l’aggravarsi della sintomatologia per l’aumentata sudorazione nelle grandi pieghe, nelle quali si verifica più facilmente macerazione e sovrapposizione microbica e/o micotica. Si spiega così perché nell’adulto le sedi tipiche della Dermatite Seborroica siano quelle più untuose ove è maggiore la presenza e l’attività delle ghiandole sebacee. Sempre con lesioni circoscritte il processo può localizzarsi pertanto alle regioni retroauricolari e al volto, specie ai sopraccigli, sulla fronte al di sopra del naso, nelle pliche naso-geniene. Le chiazze hanno limiti alquanto indistinti, modestamente eritematose e ricoperte da squame grasse, oleose e giallastre. Al tronco la Dermatite Seborroica si presenta nella regione interscapolare e pre-sternale ove il processo a partenza dai follicoli tende a estendersi con formazioni rotondeggianti od ovoidali anche di qualche cm di diametro talora confluenti. A essere spesso colpito, sia in modo lieve che più intenso, è il cuoio capelluto, ove si osserva la formazione di squame giallastre, grasse di piccole dimensioni che tendono a staccarsi, oppure dove la dermatosi assume gravità maggiore e si presenta con chiazze più o meno estese, talora confluenti, lievemente eritematose, sulle quali riposano squame untuose e giallastre stratificate.
Le chiazze possono debordare sulla cute circostante costituendo la cosiddetta “corona seborroica” , ma la calvizie maschile è solo connessa in parte, e non è condizionata in modo diretto dalla Dermatite Seborroica. Con queste premesse le linee guida del trattamento suggeriscono di concentrarsi sull’eliminazione dei segni della malattia, sul miglioramento dei sintomi associati, come il prurito, e sul mantenimento della remissione a lungo termine. Poiché fra i principali meccanismi patogenetici sul cuoio capelluto c’è la proliferazione della Malassezia furfur che, cibandosi di sebo, ne accelera la produzione e la conseguente infiammazione, il trattamento più comunemente usato è costituito da agenti antimicotici e antinfiammatori topici. I corticosteroidi topici, da scegliere tra quelli deboli, devono essere utilizzati solo durante le fasi acute poiché il loro uso prolungato può indurre corticodipendenza. L’efficacia dei trattamenti è, però, piuttosto modesta, con frequenti recidive e riacutizzazioni della patologia, ed è così preferibile optare per un approccio conservativo utilizzando prodotti che vadano a migliorare l’attività seboregolatrice della pelle del paziente. In particolare, noi abbiamo condotto uno studio prospettico per valutare l’efficacia di uno shampoo e una lozione (Closebax SD, Laboratori Synchroline- General Topics) che con i propri principi attivi hanno attività anti-desquamativa e seboregolatrice. La vitamina PP in essi contenuta normalizza la produzione di sebo e rafforza la struttura del capello. Il piroctone olamina esercita un’azione antiossidante mentre lo xilitolo attraverso l’azione cheratoplastica ripristina l’omeostasi dello strato corneo. I pazienti che hanno partecipato allo studio hanno apprezzato in particolar modo la scarsa invasività del trattamento e hanno mostrato una buona compliance terapeutica. Per quanto riguarda i risultati, nelle foto è visibile un soggetto con comorbilità (diabete tipo 2) con un’evidente riduzione della desquamazione untuosa e di tonalità giallastra, tipica della dermatosi. Nell’altra paziente, la chiazza rosso-salmone nummulare a limiti netti, ricoperta da squamette steatoidi lievemente apprezzabili, dopo 2/3 giorni di trattamento è regredita sia per l’intensità dell’eritema che della desquamazione, cui si è aggiunta una forte riduzione della sintomatologia pruriginosa.