La ricerca dermocosmetica, alle soglie del nuovo millennio, propone soluzioni bio-tecnologiche e principi attivi sempre più vicini alla fisiologia della pelle. E si cerca di stimolarla a riprodurre in maniera endogena quei componenti essenziali alla sua salute e bellezza.

di Teresa Chiarolanza

L’olio è probabilmente il più antico cosmetico utilizzato dall’uomo. Per proteggersi dal freddo o dalle ferite, come mezzo di difesa nella lotta o strumento per il massaggio, come ornamento religioso o cosmetico, il suo impiego sulla pelle affonda le radici nel tempo dei tempi. Risalgono agli Egizi e successivamente ai Greci e ai Romani i primi cenni all’impiego sulla cute delle emulsioni preparate combinando insieme due liquidi diversi quale l’acqua e l’olio, naturalmente incapaci di mischiarsi fra loro. Probabilmente all’inizio si trattava di liquidi dall’aspetto lattiginoso, ottenuti agitando energeticamente le due componenti in un contenitore, a cui pian piano con l’esperienza si aggiunsero sostanze emulsionanti quali il tuorlo dell’uovo o la caseina in grado di stabilizzare l’emulsione e evitare che le due componenti idrica e oleosa potessero separarsi fra loro.

I formulatori dell’epoca capirono subito i vantaggi dell’emulsioni: la crema ottenuta si spargeva più facilmente, in uno strato più sottile, senza mantenere la pelle sgradevolmente untuosa e scivolosa e in più, l’effetto occlusivo tipico degli oli, che impedisce l’evaporazione di umidità dal corpo, era notevolmente ridotto. Oggi, la conoscenza della fisiologia della superficie cutanea ci permette di saperne molto di più, ma i principi di base sono ancora quelli di migliaia di anni fa. Durante l’applicazione di un’emulsione la grande estensione del film olio/acqua sulla pelle favorisce il passaggio e la diffusione al suo interno dei lipidi e di altre sostanze veicolate, determinando la reitegrazione delle componenti lipidiche perdute con l’invecchiamento o con lavaggi o detersioni troppo aggressive.
Di conseguenza alle emulsioni vanno da sempre riconosciute almeno tre funzioni fondamentali: l’emolienza, la protezione e la capacità reidratante. Sono moltissimi i prodotti cosmetici chimicamente definibili emulsioni presenti sul mercato sotto forma di creme per il viso o per il corpo, latti detergenti, latti solari e alcuni tipi di shampoo. La ricerca biotecnologica, negli ultimi anni, si è molto concentrata sulla identificazione di sostanze grasse (ceramidi, sfingolipidi, fosfolipidi, steroli) capaci di ristabilire alcuni disequilibri cutanei tipici dell’invecchiamento e da inserire in nuove formulazioni e per la semplicità di preparazione, le emulsioni hanno continuato a avere una posizione preminente nel mondo della cosmesi.
Per superare inoltre le difficoltà legate a una ridotta capacità penetrativa nello strato corneo di quelle componenti lipidiche dal peso molecolare elevato, l’industria dermocosmetica ha rivolto l’attenzione verso sistemi di trasporto che garantiscano una penetrazione efficace ma anche immediata non solo di sostanze lipidiche preformate, generalmente di origine vegetale e quindi meno complesse di quelle naturalmente presenti nel film idro-lipidico della cute umana, ma soprattutto di ingredienti capaci di stimolare in maniera endogena la formazione e la ristrutturazione delle diverse componenti naturali della pelle. E’ stata così la volta prima dei liposomi, poi dei fitosomi , fino a giungere oggi ai nuovissimi oleosomi , una tecnologia di recentissima generazione in grado di veicolare all’interno della cute una formulazione a più forte concentrazione oleosa. La parete esterna dell’oleosoma è costituita da un’emulsione lamellare a base di ceramidi, colesterolo e acidi grassi liberi, mentre nel suo cuore, può essere incorporata la sostanza lipofila attiva (sfingolipidi) che così viene trasportata e rilasciata direttamente all’interno dello strato corneo. Si tratta di una forma di emulsione olio/acqua inedita, di dimensioni ridotte (150-300 nm), a penetrazione molto rapida e dalla sensazione cosmetica molto gradevole. Il suo uso è consigliabile per favorire la riparazione della funzione di barriera cutanea e come trasportatore di sostanze attive che potrebbero andare incontro a degradazione da parte delle difese enzimatiche della cute.