In una Italia che sembra aver perso competitività nei mercati internazionali il settore cosmetico è in controtendenza.
di Francisco Marquez
Quest’anno, a fine giugno, l’Associazione Italiana Industrie Cosmetiche (Unipro) ha riunito la stampa di settore e ha presentato i dati relativi alla produzione, al consumo e all’esportazione dei cosmetici made in Italy. A dispetto del clima pesante che si registra nel nostro Paese, le rilevazioni dei risultati del 2004 (+ 3,8) e dei primi sei mesi del 2005 (+3,5), farebbero emergere una situazione positiva per un settore industriale che, nonostante le crisi e le tensioni sui mercati nazionale ed esteri, riesce a mantenere importanti livelli di competitività.
Gran parte di questi risultati, però, sono legati all’aumento delle esportazioni che nei primi tre mesi del 2005 sono cresciute addirittura del 17,7% e mentre restano immutate le percezioni negative degli operatori che operano principalmente in Italia che sottolineano un preoccupante rallentamento della propensione all’acquisto di beni di consumo da parte delle famiglie italiane, probabilmente legato a una minore capacità economica determinata dall’aumento dei prezzi e dall’effetto Euro.
Per spiegare il malumore che non è generale, va però fatta una ulteriore specifica. La vendita di cosmetici, in Italia nel 2005 sarà del 2% superiore dell’anno precedente, con un diverso andamento fra i vari canali di distribuzione: cresce nelle erboristerie (+6%) e nelle farmacie, da tempo in significativo sviluppo (+5%) dopo che per alcuni anni la vendita di cosmetici si era registrata in calo, probabilmente a causa dell’effetto erosivo determinato dalle politiche commerciali molto aggressive messe in atto da altri settori (sconti, promozioni e merchandising, effetto pubblicità ecc.), specie la grande distribuzione, in cui la domanda di cosmetici sembra giunta al capolinea e rallenta il proprio ritmo di crescita, dopo risultati molto positivi conseguiti a discapito degli altri canali, per prima la profumeria.
Prosegue anche la fase negativa del mercato dell’acconciatura professionale (-1,3%), mentre è in controtendenza la profumeria selettiva, quella che negli anni passati aveva mostrato i maggiori segnali di crisi (+2%). In presenza di indicatori favorevoli per la dermocosmesi farmaceutica, la speranza è che nel futuro le donne italiane continueranno a ricercare un consiglio professionale dal proprio medico e ad acquistare i cosmetici direttamente dalla propria farmacia di fiducia.