L’evoluzione scientifica dei prodotti cosmetici trova il suo massimo sviluppo a partire da metà del secolo scorso.
di Irene Capuani
Le prime tracce scritte della storia dell’uomo raccontano del suo desiderio di apparire, ostentando i loro ornamenti naturali tratti dalla terra, dai fiori e dalle piante. Ai concetti della rappresentazione figurativa e della bellezza, quindi, si uniscono immediatamente quelli del simbolismo e della cosmesi, alleati insostituibili della sempre crescente volontà di essere e apparire più belli. Molto è stato già scritto sullo sviluppo di una ricerca cosmetica che, via via, si è appoggiata e avvalsa di una crescita della tecnologia e della ricerca scientifica, ma è importante sottolineare come questo fenomeno abbia trovato il suo massimo impulso negli ultimi quarant’anni, in accordo con la rapida evoluzione della società. Interessante quindi riflettere come la crescita dell’offerta cosmetica abbia determinato il succedersi di innovazioni e cambiamenti che hanno trasformato il rapporto che ognuno di noi ha con il corpo e la sua pelle.
Partendo da non molto lontano è bene ricordare quanto, nei tumultuosi anni ’60, il tempo dedicato all’igiene personale di colpo aumentò; forse perché essa rappresentava un simbolo di riscatto sociale e di salute raggiunta o forse, più semplicemente, perché il progresso aveva reso i suoi strumenti alla portata di tutti. Deodoranti, fissatori per capelli e schiume da barba assunsero la forma tecnologicamente avanzata dello spray. Per la secchezza del viso nacquero sistemi emollienti e per le vacanze al mare i primi oli solari. Tonici e latti detergenti che erano già usati ma con effetti trattanti iniziarono a diffondersi con funzione di detergenti. Le labbra si proteggevano con il burro di cacao mentre il trucco era considerato un prodotto per le grandi occasioni. Gli ingredienti usati per questi primi cosmetici dell’era moderna sono vegetali: glicerina, olio di semi, lanolina, cera d’api, spermaceti e colesterolo ma a breve tempo, la crescente industria del petrolio fornisce a basso costo derivati minerali: olio di vaselina, vaselina filante, paraffina. I vecchi emulsionanti a base di saponi stearici, ottenuti per reazione tra borace e cera d’api, iniziano a cedere il posto ai nuovi sorbitan-derivati, che introducono il macchinoso concetto dell’hlb, rapporto tra la parte idrofila e la parte lipofila di una molecola. I cosmetici non sono ancora però prodotti di trattamento ma di ordinaria manutenzione.
Procedendo nel nostro viaggio, verso la fine degli anni settanta, inizio anni ottanta, è tutto un fiorire di nuovi prodotti. È in questo periodo che vediamo nascere il concetto di trattamento articolato della pelle del viso, che provoca la scomparsa delle creme all-purpose e la creazione di tante creme da giorno, da notte, per pelli grasse, secche e miste; contorno occhi e le prime antirughe. L’idratazione della pelle diventa a questo punto, condizione imprescindibile. È l’epoca in cui si parla a sproposito di principi attivi benefici ”derivati dalla naturà’, che poi si scoprirà essere per la maggior parte null’altro che ingredienti usati per reclame pubblicitaria. Placenta, collagene, elastina e poi l’acido jaluronico aprono la strada del segmento dei cosmetici ad alto prezzo. Domineranno la scena per anni, finchè non apparirà all’orizzonte il pericolo di una nuova contaminazione chiamata BSE. L’industria dermocosmetica torna a investire su formulazioni di derivazione chimica: le materie prime vedono l’affermarsi di nuovi oli di sintesi e siliconi, che sebbene sicuri rimarranno per anni bollati come ”plastica da protesi”.
Contro la secchezza cutanea si comincia a usare la grande famiglia degli oli vegetali poli-insaturi mentre compaiono oli di derivazione tropicale, derivati soprattutto da attente ricerche alimentari. Compaiono anche gli emulsionanti proteici, in grado di dare emulsioni ”acqua in oliò’ ad alto contenuto di acqua che fanno crollare la già stanca suddivisione tra: crema giorno e crema notte. Alla fine del secolo scorso e con la prospettiva del nuovo millennio, un pensiero fisso domina il mercato: la popolazione invecchia. Stando alle statistiche, un terzo della popolazione ha più di sessant’anni, e molti sono quelli che appartengono alla generazione dei baby boomers, quella nata dopo la fine della seconda guerra mondiale, protagonista quindi di tutti i cambiamenti sociali e culturali della seconda parte del XX secolo. La prevenzione diventa la parola d’ordine e i cosmetici assumono il ruolo di strumenti per la manutenzione straordinaria della pelle trascurata e/o invecchiata. Il nutrimento cutaneo si sposa con la consapevolezza di poter apparire più giovani della cosìddetta età biologica. La cosmetica inizia a dimostrare finalmente i suoi vantaggiosi effetti sulla salute psicologica degli individui. Si va dall’estetista e dal medico estetico con regolarità, ci si sottopone a trattamenti con macchine che prendono il posto delle palestre: è la rivoluzione del corpo che trionfa, prevalendo talvolta sulla cura dello spirito e della mente. Le materie prime usufruiscono delle scoperte della dermatologia: dall’acido retinico ai ceramidi che affermano il loro ruolo di chiave di volta dell’equilibrio idrico cutaneo. Compaiono i filtri minerali, definiti fisici a supporto di quelli organici.
I nuovi concetti di equilibrio tra corpo e mente fanno riscoprire antiche discipline olistiche come l’aromaterapia e la cromoterapia. I veicoli cosmetici diventano sempre più tecnologici: le emulsioni assumono il ruolo di veicolo dei principi attivi e diventano triple, in un sistema di compartimenti ad azione progressiva. La nuova cosmesi si avvale di liposomi, nanocapsule e microsfere che trasportano e stabilizzano sostanze sempre più delicate e attive. Il futuro appare nelle mani della biofisica e della farmacologia, e dopo le scoperte sulle relazioni tra le sostanze applicate alla pelle e le modifiche delle funzionalità cellulari e cerebrali, nasce la neuro-cosmesi. La nuova parola d’ordine è: equilibrio. Il consumatore ha nuove esigenze: richiede, anche in cosmetica, un livello di informazione comprensibile ed è disposto ad accettare ideali estetici possibili, meno frustranti. L’ormai abusato concetto di derivato ”naturale”, tecnicamente quasi privo di significato, si trasforma nell’idea di imitare la natura e la fisiologia dell’organismo per migliorarla. Certamente, la storia dei cosmetici non finisce qui e proprio lo sviluppo della neuro-cosmesi aiuterà a dare una spiegazione scientifica a secoli di gratificazione acritica, rafforzando la tesi che corpo e mente sono parti inscindibili del nostro essere. Ma quali formulazioni avranno i prodotti del futuro? La sola risposta certa è che la cosmetologia, nonostante abbia migliaia di anni, è una scienza ancora giovane e molto ricca di creatività.