Le parti più costose di un prodotto dermocosmetico sono la fase della formulazione e la sperimentazione clinica e tossicologica. Chi compra un prodotto a basso costo, attratto dalla forma della confezione o dalla grafica dell’etichetta farebbe bene a soffermarsi a leggere quello che il produttore scrive della sua formulazione, delle proprietà funzionali e delle materie prime usate. Basta scorrere le pagine di un qualsiasi giornale e saremo sorpresi dal vedere che nelle pubblicità le parole idratante, nutriente, lubrificante e emolliente vengono usate senza risparmio, e per lo più senza alcuna spiegazione di che cosa stiano a indicare quando si riferiscono alla cute. Si da per scontato che tutti le conoscano e che esse assumano un significato univoco, rassicurante, che ben predispone verso l’acquisto. Per il medico, invece, le cose non stanno proprio così, egli non può certamente accontentarsi di una definizione generica e fra termini che solo apparentemente sembrano sinonimi deve essergli ben chiaro il meccanismo di azione di ogni ingrediente usato per poter scegliere, caso per caso, la formulazione più adatta da prescrivere o suggerire.

Chiediamoci allora, per esempio: che cos’è un emolliente? Alla domanda di un paziente saremmo in grado di dare una risposta chiara e scientificamente esauriente? L’emollienza è una caratteristica delle sostanze grasse: oli e grassi, di origine vegetale, animale, minerale e sintetica, che costituiscono una classe di composti organici insolubili in acqua, untuosi al tatto, che per la loro struttura chimica trovano una grande applicazione in dermocosmetica. Dal punto di vista chimico possono avere una grande variabilità, andando dagli esteri agli alcoli, ma ci sono anche idrocarburi, acidi, trigliceridi e cere. Una sostanza è tanto più emolliente quanto più aumenterà la sensazione di morbidezza della pelle dopo l’applicazione diretta. Il modo in cui questo avviene è strettamente legato al concetto di spalmabilità e alla formazione di un film di olio/grasso che determina la lubrificazione della superficie cutanea. Gli emollienti più grassi si stenderanno con più difficoltà sulla pelle determinando anche un effetto più occlusivo delle sostanze meno grasse. È per questo che il formulatore aggiunge emollienti più ricchi di lipidi alle creme da notte che favoriscono l’occlusione, un effetto generalmente sgradevole in cosmetica, emollienti mediamente grassi per le creme da giorno mentre le lozioni per il corpo sono formulate con gli emollienti più spalmabili e più volatili. Altra caratteristica dei lipidi è la capacità di penetrare tra le cellule dello strato corneo epidermico favorendone l’elasticità, rendendolo più omogeneo e meno desquamante, e creando la possibilità di rallentare la naturale perdita di acqua attraverso gli strati della pelle o di aumentarne la componente lipidica nella struttura cutanea. Il primo è il cosiddetto effetto nutriente, il secondo quello idratante, che pur ben distinti dalla proprietà emolliente, possono venirsi a determinare a partire dagli stessi principi attivi o dagli eccipienti grassi usati. Anche la penetrazione dei principi attivi attraverso lo strato corneo può essere condizionata, e eventualmente aumentata, attraverso l’uso di un eccipiente di natura lipidica (acidi grassi e esteri alcolici). In conclusione, emollienza, idratazione, nutrizione e lubrificazione, portano all’effetto di una pelle più sana, turgida e morbida, come risultato anche dell’inclusione di uno o più lipidi all’interno della formulazione. Una decisione che va evidentemente fatta a seconda della funzione che il prodotto dovrà avere.

Molti pensano, per esempio, che tutti gli alcoli sono disidratanti, come accade per l’alcol isopropilico che possiede proprietà astringenti, invece ce ne sono alcuni come l’octyl dodecanol , l’hexyl decanol e l’oleyl alchol che hanno eccellenti qualità ammorbidenti e idratanti. Così una formulazione a basso pH, come quelle che contengono alfa idrossi acidi o acido salicilico, richiederà un emolliente alcolico ramificato dal momento che un monoestere andrebbe incontro a idrolisi. Essenziale è anche il ruolo svolto dagli emollienti nei protettori solari. È infatti possibile modificare lo spettro di assorbimento dello stesso principio attivo tramite il ricorso a un diverso emolliente e il fattore di protezione ne risentirà di conseguenza. Inoltre dipenderà dalle caratteristiche fisiche dell’emolliente la spalmabilità e la possibilità di diffondere il solare su tutte le aree del corpo garantendo una protezione più estesa. Inutile dire che tutto questo comporta una serie di prove e test clinici irrinunciabili se si vuole offrire un prodotto di qualità. Un capitolo a parte, poi, è quello dei prodotti formulati per trattare condizioni in cui la pelle è molto disidratata (p.e. l’ictiosi) o infiammata (p.e. la dermatite atopica) senza aumentare la sensibilità o l’irritazione. L’obiettivo è quello di ricostruire la funzione di barriera e favorire la ridratazione cutanea. Sia che si tratti di emulsioni, creme , unguenti o oli emollienti, le funzioni idratante, disarrossante, antiprurito o antiradicali liberi, proprie dei differenti principi attivi utilizzati, saranno inevitabilmente modulate dagli eccipienti grassi contenuti nei prodotti, e l’effetto lenitivo e normalizzante che ne risulterà sarà la somma di tutti i fattori. È evidente che un trattamento dermatologico non si esaurisce con la protezione (schermo rispetto all’ambiente, riduzione della TEWL) e la reintegrazione delle sostanze utili a migliorare le proprietà meccaniche della pelle, perché una grande importanza hanno, oltre ai principi farmacologici strettamente terapeutici, anche i momenti della detersione e dell’igiene.

Ma in ogni momento, la percezione finale che il paziente avrà della qualità del prodotto che sta usando, sarà legata all’abilità dei formulatori di mimare o non alterare le condizioni del sebo naturale, che di per sé è formato da più sostanze emollienti con diverso gradiente di spalmabilità e untuosità: 20-25% di acidi grassi, 30-35% trigliceridi, 15-20% cere e esteri sterolici e 5-10% squalene, 10% colesterolo libero, oltre altri componenti minori. Quando si parla di completamento di un trattamento della pelle un concetto in più da usare, insieme a quello di funzione lenitiva, idratante, emolliente o nutriente, è quello di funzione “restitutiva”, nel senso che si cerca di riportare la cute alle condizioni naturali ottimali. Ancora una volta la riflessione finale che ne deriva è che in dermocosmesi la cosa migliore da fare è osservare e tentare di copiare ciò che la natura ha originariamente predisposto per il nostro corpo.