Può una pelle invecchiata trovare concreti vantaggi dall’applicazione di una crema? Dipende dai principi attivi che essa contiene

intervista al Dr. Ugo Citernesi Direttore Scientifico I.R.A. Istituto Ricerche Applicate

La pelle è l’organo che interponendosi fra l’individuo e l’ambiente esterno, funge da filtro fra il corpo e le azioni a lei potenzialmente negative. La sua estensione è mediamente di 2 m2, e il suo peso altrettanto considerevole, circa 1/6 del totale dell’individuo, con uno spessore variabile da 2 a 8 mm. L’importanza del mantenimento della pelle del nostro corpo in uno stato ottimale è pertanto fondamentale. In alcuni punti come il viso, infatti, oltre ad avere una funzione protettiva, svolge una funzione estetica con ricadute spesso fondamentali sulla vita di relazione della persona stessa. Da alcuni anni non si fa che ripetere quindi, che il miglioramento estetico di una pelle senescente, opaca e asfittica, passa necessariamente attraverso un’intensa attività di biorivitalizzazione: un apporto costante di sostanze nutrienti e biostimolanti tali da innescare un processo in antitesi al naturale processo di invecchiamento cellulare. Un fenomeno che è impensabile bloccare, ma nei cui riguardi la ricerca scientifica sta facendo notevoli passi avanti per ottenere un efficace rallentamento. Gli agenti esterni inducono giornalmente una cute sana e giovane a invecchiare ma la pelle mette in atto una serie naturale di meccanismi di difesa. Quando queste protezioni vengono meno e quando agli agenti esterni si aggiungono fattori endogeni, emergono i primi sintomi d’invecchiamento. Parliamo di fenomeni propri della persona, soprattutto l’età e i fattori ormonali. Diminuisce così l’attività e il turnover di fibroblasti e con questi cala la produzione di collagene e acido jaluronico. Aumenta inoltre l’effetto negativo dovuto all’azione specifica dei radicali liberi, sia di produzione esogena che indogena, le ghiandole sebacee riducono la loro attività e tutti questi aspetti negativi influiscono sulla qualità del film idrolipidico, la cui funzione specifica è di difesa dell’epidermide soprattutto dai fattori esterni. Il suo pH è intorno a 5,5 e mantiene la pelle lubrificata e idratata con una specifica funzione antimicrobica.

Ma quali sono i meccanismi e i principi attivi che sono in grado di contrastare efficacemente tali processi? 

I Principi della biorivitalizzazioneAbbiamo girato questo quesito al dott. Ugo Citernesi uno dei più noti formulatori italiani.

”I dermatologi e quei medici che si occupano di medicina estetica conoscono bene il fenomeno dell’aging. Per molti professionisti , resta però ancora un mistero capire perché solo alcuni prodotti funzionano e determinano risultati tangibili. In altre parole, come una crema biorivitalizzante possa contrastare l’invecchiamento e dare risposte concrete. è bene quindi chiarire che una risposta univoca non c’è, molto dipende dallo stato del soggetto, e dalla costanza nell’applicare certi trattamenti e dall’ambiente di vita.
Nella donna matura all’avvicinarsi della menopausa, occorre porre particolare attenzione alla prevenzione e al trattamento, all’uso costante di un prodotto biorivitalizzante specifico, che protegga e nutra la sua pelle in piena sicurezza e con una copertura totale nell’arco delle 24 ore. Trattamenti di medicina estetica con microiniezioni sottocutanee con biostimolanti sono sicuramente fondamentali, ma altrettanto fondamentale è la protezione e la prevenzione quotidiana cercando di ridurre o, se possibile, eliminare i fattori che inducono la pelle ad un accelerato processo di senescenza”.

Quali sono le caratteristiche che una crema giorno biorivitalizzante deve necessariamente possedere? 

”Deve in primo luogo garantire una efficace protezione solare. Il sole, si sa, fa bene e male allo stesso tempo, la radiazione UVB ed in particolare la radiazione UVA attaccano degradando le fibre di collagene, di elastina e di acido jaluronico, si formano rughe e si perde elasticita’. In particolare la radiazione compresa fra i 360 e 320 nm, i cosi detti UVA corti, producono un danno costante a livello del DNA, producono radicali liberi e le conseguenze di tale aggressione sono facilmente immaginabili. Per questo un buon prodotto biorivitalizzante deve avere una specifica protezione solare, quelle lunghezze d’onda nocive devono essere trattenute dai filtri solari per oltre il 90%. In più, occorre che i filtri solari siano incapsulati in nano-strutture che ne impediscano il loro assorbimento cutaneo”.

E riguardo i radicali liberi? 

”Una crema biorivitalizzante deve ridurre e inibire la formazione di radicali liberi. Fra le molecole più nuove e interessanti c’è l’idebenone, un derivato dal coenzima Q10 con spiccata e comprovata attività antiradicalica a livello bio molecolare, che in associazione con vitamina E rappresenta un fattore sinergico unico e scientificamente documentato, con elevata attivita’ anti radicali liberi, sia di formazione endogena che esogena.”
Quale altra caratteristica deve avere?
”Deve poter indurre la biosintesi proteica per stimolare la crescita ed il turn over dei fibrobrasti. Il retinolo tutt’ora rappresenta la vitamina base per lo stimolo dei fibroblasti cutanei”.

Niente altro? 

”Deve essere un prodotto emolliente e con specifica attivita’ decongestionante che favorisca il recupero della microcircolazione attenuando gli aspetti irritanti che potenzialmente derivano da agenti esterni. A tale proposito l’acido 18-b-glicirretico, di origine vegetale e naturale, svolge una specifica attivita’ calmante e decongestionante. Concludendo, una crema bio-rivitalizzante deve contenere ottimi principi attivi, efficacemente veicolati in strutture complesse di fosfolipidi. Un tale prodotto agisce meglio se usato costantemente sul viso, decoltè e su tutte le parti esposte all’aggressione di fattori ambientali esterni.” (Fabio Fantoni)