Cosa c’è da sapere ancora sulla melanina

Cosa rimane ancora da chiarire rispetto alla molecola che unanimente viene considerata il naturale strumento di protezione verso le radiazioni solari?  

Per parlare del colore della pelle umana partiamo dal cosiddetto Paradosso di Szabo. Esso postula che due persone, una con pelle scura e una con pelle chiara, possono avere la stessa quantità di melanociti, melanosomi e melanina, e ciò che realmente influisce sulla colorazione è solo la loro diversa disposizione spaziale. Questa affermazione apre le porte a due grandi sviluppi della ricerca: nel primo si prova a capire cosa, oltre alla presenza della melanina, sia responsabile del colore della pelle, nel secondo si cercano le risposte ai tanti quesiti ancora irrisolti rispetto ai processi di pigmentazione costitutiva e di pigmentazione facoltativa. È ormai certo che il colore della pelle umana, ovvero il processo della melanogenesi, sia determinato da tre fattori: genetico, ormonale e della luce solare. Fenotipicamente dipende da una particolare proteina, la recettrice della Melanocortina1, la quale regola la qualità della melanina prodotta sotto il controllo di due ormoni: ACTH (ormone adenocorticotropo) e αMSH (ormone Melanotropo). I precursori embrionali dei melanociti, i melanoblasti, attorno all’ottava settimana di vita gestazionale, migrano dalla cresta neuronale per entrare nell’epidermide come melanociti e attorno alla 24a settimana possono raggiungere una densità di 2000/mm2. Nell’adulto la loro densità varia per area corporea, ad esempio ne troviamo circa 800/mm2 nell’adome e 2300/mm2 nel torace. In genere non ci sono differenze nella distribuzione o densità di melanociti tra i differenti sessi e razze. I melanociti nella cute della popolazione nera producono però melanosomi più grandi e più ricchi di melanina che i melanociti di altri popoli, e questi melanosomi sono anche strutturati diversamente. Nei caucasici i melanosomi sono più piccoli (400 nm) e riuniti in gruppi all’interno dei cheratinociti, negli africani i melanosomi sono più grandi (800 nm), dispersi singolarmente nel citoplasma dei cheratinociti, non sono degradati e arrivano intatti allo strato corneo. I melanociti dei neri producono eumelanina nera compatta, quelli dei soggetti di origine europea producono eumelanina (più efficace nell’assorbire i raggi solari e a proteggere le cellule dagli UV e dai danni dovuti a radicali liberi) associata a una quota di feomelanina (meno efficace nel proteggere la pelle). A seconda di quale viene prodotta di più, si sviluppano pigmentazioni diverse (persone con capelli rossi o biondi producono più feomelanina e tendono ad avere una carnagione più chiara). Si ritiene che sulla distribuzione della melanina incida molto la latitudine a cui si vive.

AllWomenStalk-2012-4-18Gli abitanti delle regioni equatoriali hanno infatti la pelle più scura rispetto ai nordici, molto più pallidi a causa di un naturale processo di selezione evolutiva. Ai tropici una melanina elevata protegge la pelle dai danni delle radiazioni solari prevenendo la distruzione dei folati, estremamente importanti durante la gravidanza, ed evitando il rischio di alterazioni del tubo neurale come la spina bifida. I folati sono essenziali anche per la fertilità maschile, poiché partecipano al processo di spermatogenesi, che in carenza di tali vitamine rallenta, causando sterilità. In tal modo verrebbe compromessa la riproduzione della specie. Nei Paesi nordici, dove le radiazioni solari sono deboli, il colorito chiaro della pelle è fondamentale per garantire un’adeguata sintesi di vit. D fondamentale per l’assorbimento intestinale del calcio, quindi per la salute dell’apparato scheletrico. Qui nascono i primi quesiti: perché gli abitanti delle zone artiche, come gli esquimesi, hanno la pelle scura? Perché le donne hanno in genere la pelle più chiara (del 3-4%) rispetto agli uomini? Perché fra gli anziani, in cui si registra una fisiologica perdita progressiva di melanociti e di melanina si assiste maggiormente a un aumento di discromie e macchie della pelle dovute ad accumuli circoscritti o diffusi della stessa melanina? Per ognuna di queste domande esistono delle possibili risposte, ma andiamo avanti parlando di pigmentazione volontaria, meglio nota come abbronzatura, e poi di pigmentazione patologica. Di norma i melanociti giacciono sulla membrana basale dell’epidermide, hanno un ciclo cellulare molto lento, che non appena la nostra pelle è esposta direttamente al sole viene stimolata come meccanismo di difesa contro i raggi solari che potrebbero determinare mutazioni del DNA. I raggi UV fanno aumentare la trascrizione del gene della proteina MITF (responsabile del regolatore della pigmentazione) e la proliferazione di altre proteine melanogenetiche quali MART1, TYR, TRP1 e DCT1 le quali aumentano la produzione di melanina. Resta però ignoto invece il meccanismo che decide la produzione di Eu o Feomelanina. L’esposizione al sole è anche causa di circa il 70% delle comuni macchie brune della pelle localizzate al viso, décolleté e mani, le quali possono essere dovute sia a un accresciuto numero dei melanociti sia della melanina prodotta, con un normale numero dei melanociti. Allora ecco altre domande: un aumento della pigmentazione più o meno permanente si verifica anche su aree soggette ad abrasioni o cicatrici quando esposte al sole, ma anche in zone molto protette come i capezzoli delle neo-mamme e nelle aree ano-genitali. Perché i melanociti tendono a migrare e a concentrarsi in queste zone? Perché nell’abbronzatura la pigmentazione è più nera, mentre sulle ferite è più rossiccia? Perché le macchie appaiono più pronunciate con il passare degli anni a causa dell’ invecchiamento dell’epidermide? Perché, solo in alcuni soggetti predisposti, ormoni estrogeni, disfunzioni di natura metabolica, l’assunzione di farmaci fotosensibilizzanti o fototossici, l’applicazione di cosmetici, profumi o cerette, generano iperpigmentazioni? Se l’esposizione al sole non è l’unico fattore che porta alla sintesi della melanina disfunzionale, resta da chiarire come l’ispessimento del corneo e la perdita d’idratazione alterino in eccesso la produzione e la concentrazione di melanina nella cute anziana. Per adesso ci sono diverse ipotesi per ognuno dei quesiti ma risposte scientifiche verranno solo dalle tante ricerche in corso. (L.Z.)