L’ironia e la necessaria leggerezza con cui si può affrontare il tema della cellulite non cancellano il disagio ne possono negare questa patologia
Qualche anno fa la scrittrice Martina Semenzato, con l’aiuto delle illustrazioni della giovane graphic designer veneta Marta Battocchio, ha pubblicato un libro il cui titolo suonava come un grido liberatorio: I love cellulite! A differenza di tanti altri, il volume non contiene consigli utili su come eliminarla per sempre, ma vuole aiutare le altre donne a superare impossibili e discriminanti modelli estetici e i luoghi comuni creati dalla pubblicità. L’obiettivo dell’autrice era parlare di quello che viene considerato il più diffuso inestetismo femminile – ne è colpito circa l’80% delle donne – con leggerezza e ironia, ricorrendo anche a citazioni e aforismi presi dai più insospettabili fonti, in un percorso di riscoperta della femminilità e delle fragilità, piccole e grandi, che caratterizzano le donne nella nostra attuale società. Convivere con la cellulite non è quindi visto solo come un problema fisico ma soprattutto culturale, un fenomeno sociale che affligge tante ragazze fin dall’adolescenza e che, più che sulle cosce e sul sedere, si stabilisce nella loro testa e non se ne va più, neanche con le migliori creme, le tisane e le tecnologie più efficaci. La realtà, però, è che nostante qualsiasi retorica buonista, garbo e ironia a parte, la cellulite va considerata a tutti gli effetti una vera patologia che interessa il pannicolo adiposo sottocutaneo, ricco di cellule lipidiche, scientificamente nota come Pannicolopatia Edemato Fibro Sclerotica (PEFS). Chi vive la cellulite come un difetto devastante, lo sente come un problema, ai limiti di un’invalidità estetica permanente, che gli occhi e il giudizio degli altri ricordano costantemente, al mare, in piscina e ogniqualvolta si esponga pubblicamente il proprio corpo. Negarlo vuol dire ignorare la sofferenza che, a partire dalla pubertà, a seguito dell’azione ormonale, dell’aumento del volume delle cellule adipose, e all’accumulo di liquidi in eccesso negli spazi intercellulari, provoca in ogni donna la comparsa dell’inestetica e, apparentemente, inoffensiva “buccia d’arancia” . Sostenere che l’ansia da cellulite sia solo il risultato di un marketing che impone stereotipici estetici inarrivabili, è antiscientifico perché non tiene conto dell’insieme di alterazioni a livello del tessuto connettivo e di quello adiposo, dello stato infiammatorio che attraversa diversi stadi, da quello principalmente edematoso a quello fibrosclerotico, con fenomeni di organizzazione fibrotica dei tessuti interessati. Diversi studi, infatti, hanno dimostrato la genesi multifattoriale della cellulite, identificando tra le diverse cause le alterazioni del microcircolo, l’azione degli estrogeni sul tessuto adiposo, lo stress ossidativo fino alla componente genetica. Il tutto testimoniato e dimostrato da un’ampia letteratura medica sul tema, che va ben oltre la pubblicità dei prodotti anticellulite. Altrettanto importante è il discorso sui rimedi (utilità, costi, modi d’uso) proposti nell’ambito della medicina e chirurgia estetica, e le possibili terapie per contrastare efficacemente la cellulite. Nei casi in cui non sia indicato il trattamento chirurgico, i metodi semi o non invasivi da poter considerare sono diversi, alcuni dei quali prevedono l’utilizzo di macchinari o la somministrazione localizzata di sostanze che vanno ad agire sui meccanismi responsabili della cellulite. Variabili, ma allo stesso tempo, innegabili sono infatti i risultati possibili con la cavitazione, gli ultrasuoni, la radiofrequenza, l’elettrolipolisi, la crioscultura, la laser terapia, l’ozono terapia, la pressoterapia, il linfodrenaggio, la mesoterapia e la carbossiterapia. Quest’ultima, in particolare, serve a riequilibrare la microcircolazione quando la stessa è alterata, interferendo principalmente con i fattori che regolano a breve termine il flusso ematico tessutale locale che favorisce inoltre la lipolisi, in quanto con un maggiore apporto di ossigeno vengono favoriti i processi ossidativi degli acidi grassi. La liposcultura ultrasonica esterna, detta anche cavitazione, è invece una tecnica impiegata per la riduzione non chirurgica delle aree di accumulo di grasso attraverso l’utilizzo di ultrasuoni a bassa frequenza (40-200 Khz). Queste onde sonore hanno una frequenza superiore a quelle mediamente udibili dall’orecchio umano. L’applicazione degli ultrasuoni a bassa frequenza nel campo della medicina estetica si basa sulle proprietà termiche, meccaniche, biologiche, biochimiche e di cavitazione che hanno le onde sonore sul tessuto adiposo. Esse, penetrando nei tessuti, cedono parte della loro energia sotto forma di calore. L’innalzamento della temperatura locale determina un aumento della microcircolazione e un aumento di volume delle cellule adipose (effetto termico). Le variazioni di pressione prodotte determinano alterazioni a livello della membrana cellulare, alterandone la permeabilità e liberando così i lipidi contenuti all’interno della cellula (effetto biologico e biochimico). L’utilizzo di ultrasuoni transdermici è di fatto sicuro, efficace, non invasivo e indolore. Ben conosciuti sono anche i risultati ottenibili con la mesoterapia che, come è noto, consiste nell’iniezione intradermica di farmaci tramite sottilissimi aghi, di circa 4-6 mm. Numerosi studi hanno dimostrato che la somministrazione intradermica è molto più vantaggiosa rispetto a quella sistemica: infatti, mentre quest’ultima necessita del raggiungimento di una concentrazione plasmatica minima che garantisca l’effetto terapeutico, attraverso la mesoterapia l’iniezione permette non solo di raggiungere i distretti con una dose inferiore, ma anche di ridurre i tempi d’attesa per far sì che il farmaco espleti la propria attività. I farmaci utilizzati variano in base al tipo di patologia che si desidera trattare e nel caso della cellulite a seconda dello stadio in cui si presenta. Si possono utilizzare sostanze ad azione antiedemigena, capillaro-protettiva, sostanze ad azione lipolitica, oppure prodotti che esplichino una azione principalmente tonificante ed elasticizzante sulla cute. Non occorre anestesia, il trattamento è indolore e nelle zone trattate si iniettano piccole quantità di prodotto sottoforma di pomfi in modo da avere un rilascio lento nel tempo e un’azione più prolungata nei tessuti. Un limite al trattamento è che di norma sono necessarie più sedute, dalle 7 alle 12 con cadenza settimanale. Un impegno che può dare importanti risultati. In sintesi, parlando di cellulite c’è bisogno di cure, buon senso e di saggezza, meglio se condite di quell’autoironia che spesso serve a sminuire la sensazione di essere le sole ad affrontare un certo problema. Il potere delle parole, sicuramente non consiste nel far sparire un difetto fisico ma a spostare il punto di vista, trasformandolo in un problema condiviso e quindi non più esclusivo, drammatico segno di una propria sfortuna spesso a origine familiare. In questo può aiutare quanto ha scritto l’attrice comica Geppi Cucciari: “La cellulite è una terra di nessuno dove non esiste sincerità: se ne parli con una che ne ha più di te, ti dice che non è nulla di grave ma sotto sotto è felice di non essere la sola. Se lo fai con una che ne ha meno lei ti conforta, ma in realtà si compiace di averne meno. Perché le donne parlano di cellulite come gli uomini di calcio: spesso, e per luoghi comuni. Come il calcio divide gli uomini, la cellulite divide le donne. Noi donne vediamo la cellulite come qualcosa che ci è capitato ma per la quale non abbiamo nessuna colpa. La detestiamo ma ci dobbiamo convivere, l’unico sollievo è sapere che anche le nostre amiche ne sono provviste.” E ancor di più può servire a riflettere un pensiero sulla cellulite nato dalla mente di Skye Townsend, attrice e cantante americana: “ci dimentichiamo che le smagliature, la cellulite e un pò di grasso sulla pancia sono naturali. Ci dimentichiamo che siamo esseri umani e fisicamente non possiamo essere perfetti. Ci dimentichiamo che Dio non ci ha fatto in plastica e silicone.“