di Danilo Panicali
Nasce l’AICPE un’Associazione che raccoglie solo Chirurghi Plastici Estetici e lancia la propria proposta a favore della disciplina
Dal 24 al 27 maggio a Salo’ si è svolto il primo Convegno dell’Associazione Italiana Chirurghi Plastici Estetici (AICPE), tenutosi in concomitanza con il 7° Corso Internazionale di Villa Bella. Nata nel settembre del 2011 l’Associazione è stata creata per analogia con quanto esiste in molte altre Nazioni europee ed extraeuropee (Portogallo, Spagna, Francia, Germania, Austria, Gran Bretagna, Svizzera, Olanda, e Stati Uniti, Argentina, Australia, Giappone, etc.). Chi si occupa di chirurgia plastica estetica pur convivendo e operando fianco a fianco con chi esercita essenzialmente nel campo della chirurgia plastica ricostruttiva, ha di fatto interessi e aspirazioni diversi. Giustificata quindi l‘esistenza di più associazioni professionali che rispondano ognuna per il proprio settore e soprattutto si adoperino per soddisfare le diverse esigenze dei propri iscritti e dei propri pazienti. È innegabile, infatti, che coloro i quali praticano la libera professione e contano esclusivamente sulla chirurgia estetica per sostenersi, così come i tanti ospedalieri e universitari che esercitano con passione questa disciplina, abbiano delle esigenze specifiche che i colleghi che invece dedicano la loro piena attivita’ alla parte più propriamente ricostruttiva della chirurgia plastica non hanno. Ma quali sono gli scopi della nuova Associazione? Nello statuto costitutivo, si legge che i fini per i quali l’AICPE è stata fondata sono: la promozione della formazione e la pratica in chirurgia plastica estetica, al fine di favorire uno scambio di conoscenze tra i chirurghi qualificati per l’avanzamento della chirurgia plastica estetica; sostenere e difendere la chirurgia plastica estetica affinchè resti una disciplina riconosciuta e rispettata; sviluppare e incoraggiare tra i membri la pratica di standard elevati nella condotta personale, professionale ed etica; stabilire rapporti duraturi e continuativi con l’associazione nazionale di chirurgia plastica ricostruttiva (SICPRE) e con le associazioni internazionali di chirurgia plastica estetica; promuovere la migliore comprensione della chirurgia plastica estetica tra i medici e in particolare i colleghi di medicina generale; diffondere ai membri dell’associazione tutte le più recenti informazioni sulla professione medica e i risultati delle più attuali ricerche scientifiche; e infine ma non ultimo, mettere a disposizione reali informazioni a tutti coloro che desiderano ottenerne sulla chirurgia plastica estetica. L’incontro di Salo’ si è rivelato un successo anche grazie alla validita’ delle tematiche affrontate. Impossibile citarle tutte quindi ci soffermeremo su uno di quelli che ha maggiormente attirato l’interesse della stampa specializzata: la tavola rotonda che ha aperto di fatto i lavori, ”Donne ed estetica: quanto conta la taglia del reggiseno?”, cui hanno preso parte la psicologa e sessuologa, presidente ASPRI (Associazione Italiana Sessuologia e Psicologia Relazionale) Francesca Romana Tiberi, la chirurga plastica Egle Muti ideatrice di particolari tecniche per correggere gravi difetti congeniti delle mammelle; la trans Daniela Pompili rappresentante del Movimento Identita’ Transessuale e la soubrette Carmen Russo. Un dibattito che superando le perplessita’ del caso ha saputo affrontare senza tabu’ e falsi moralismi ma anzi con piglio accademico, le diverse implicazioni a livello psicologico, fisico e sociale della mastoplastica estetica. Dalla discussione è emerso che se l’aumento del seno è l’intervento estetico maggiormente richiesto e praticato in Italia non sempre un seno più abbondante va bene per tutte. Perché come ha ricordato la Dr.ssa Tiberi ”una mammella che allatta o ha allattato può risultare anche solo per questo seducente e le donne dovrebbero esserne consapevoli sentendosi in questo realizzatè’. Naturalmente durante il dibattito si è parlato anche di sicurezza dell’intervento chirurgico e di come questo vada di pari passo con i costi che se troppo bassi nascondono probabilmente delle pecche di fondo, come la poca affidabilita’ dei materiali utilizzati o di procedure non a norma. Col tempo valuteremo se gli obiettivi e gli scopi statutari saranno stati raggiunti, ma per il momento si parla già del secondo Convegno Nazionale dell’Associazione.