La fantasia popolare li ha chiamati nei modi più disparati, usando metafore che ricordano elementi naturalistici. A seconda delle zone, sono conosciuti come creste di gallo, lesione a cavolfiore, porro acuminato o venereo, verruca genitale. In realtà si tratta di una infezione delle cellule della mucosa genitale da parte del virus del papilloma umano (HPV). Finora sono stati identificati oltre 50 subtipi dell’HPV, e sembrerebbe che alcuni di essi siano direttamente responsabili di alcune lesioni cliniche. Così le forme genitali sarebbero dovute ai tipi 6, 11, 16 e 18, mentre il tipo 2 causerebbe la comune verruca delle mani, ed i tipi 1 e 4 le verruche plantari dei piedi.Sono tutte forme molto comuni e benigne, ma che differiscono fra loro non solo per l’agente infettante e la localizzazione, ma anche per la via di propagazione, la profilassi, la terapia e l’evoluzione.
Nel 1954 T.J. Barrett, sulla rivista J.A.M.A., definì i condilomi acuminati come una malattia venerea, perché si contraggono attraverso i rapporti sessuali. Anche se classicamente è considerata una delle malattie a trasmissione sessuale “minori”, il numero dei casi che giunge alla osservazione degli specialisti è aumentato costantemente nel corso degli ultimi anni. Soltanto negli Stati Uniti si stima che annualmente si verifichino almeno un milione di nuovi casi, e che circa il 75% dei partners che hanno avuto contatti sessuali con persone malate va incontro alla fase clinica della malattia. Il periodo di incubazione è di circa 1-2 mesi, con casi limite sino a 9 mesi. Le sedi in cui vengono riscontrati con maggiore frequenza sono le cosiddette aree umide e calde: l’orificio urinario esterno, il solco balano-prepuziale, la fossa navicolare nell’uomo, e la regione perianale, la bocca e la gola negli omosessuali; la vulva, la vagina ed il perineo nella donna. Con minore frequenza è possibile trovarli nell’uretra, a livello della cervice dell’utero e nel retto. Nella maggior parte dei casi la diagnosi si basa sulla osservazione clinica e sull’anamnesi del paziente.L’epidermide è ispessita ed ipercheratosica. E’ di grande importanza un accurato esame clinico per evidenziare la concomitanza di altre malattie a trasmissione sessuale ( STD) come la gonorrea, la tricomoniasi, la clamidia, la sifilide. Nell’uomo i condilomi possono essere dolorosi, ed appaiono di norma sul pene, come piccole escrescenze isolate o raccolte, confluendo fra loro nel caratteristico aspetto a cavolfiore. L’aspetto talvolta può somigliare a quello delle lesioni da herpes ma la diagnosi differenziale va fatta principalmente con i condilomi piatti della sifilide (vantaggioso l’utilizzo delle prove sierologiche), le lesioni del mollusco contagioso e del granuloma inguinale, i carcinomi del pene e della cervice, per cui va effettuata eventuale biopsia. E’ utile, per il completamento delle indagini nel caso ci siano sospetti di una estensione della malattia all’uretra o al retto, provvedere ad una uretroscopia o ad una rettoscopia e, nella donna, ad una colcoscopia. Ricercatori della Duke University hanno, infatti, scoperto che circa il 10% delle donne con condilomatosi vulvare presenta anche una localizzazione a livello della cervice e che, se non trattato, in queste pazienti il virus può provocare una displasia precancerosa anche dopo 5-30 giorni dall’infezione. Un forte legame è stato anche evidenziato fra due particolari subtipi del papilloma ed il tumore del pene. Pazienti o individui immunodepressi, come per esempio coloro i quali sono stati sottoposti ad un trapianto renale, sono particolarmente suscettibili a questo tipo di infezioni virali. Ci possono essere seri problemi nel caso di una insorgenza durante la gravidanza; infatti, si può determinare un aumento del numero e della grandezza delle lesioni e si può verificare una trasmissione virale al neonato. Esistono varie metodiche di trattamento dei condilomi acuminati, come l’impiego di sostanze chimiche ad azione caustica: la più indicata è la podofillina al 15-25 %, che va però evitata durante la gravidanza perché teratogenica. Le escrescenze possono inoltre essere trattate con più sedute di crioterapia, la diatermocoagulazione, l’asportazione chirurgica o la laserterapia. Per le forme recidivanti è suggerita una immunoterapia con interferone, ma bisogna stare attenti ad eventuali effetti sistemici collaterali .
Per finire, una regola generale: è bene che il partner della persona malata sia sottoposto ad una visita medica di controllo .