Come si può capire chi mente?

IGOR
del dott. Igor Vitale, Dott. in psicologia del lavo

Si mente continuamente, in ogni ambito sociale, anche di fronte al proprio medico: com’è possibile accorgersi se qualcuno non è sincero con noi?

Uno dei problemi ricorrenti della vita quotidiana è il costante confronto con persone che tendono a mascherare la verità attraverso il ricorso a bugie e mezze verità. Ciò accade in ogni contesto sociale, e anche i medici, nello svolgimento della propria professione, sviluppano una particolare capacità a scoprire quando è il paziente a mentire, consapevolmente o inconsapevolmente, sulla sintomatologia di cui è affetto. Per esperienza, si sa, che questo avviene perché spesso la paura della malattia può spingere l’individuo ad accentuare determinate sensazioni o, viceversa, a ometterne alcune. Come è evidente ciò può creare grande difficoltà al medico curante che deve emettere una diagnosi senza essere a conoscenza di tutti i particolari necessari per effettuarla correttamente. Ma che cos’è la bugia e perché si prova la necessità di mentire? Lo abbiamo chiesto a un esperto di riconoscimento e interpretazione del linguaggio del corpo: Igor Vitale.

La  menzogna è spesso definita come una dichiarazione contraria a ciò che viene fatto, sentito, visto: è una sorta di alterazione del vero. Secondo gli studi sul linguaggio del corpo, l’analisi attenta della comunicazione non verbale permette di discriminare se il nostro interlocutore dice la verità oppure mente. Tutti noi durante la giornata mentiamo più volte, sia agli altri che a noi stessi. La menzogna ha principalmente due ruoli, può essere utilizzata per ingannare l’altro, danneggiarlo, oppure può essere utilizzata per salvaguardare la propria autostima (affermo il falso perché la verità sarebbe troppo dolorosa). Molto spesso le persone non affermano ciò che realmente credono per proiettare una immagine positiva di sé. Secondo alcune ricerche, chi mente è molto attento a costruire la bugia nei suoi contenuti verbali. L’impegno cognitivo è notevole, chi mente è molto attento a costruire una storia, a renderla credibile, a memorizzarla per poter essere congruente in momenti successivi. Per questo motivo, tralascia tutta una serie di aspetti legati alla comunicazione non verbale, che possono mostrarci una incongruenza. Chi ha una preparazione avanzata nell’analisi del linguaggio del corpo, può raccogliere indizi di falso tramite una serie di segnali, statisticamente associati alla menzogna: i segnali di tensione, ovvero i segnali di scarico della tensione emotiva che si manifestano quando la persona sta parlando di un argomento ansiogeno, oppure quando mente; segnali di asincronia: segnali di carico cognitivo molto comuni in chi mente, in cui la gestualità segue un ritmo diverso da quello delle parole; segnali di incongruenza: segnali del corpo incongruenti al contenuto verbale espresso dal nostro interlocutore che è possibile identificare in maniera attendibile solamente con strumenti di osservazione standardizzati come il Facial Action Coding System; forme lessicali involute: ovvero forme linguistiche statisticamente associate alla menzogna.

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Il Facial Action Coding System (F.A.C.S.) è un sistema di osservazione e classificazione di tutti i movimenti facciali visibili, anche quelli minimi, in riferimento alle loro componenti anatomofisiologiche che sono gli elementi costitutivi delle esibizioni facciali. Elaborato da Ekman e Friesen, tra i vari sistemi di analisi e misurazioni delle espressioni facciali è il più comprensivo, completo e versatile. In esso il volto è considerato come un sistema
di risposta multidimensionale, un multimessaggio, capace di flessibilità e specificità.

Quando una persona mente, è molto attiva dal punto di vista cognitivo, ma anche dal punto di vista emotivo, in quanto entra in gioco la paura di essere scoperti e/o il senso di colpa. Questo è manifestato dal linguaggio del corpo: pallore, rossore, dilatazione pupillare, segnali di autocontatto come grattamenti, la copertura della bocca, aumento dei segregati verbali sono solo alcuni dei segnali di tensione che il corpo lascia trasparire. Un aumento di questi segnali in una conversazione è un elemento che merita di essere approfondito. Perché la persona, nei confronti di un certo argomento di conversazione, mostra segnali di tensione? Una seconda grande categoria di segnali di menzogna sono i segnali di incongruenza. Questi ultimi si verificano ogni qual volta il significato delle parole e il linguaggio del corpo hanno significati opposti. Vediamo alcuni esempi di incongruenza, se una persona afferma “mi dispiace”, ma c’è una contrazione dello zigomatico maggiore (nella tecnica F.A.C.S. Unità d’Azione 12), abbiamo un segnale di incongruenza. Le parole affermano dispiacere, ma il volto ha delle contrazioni muscolari associate alla felicità. Se una persona afferma “sono certo che questo metodo funzionerà”, ma contrae il mento e il depressore del labbro (nella tecnica F.A.C.S, Unità d’Azione 15+17), ci sta mostrando un segnale di incongruenza: le sue parole esprimono una certezza, il suo volto esprime perplessità. Un altro aspetto da tenere d’occhio è il timing, ossia il tempo che le persone impiegano nel comunicare. Tendenzialmente quando una persona mente, impiega più tempo a rispondere alle domande, in quanto deve costruire una risposta dal nulla, processo cognitivo più impegnativo dell’accesso alla memoria a lungo termine. Inoltre, gli errori di timing sono indizi di falso quando la gestualità che normalmente accompagna le parole perde il sincrono e va fuori tempo rispetto alle parole. Altro sintomo della bugia sono le forme lessicali involute: forme linguistiche statisticamente associate alla dichiarazione di falso. Esempi di queste sono l’aumento della formalità, le barriere verbali e tutti quegli espedienti verbali che consentono a chi mente di occupare il suo turno di conversazione con informazioni inutili o prive di contenuto. Tuttavia, va detto, che nonostante tutti questi indizi ciò che proviene dai messaggi del corpo può solamente farci sospettare che il nostro interlocutore menta. La loro conoscenza però, insieme a una preparazione specifica nelle tecniche di codifica e decodifica del linguaggio del corpo, può aiutare il medico ad usarle come base per formulare domande di approfondimento di ciò che il nostro interlocutore afferma.